Marzo 1936: una tormenta di polvere si profila all'orizzonte del Texas Panhandle, a nord dello stato
Foto: CordonPress / Arthur Rothstein
All'inizio del XX secolo le Grandi pianure videro una diminuzione dell'erba che un tempo aveva alimentato le ormai scomparse mandrie di bisonti e più tardi gli allevamenti di bovini, la cui carne stava calando di prezzo. I contadini decisero di sfruttare le loro terre con la coltivazione intensiva del grano, attratti dal suo crescente valore di mercato (soprattutto a causa della richiesta da parte dei contendenti della Grande guerra) e dall'inedita abbondanza di piogge che negli anni venti si registrarono in quelle terre semi-aride. Ma tra il 1930 e il 1940 ci fu un una lunga serie di periodi di siccità. Il terriccio inaridito, ormai privo delle radici dell'erba che trattengono il suolo e l'umidità, si trasformò in polvere e questa fu trasportata dai forti venti primaverili della regione, dando luogo alle black blizzard, tempeste nere che si susseguirono con frequenza sempre maggiore: se nel 1932 furono quattordici, nel 1933 se ne contarono trentotto.
La polvere si abbatte su Lamar, Colorado, nel 1934. Questa località fu una delle più colpite dal Dust Bowl
Foto: CordonPress
Maggio 1937: una densa nube di polvere inizia a coprire il villaggio agricolo di Elkhart, Kansas
Foto: CordonPress
Nubi letali
L'11 novembre 1933 un'enorme tormenta di polvere, che anticipava le terribili "tempeste nere" che sarebbero giunte più tardi, coprì il Dakota del Sud e in un solo giorno privò diverse fattorie del loro manto erboso. Il cielo rimase buio fino alla metà del giorno dopo. Il 9 maggio 1934 dei venti poderosi spazzarono le Grandi pianure del nord in Montana e Wyoming, devastarono il Dakota del Nord e del Sud, aspirarono migliaia di tonnellate di terra e avanzarono implacabili verso est. A mezzogiorno del 10 maggio il cielo sopra la città di Buffalo, a seicento chilometri da New York, si oscurò. All'alba del giorno seguente, ingenti quantità di polvere caddero sulle città di New York, Boston e Washington. Tra il 1932 e il 1939 si registrarono 345 grandi tormente di polvere, che colpirono Kansas, Oklahoma, Colorado, Nebraska, New Mexico, Texas, Dakota del Nord e del Sud.
Tra il 1932 e il 1939 si registrarono 345 grandi tormente di polvere
Un uomo e i suoi figli corrono a rifugiarsi da una tormenta di polvere nella contea di Cimarron, Oklahoma
Foto: CordonPress / Arthur Rothstein
La domenica nera
Il 14 aprile 1935 sarebbe stato ricordato come il Black Sunday, la domenica nera. Quel tetro giorno si scatenò la più grande tempesta di polvere mai apparsa sulle Grandi pianure statunitensi dall'inizio della siccità, cinque anni prima. Il vento trasportò un volume di terra pari al doppio di quella scavata per creare il canale di Panama: ma mentre gli scavi per il canale avevano richiesto sette anni, la tormenta durò una sola sera, durante la quale più di 300mila tonnellate del manto erboso che copriva i vasti altipiani furono scagliate in aria. In una sola notte le enormi masse di polvere sommersero grandi aree dell'Oklahoma, del New Mexico, di Kansas, Texas e Colorado. La gente si perdeva nell'oscurità, e se due persone si toccavano rischiavano di essere attraversate dall'elettricità statica che pervadeva l'aria.
La gigantesca e catastrofica tormenta di polvere del 14 aprile 1935 incombe su Spearman, Texas
Foto: Cordon Press
L'origine del nome Dust Bowl
La tormenta del 14 aprile 1934 bloccò il reporter Robert E. Geiger, di Associated Press, e il fotografo Harry G. Eisenhard a dieci chilometri da Boise City, in Oklahoma: dovettero aspettare due ore prima di poter arrivare in città. Una volta arrivati, Geiger ‒ che aveva già impiegato l'espressione dust belt, cintura della polvere, per riferirsi all'aera colpita dalle tempeste ‒ scrisse un articolo che apparve il giorno seguente sul Lubbock Evening Journal, della città texana di Lubbock, e che cominciava con queste parole: «Oggi gli abitanti della Conca della polvere del sudest sono stati colpiti da una nuova tempesta nera…». Da parte sua The Evening Star, di Washington, pubblicò un'altra cronaca di Geiger che iniziava così: «Due brevi parole, dolorosamente familiari alla lingua di un agricoltore dell'ovest, governano ogni cosa nella Conca di polvere del continente: se piove». Fu la prima volta che venne utilizzato il termine Dust Bowl, che Geinger aveva impiegato come penetrante metafora geografica e che passò poi a indicare il devastante fenomeno.
Una tormenta di polvere immerge nell'oscurità una fattoria del New Mexico nel 1935
Foto: CordonPress
La terra desolata
Sugli abitanti delle pianure si abbatté l'apocalisse. La polvere distruggeva i raccolti, danneggiava gli artefatti umani ‒ arrivando a scostare anche la vernice delle auto ‒ e provocava lesioni agli animali penetrando negli occhi, nello stomaco e nelle vie respiratorie. Anche gli esseri umani potevano ammalarsi, per esempio di polmonite o di febbre della valle, una patologia causata da un fungo presente nel terreno e disperso con le particelle in sospensione. Stormi di cavallette divoravano le piante. Il cibo scarseggiava e si diffondevano la malnutrizione e il rachitismo. Tutto era ricoperto da montagne di polvere: nel dicembre del 1935 fu stimato che nell'anno in corso si erano riversate sulle pianure del sud ben 850 milioni di tonnellate di terra.
La polvere ricopre quasi completamente una fattoria di maiali in Dakota del Sud
Foto: CordonPress
In fuga dalla catastrofe
La siccità e le tempeste di polvere, che si susseguirono con frequenza fino al 1936, significarono la morte per migliaia di famiglie già colpite dalla Grande depressione, la devastante crisi economica che era scoppiata nel 1929. Gli agricoltori non potevano pagare i mutui e i prestiti con cui avevano comprato i materiali agricoli nel decennio precedente; i braccianti persero il lavoro. Circa 2,5 milioni di persone furono costrette a trasferirsi, e più di 250mila abbandonarono le Grandi pianure. Molte di loro partirono alla volta di una California senza polvere, nella cui prospera agricoltura speravano di trovare lavoro come stagionali.
Una famiglia di agricoltori fuggita dal Dust Bowl ferma su una strada nella valle di San Joaquin, in California
Foto: CordonPress / Dorothea Lange
Una giovane madre e il suo bambino su un'auto ferma ai bordi di una strada di Tulelake, California, nel settembre 1939
Foto: CordonPress
I rifugiati del Dust Bowl
«Sono un rifugiato del Dust Bowl, / solo un rifugiato del Dust Bowl». Così inizia Dust Bowl Refugee, una delle canzoni più conosciute di Woody Guthrie, che fu costretto a lasciare il suo stato natale, l'Oklahoma, in cerca di un lavoro all'età di diciannove anni, prima di diventare un famoso cantante folk. Nel suo album Dust Bowl Ballads, registrato nel 1940, Guthrie avrebbe inserito questa canzone e l'altrettanto famosa Do Re Mi, un avvertimento ai migranti delle Grandi pianure sulle difficoltà che li attendevano in California. Il cantante era uno delle migliaia di okies, come venivano definiti questi migranti, venissero o meno dall'Oklahoma. Molti caricarono tutti i loro averi su automobili sgangherate e partirono alla ricerca di un futuro incerto nei campi della California di cui cantava Guthrie. Nel suo romanzo Furore, pubblicato nel 1939, lo scrittore statunitense John Steinbeck rappresentò magistralmente tramite l'esperienza dei Joad la straziante odissea di queste famiglie che si ritrovarono sulla strada.
Una bambina scalza stira i suoi pochi abiti in un accampamento di migranti vicino a Harlingen, Texas
Foto: CordonPress
Un giovane migrante con tutti i suoi averi seduto in un accampamento vicino a Harlingen, Texas
Foto: CordonPress / Russell Lee
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Speranze disilluse
Numerosi okies si diressero verso le valli californiane di Imperial e San Joaquin, ma il tipo di lavoro e di aziende agricole che vi trovarono erano diversi da quelli che conoscevano. Non c'erano le fattorie a loro familiari, ma vaste piantagioni di ortaggi, aranci, limoni, vigne, frutta secca e cotone, che richiedevano l'impiego di veri e propri eserciti di lavoratori stagionali. I disastrati del Dust Bowl scoprirono di dover competere con una manodopera messicana o asiatica che lavorava per salari più bassi, e che le loro aspettative d'impiego e di stipendio non erano che un sogno, come li aveva avvisati Woody Guthrie.
Una coppia di lavoratori stagionali in cerca di occupazione nella contea di Crittenden, Arkansas, 1936
Foto: CordonPress / Carl Mydans
La figlia di una famiglia emigrata per il Dust Bowl raccoglie fragole vicino a Ponchatoula, Luisiana
Foto: CordonPress
Nessun aiuto è sufficiente
Franklin Delano Roosevelt, che era diventato presidente degli Stati Uniti nel 1932, dovette far fronte alla Grande depressione, che con l'irruzione della siccità e delle tempeste di polvere nelle Grandi pianure assunse le dimensioni di un'acuta crisi sociale. Tra le numerose iniziative che la sua amministrazione adottò per combattere il crollo dell'economia (note nel loro complesso con il nome di New Deal), ce ne furono diverse volte a raddrizzare il settore agricolo. Una di queste fu la creazione, nel 1937, della Farm Security Administration, un organismo dedicato a reinsediare i contadini condannati all'indigenza, che vagavano alla ricerca di lavoro a giornata. I provvedimenti includevano la creazione di campi per ospitare i contadini in condizioni igieniche e sanitarie adeguate e l'assunzione di alcuni dei migliori fotografi del tempo, come Dorothea Lange o Arthur Rothstein, per testimoniare questa durissima realtà: molte delle loro foto divennero icone di quegli anni drammatici.
Stagionali neri e contadini bianchi impoveriti in fila per la distribuzione del salario vicino a Homestead, Florida
Foto: CordonPress
In attesa del dottore un'infermiera accudisce un lavoratore stagionale malato in un campo della Farm Security Administration (FSA) a Farmersville, California
Foto: CordonPress / Dorothea Lange
Una nube gialla sopra Washington
Gli esperti sapevano che la polvere che copriva le Grandi pianure non era solo il risultato della siccità, ma anche delle carenze tecniche di coltivazione e conservazione del suolo. Mercoledì 6 marzo 1935, poche settimane prima del Black Sunday, verso mezzogiorno comparve su Washington una nebbiolina gialla; il servizio meteorologico disse che i piloti della base aerea di Bolling, a cinque chilometri dal Campidoglio, avevano comunicato la presenza di una densa polvere a 2.400 metri di altezza sopra l'aerodromo. Proprio al Campidoglio lo scienziato del suolo Hugh Hammond Bennett ‒ uno dei consiglieri del presidente Roosevelt ‒ stava partecipando al dibattito di una commissione del senato sulla necessità di migliorare le tecniche di conservazione del suolo. La gigantesca nube di polvere che passò sopra Washington per andare a depositarsi da qualche parte nell'Atlantico fu un argomento rilevante per la difesa delle sue proposte e il Congresso approvò una legge per la conservazione del suolo prima della fine dell'anno.
Terreno agricolo dopo il passaggio di una tormenta di polvere nella contea di Cimarron, Oklahoma, nell'aprile 1936
Foto: CordonPress / Arthur Rothstein
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