Dentro le piramidi. L'evoluzione di un simbolo

Le piramidi egizie hanno affascinato per secoli viaggiatori ed esploratori, che sono penetrati al loro interno per svelarne i segreti. Oggi, grazie alla tecnologia, gli archeologi sanno molte più cose su questi antichi monumenti di pietra

L’ampio corridoio di circa 47 m di lunghezza e più di otto di altezza all’interno della grande piramide di Cheope

L’ampio corridoio di circa 47 m di lunghezza e più di otto di altezza all’interno della grande piramide di Cheope

Foto: Jochen Schlenker/Age Fotostock

Nell’immaginario popolare, le piramidi sono edifici labirintici e pieni di trappole. Non è chiaro quale sia l’origine di questa immagine, che si è consolidata senz’altro anche grazie al cinema di Hollywood e ai videogiochi di Lara Croft. In ogni caso la realtà è molto più prosaica della fantasia: le grandi piramidi egizie hanno poche cavità al loro interno, nessuna delle quali contiene trappole per ladri. Nemmeno nelle tombe della Valle dei Re, costruite durante il Nuovo regno, ci sono meccanismi per dissuadere i predoni: giusto qualche pozzo poco profondo per prevenire possibili allagamenti.

L’interno delle piramidi dell’Antico regno, a eccezione di quella di Cheope, è costituito da elementi relativamente semplici, per quanto complessi da interpretare

In effetti durante la sesta dinastia la pianta delle piramidi si standardizzò. Per proteggere le proprie mummie, i faraoni preferirono affidarsi al potere sacro della regalità piuttosto che a complicati meccanismi di sicurezza. Il massimo che si utilizzava per scoraggiare i saccheggiatori erano dei blocchi di granito lungo il percorso. Le piramidi non hanno cavità interne; le camere sono quasi sempre sotterranee o costruite a livello della base, e solo il corridoio d’ingresso attraversa il corpo dell’edificio. Considerato che si tratta di costruzioni di dimensioni imponenti, questo schema facilitava il lavoro degli architetti del faraone e preveniva possibili crolli. L’unica eccezione a questa regola è la grande piramide di Cheope.

La costruzione della piramide di Meidum a gradoni fu conclusa da Snefru, faraone della IV dinastia

La costruzione della piramide di Meidum a gradoni fu conclusa da Snefru, faraone della IV dinastia

Foto: Arthus-Bertrand/Getty Images

Piramidi a gradoni

Il principale elemento interno della piramide di Djoser a Saqqara, considerata la più antica d’Egitto ed edificata dal saggio Imhotep durante la III dinastia, è costituito da un enorme pozzo. Sul fondo è situata la camera funeraria, composta di blocchi di granito simili a mattoncini di un gioco di costruzione. Dai lati nord, ovest e sud partono dei corridoi che conducono ad alcuni magazzini, dove venivano conservati dei vasi di pietra. Le uniche due camere della piramide sono incompiute e adornate con pannelli di pietra calcarea, lastre di maiolica turchese e tre stele che rappresentano il faraone durante la festa Heb Sed – una cerimonia per celebrare la rinascita della forza regale. Si accedeva al pozzo tramite una galleria scavata davanti al lato nord della struttura, che permetteva all’anima del faraone di raggiungere gli astri circumpolari, ovvero quelli sempre visibili perché non tramontano mai nel cielo notturno. Vicino all’angolo est della piramide si trovava il serdab – una piccola cella destinata ad accogliere il ka (l’essenza vitale) del defunto.

Al suo interno era situata una statua di Djoser con gli occhi puntati in direzione di due fori sulla parete, che permettevano al sovrano di guardare le stelle imperiture cui sarebbe asceso

Imhotep progettò anche la piramide di Sekhemkhet, il successore di Djoser, anche se non la completò. Il monumento è circondato su tre lati da alcuni magazzini sotterranei disposti lungo un corridoio a forma di U. I cunicoli non terminati attorno alla camera funeraria probabilmente ospitavano delle stele simili a quelle della piramide di Djoser. Anche la tomba incompiuta di Khaba, successore di Sekhemkhet, presenta una struttura simile, ma ha un minor numero di magazzini. Questi ambienti, situati vicino alle mummie dei faraoni, forse rappresentavano un sostituto simbolico dei corpi dei servi, che durante la I dinastia venivano sacrificati e posti nei sepolcri reali per accompagnare i sovrani nell’aldilà.

Della piramide di Sekhemkhet, opera di Imhotep, è rimasto solo il corridoio discendente d’ingresso, visibile sulla sinistra

Della piramide di Sekhemkhet, opera di Imhotep, è rimasto solo il corridoio discendente d’ingresso, visibile sulla sinistra

Foto: Dea/Album

Verso la piramide perfetta

La struttura interna delle tombe monumentali subì un radicale cambiamento alla fine della III dinastia, con la piramide a gradoni di Meidum, attribuita al faraone Huni e conclusa dal figlio Snefru. Sul lato nord, a una certa altezza dal suolo, è situato l’ingresso, da cui parte un corridoio che conduce alla camera funeraria. Questa non è più situata decine di metri sotto la struttura della piramide, ma a livello del terreno. I magazzini scompaiono completamente, forse sostituiti dalle due piccole stanze che precedono la cripta. Questo schema a tre camere si ripeterà nelle piramidi successive. A Meidum compaiono per la prima volta tutti gli elementi che, a partire da allora, caratterizzeranno i complessi piramidali: tempio basso o a valle (un approdo sul Nilo dove veniva accolto il corpo del defunto), via d’accesso, tempio alto (dove si svolgeva il culto del sovrano deceduto), piramide sussidiaria (la cui funzione non è molto chiara) e piramide principale (dove veniva deposta la mummia del faraone perché potesse raggiungere gli astri circumpolari).

L’entrata della piramide di Meidum è uno stretto cunicolo discendente di 58 m di lunghezza

L’entrata della piramide di Meidum è uno stretto cunicolo discendente di 58 m di lunghezza

Foto: Jim Henderson/Alamy/ACI

Snefru fece costruire anche altri due monumenti sepolcrali, entrambi a Dahshur. Il primo è la piramide romboidale, così chiamata perché presenta una variazione della pendenza delle facce circa a metà altezza. Ha la particolarità di avere due camere funerarie – una al di sopra del livello del terreno e una sotterranea – con due entrate indipendenti, poste rispettivamente sul lato nord e sul lato ovest. È molto probabile che le due camere fossero relazionate alla doppia inclinazione delle facce e simboleggiassero la duplice natura del Paese, suddiviso in Alto e Basso Egitto. L’altro edificio è la piramide rossa, la prima a essere concepita sin dall’inizio con le facce lisce. Contiene tre stanze collegate tra loro: due sono a livello del terreno mentre la terza è rialzata, quasi ad anticipare la peculiare struttura interna della piramide di Cheope, figlio e successore di Snefru, che sarebbe stata costruita subito dopo.

La piramide rossa di Snefru, è il primo esemplare a facce lisce eretto in Egitto. Misura 220 metri di lato e 105 metri di altezza

La piramide rossa di Snefru, è il primo esemplare a facce lisce eretto in Egitto. Misura 220 metri di lato e 105 metri di altezza

Foto: Design Pics/Deddeda/Getty Images

La meraviglia di Cheope

È la più grande delle piramidi egizie e rappresenta un’evoluzione rispetto al modello precedente. Le tre camere scoperte nella piramide di Cheope non sono più situate in prossimità della superficie, come avveniva in precedenza. Una, apparentemente incompiuta, è collocata a 30 metri di profondità; un’altra, sormontata da un tetto a due falde, si trova a una ventina di metri di altezza; infine la camera funeraria – che ha un tetto piano ed è preceduta da un ampio corridoio, la cosiddetta grande galleria – è posta a una quarantina di metri di altezza. Il nome della piramide, “l’orizzonte di Cheope”, lascia forse intravedere la ragione di questa modifica della posizione delle camere. Probabilmente gli architetti del faraone volevano assimilare Cheope al raggio solare (che è simboleggiato sia dalle piramidi a facce lisce sia dagli obelischi), il che potrebbe pure indicare che Cheope fu deificato in vita.

Vista aerea della piana di Giza con le tre grandi piramidi: di Cheope, di Chefren e di Micerino

Vista aerea della piana di Giza con le tre grandi piramidi: di Cheope, di Chefren e di Micerino

Foto: Kenneth Garrett/Getty Images

Piramidi minori

Questa distribuzione delle stanze rimase unica. Djedefra, figlio e successore di Cheope, fece costruire la sua camera funeraria una quindicina di metri al di sotto della sua piramide (che fu smantellata in epoca romana). Il fratellastro Chefren scelse la classica posizione a livello del terreno. All’interno della piramide di Micerino, figlio di Chefren, compaiono invece alcuni elementi che poi ritorneranno nelle successive piramidi dell’Antico regno: oltre all’anticamera e alla camera funeraria (poste ad altezza diversa e separate da sei magazzini), lungo il corridoio d’accesso si trovano un’altra stanza e tre grandi blocchi di granito che ostacolano il passaggio. Questi elementi ritornano a Mastabat el-Fara’un – il complesso funerario di Shepseskaf, ultimo sovrano della IV dinastia – e diventeranno ricorrenti a partire dalla fine della V dinastia.

Da quel momento in poi la struttura interna delle piramidi, decorata con formule funerarie (i Testi delle piramidi), rimarrà sempre la stessa: un corridoio che conduce a una piccola stanza seguita da tre blocchi di granito; dopo di essi, il corridoio prosegue fino a un’anticamera che a ovest dà sulla camera funeraria e a est sui magazzini che formavano il serdab (l’unica stanza senza testi). E così la storia dell’evoluzione delle piramidi, iniziata a Saqqara con un pozzo e delle stanze scavate nella roccia, si concluse ancora a Saqqara alla fine dell’Antico regno, quando gli architetti reali stabilirono uno schema fisso per l’interno delle dimore eterne dei faraoni egizi.

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