La 'decimatio', il terribile castigo delle legioni romane

Concepita come una punizione crudele e spietata per i legionari che disertavano o fuggivano in combattimento, la 'decimatio' era usata raramente per punire le truppe. Alcuni generali però non esitarono ad applicarla duramente. Fu il caso di Marco Licinio Crasso, che se ne servì per castigare le truppe fuggite dopo aver perso la battaglia contro gli schiavi ribelli guidati da Spartaco


 

Il sole stava per sorgere su uno degli accampamenti che le legioni romane avevano eretto al riparo di una collina lungo il fiume Moenus, in Germania. Sotto il cielo coperto da dense nubi temporalesche si schierò la terza coorte con tutte le truppe che erano riuscite a sopravvivere alla battaglia del giorno precedente contro una delle tribù barbariche che minacciavano i confini dell'impero. Tutti loro erano fuggiti, abbandonando il campo di battaglia. Tra loro c'era Rutilio, un legionario che pregò gli dei di guidare la sua mano con la fortuna quando il centurione gli avrebbe mostrato una borsa con dei sassolini colorati che avrebbe deciso il suo destino. La pioggia cominciava a cadere quando dalla tenda uscì, con volto impassibile, il comandante della legione, che avrebbe impartito una delle peggiori punizioni che un soldato romano potesse ricevere.

Una punizione esemplare

Il senso dell'ordine e della disciplina era il pilastro principale delle legioni di Roma: l'obbedienza avrebbe reso quello romano uno degli eserciti più potenti e duraturi della storia.Tuttavia, a volte l'onore di un soldato poteva essere messo in discussione. Le continue battaglie in cui erano coinvolte le legioni in tutto l'impero spesso generavano dubbi tra i soldati, costretti a combattere nelle fitte foreste della Germania contro un nemico invisibile, che gli si scagliava contro all'improvviso, come nel caso di Rutilio. In altri casi dovevano combattere negli aridi deserti della Giudea o nel tentativo di sedare una rivolta di schiavi. Per coloro che disertavano, che fuggivano in combattimento dimostrando una vigliaccheria inaccettabile in un legionario romano, o che addirittura osavano mettere in discussione gli ordini ricevuti, esisteva una punizione estremamente crudele: la decimatio.

I legionari romani combattono i daci. Incisione di un rilievo dall'Arco di Costantino a Roma. 1553

I legionari romani combattono i daci. Incisione di un rilievo dall'Arco di Costantino a Roma. 1553

Foto: Cordon Press

Per quei soldati che disertavano, che fuggivano in combattimento o che mettevano in discussione gli ordini ricevuti, esisteva una punizione estremamente crudele: la decimatio

Una delle prime volte che la decimatio fu applicata apparentemente fu durante la Terza guerra sannitica dal console Appio Claudio, intorno al 294 a.C., e durante la Prima guerra punica (264-241 a.C.). Citata da Tito Livio nella sua opera Ab urbe condita e da Svetonio in Vita di Augusto, la decimatio non era infatti una punizione come le altre. Andava ben otre la flagellazione con i bastoni (punigatio), l'essere pubblicamente fustigato per essersi addormentato durante una veglia (fustuatium) o il perdere la pensione dopo vent'anni di servizio (missio ignominiosa). Era una punizione crudele il cui scopo finale era quello di castigare i compagni e allo stesso tempo di servire come promemoria per i sopravvissuti: era ciò che sarebbe potuto accadere loro se gli fosse venuto in mente di "tradire" Roma.

Uno ogni dieci

Dopo aver formato la coorte o le coorti coinvolte nella diserzione e aver diviso i legionari in gruppi di dieci uomini, tra di loro veniva fatto passare un sacchetto colmo di pietre colorate, nere o bianche (valeva anche qualsiasi altro tipo di gioco d'azzardo): il malcapitato che aveva la sfortuna di scegliere il colore sbagliato doveva essere punito dai suoi stessi compagni, che lo lapidavano. Nella maggior parte dei casi i legionari puniti non venivano nemmeno sepolti. La brutalità dell'atto suscitava indubbiamente riluttanza tra i compagni di coloro che venivano scelti per morire, ma chi si rifiutava di eseguire l'ordine veniva giustiziato sul posto. I sopravvissuti erano costretti a dormire fuori dalla palizzata del campo e la loro dieta, in cui il grano veniva scambiato con l'orzo, veniva razionata. Svetonio menzionava la decimatio e le sue conseguenze riferendosi ad essa in questo modo: «Se qualche coorte fugge dalla battaglia, egli [in questo caso si riferisce all'imperatore Augusto] li decimò, e sfamò i superstiti con l'orzo» . E addirittura nel XII secolo, quando la decimatio non era altro che un ricordo, lo storico bizantino Juan Zonaras ancora la descriveva così: «Una volta che i soldati hanno commesso una grave offesa, il loro capo li distribuisce in gruppi di dieci, prendendo a sorte un soldato di ogni gruppo, e viene condannato a morte per mano dei suoi stessi compagni».

'Decimatio'. Incisione di William Hogarth per il libro Roman Military Punishments. 1725

'Decimatio'. Incisione di William Hogarth per il libro Roman Military Punishments. 1725

Foto: Pubblico dominio

Chiunque si rifiutasse di eseguire l'ordine veniva giustiziato sul posto, e i sopravvissuti erano costretti a dormire fuori dalla palizzata del campo

Un esempio dell'applicazione di questo castigo crudele ebbe luogo nel 73 a.C. Lo schiavo ribelle Spartaco teneva in scacco l'onnipotente Roma e minacciava di attaccare la capitale. Alla rivolta dei gladiatori si unirono migliaia di persone, uomini, donne e bambini, il cui unico desiderio era quello di raggiungere la libertà. Gli uomini al suo comando riuscirono a sconfiggere diverse legioni, un'umiliazione suprema per l'orgoglio romano già martoriato. Per rimediare a questo affronto, il comando delle legioni fu posto nelle mani di Marco Licinio Crasso, generale e politico romano che si propose di riorientare la campagna. Crasso non esitò ad applicare la decimatio in modo brutale sugli uomini che componevano le legioni che fuggirono dal campo di battaglia quando videro che il loro confronto con Spartaco era perso. Il generale alla fine si sarebbe guadagnato la reputazione di uomo senza cuore.

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Orgoglio romano

Svetonio ci ricorda che anche Caligola fu tentato di recuperare questa crudele punizione, ai suoi tempi ormai in disuso, quando stava preparando una campagna contro le tribù germaniche. Un altro riferimento tardivo alla decimatio si trova alla fine del III secolo con la storia di San Maurizio e della legione tebana: secondo la leggenda Maurizio, inviato in Gallia dall'imperatore Massimiano, si rifiutò di eseguire gli ordini ricevuti di dare la caccia e uccidere i cristiani. Per la sua ribellione, sia lui che il suo esercito subirono questa terribile punizione. Alcuni storici mettono in dubbio la veridicità di questa storia, poiché la decimatio a quel tempo era in disuso da secoli.

Martirio di San Maurizio. El Greco. 15820-1582. Monastero dell'Escorial

Martirio di San Maurizio. El Greco. 15820-1582. Monastero dell'Escorial

Foto: Pubblico dominio

La leggenda narra che Maurizio, il generale della legione tebana, si rifiutò diuccidere i cristiani. Per la sua ribellione, sia lui che il suo esercito furono sottoposti alla decimatio

Sia come sia, questo tipo di misure estreme ebbe l'unico effetto di minare ulteriormente il morale delle truppe e di provocare l'ostilità di molti soldati nei confronti dei loro comandanti. Roma non era incline a riconoscere i propri fallimenti militari, e le colpe ricadevano quasi sempre sulle truppe piuttosto che sui generali, che in alcuni casi avrebbero potuto applicare delle tattiche militari diverse. Con il passare del tempo comunque, la decimatio fu abolita. Sappiamo che Giulio Cesare la applicò in Gallia, ma ai tempi di Galba (68 d.C.) il suo uso cessò. Tuttavia il termine continua a essere usato: nel Medioevo la parola decimatio consisteva nel consegnare al feudatario o alla chiesa un decimo del valore del raccolto e oggi la parola decimare è sinonimo di riduzione notevole.

Ma cosa successe a Rutilio, il protagonista della scena di fantasia che compare all'inizio di questo articolo? Quando venne il suo turno di estrarre il sassolino che avrebbe deciso il suo destino, Rutilio infilò la mano nel grezzo sacco di tela e ne estrasse una pietra... bianca. Non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Questa volta era stato risparmiato, la sua vita salva. Il compagno in piedi accanto a lui, con una pietra nera in mano e un'espressione di terrore dipinta sul volto, non poteva dire lo stesso.

Una legione romana si ferma lungo la strada in Gran Bretagna. Registrato. 1933

Una legione romana si ferma lungo la strada in Gran Bretagna. Registrato. 1933

Foto: Cordon Press

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