Troia, una città strategica sui Dardanelli

È accertato che la città cantata da Omero, in posizione strategica sullo stretto dei Dardanelli, ebbe profondi legami politici e commerciali con l’impero ittita

La leggendaria Troia era ubicata in una posizione geografica privilegiata. Situata sullo stretto dei Dardanelli, nell’attuale Turchia, la città si arricchì con il commercio e con il controllo marittimo dello strategico passaggio al confine tra Europa e Asia. L’archeologia ha dimostrato che Troia era legata più al mondo anatolico che a quello miceneo, contrariamente a quanto si è creduto per molto tempo, e che apparentemente nella città le donne di tutte le classi sociali godevano di maggiori diritti e libertà.

Troia, la ricostruzione storica

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Ricostruzione storica della città di Troia

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Ricostruzione della Troia cantata da Omero, affacciata sui Dardanelli

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Ricostruzione della Troia cantata da Omero, affacciata sui Dardanelli

Poderose mura circondavano la città bassa, dove c'erano case e botteghe. Più in alto sorgeva la cittadella, con il palazzo e i templi.

Foto: Acquerello di Jean-Claude Golvin. Musée départmental Arles antique © Éditions Erranc

Riscossione di pedaggi

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Riscossione di pedaggi

Omero chiamava Troia «ventoso Ilion» per la sua posizione geografica vicino allo stretto dei Dardanelli, dove il vento proveniente da nord soffiava, nei mesi estivi, anche a sessanta chilometri l’ora. Le imbarcazioni, dunque, non potevano navigare e gli equipaggi erano costretti ad aspettare nel porto della città che il vento si placasse. I troiani, che dominavano la costa, si arricchirono offrendo rifugio ai naviganti bloccati dalla forza del vento. Tuttavia, come avrebbe detto Tucidide secoli dopo, pur abitando vicino alla costa, essi non erano marinai.

Barca ittita o fenicia. Rilievo in pietra proveniente da Karatepe. VIII secolo a.C.

Foto: AKG / Album

Vita nel lusso

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Vita nel lusso

Troia era una città ricca. Nei suoi campi si coltivava grano in abbondanza e la sua posizione era invidiabile, al crocevia del commercio internazionale. L’élite viveva nella cittadella, che s'innalzava di una trentina di metri sulla pianura ed era protetta da mura alte 10 metri. Nello strato denominato "Troia II" furono rinvenuti numerosi gioielli, stoviglie in oro, argento e bronzo usate nei banchetti, asce decorate e altri manufatti preziosi. Il numero di oggetti in oro recuperati supera gli 8000 pezzi, il che testimonia del grado di ricchezza raggiunta dalle classi sociali più elevate.

Recipiente in oro per salsa appartenente al "tesoro di Priamo". Museo Puškin, Mosca.

Foto: Bridgeman / ACI

Vendita di cavalli

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Vendita di cavalli

L’addestramento era un’attività molto redditizia per i troiani. I destrieri di Troia erano famosi in tutto il mondo e nella città operavano numerosi commercianti di bestiame. L’archeologia ha però dimostrato che questo interesse per i cavalli fu tardivo. Questi animali sarebbero giunti nella regione verso il 1700 a.C., divenendo presto la grande passione dei troiani, così come era per i loro vicini, gli ittiti. Nell’Iliade si narra che l’arciere troiano Pandaro amava tanto i suoi cavalli da preferire combattere a piedi pur di non metterne a rischio la vita.

Carro ittita. Rilievo con scena di battaglia. Karkemish. Museo delle civiltà anatoliche, Ankara.

Foto: Dea / Age Fotostock

La città bassa

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La città bassa

Troia era un luogo brulicante di vita, con santuari, giardini, forni comuni e case in pietra, mattoni e legno. Le più lussuose, a due piani, erano dotate di grandi pozzi seminterrati per conservare gli alimenti, come quella di Antenore, il consigliere di Priamo, che, secondo l’Iliade, accolse nella sua casa i greci Menelao e Odisseo. La “ceramica grigia” di uso consueto in cucina e a tavola, come piatti, tazze e anfore, è di tipo anatolico, ma sono stati rinvenuti anche ceramiche greche importate e un sigillo in pietra che prova la presenza di commercianti micenei a Troia.

Anfora in terracotta di stile anatolico ritrovata a Troia. Museo archeologico, Istanbul.

Foto: Dea / Album

Le donne a Troia

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Le donne a Troia

Le donne anatoliche godevano di maggiore libertà rispetto a quelle della Grecia micenea. Su un sigillo rinvenuto a Troia sono incisi su un lato il nome di una donna e sull’altro quello di un uomo. Nel mondo ittita questi sigilli erano molto diffusi tra le coppie, il che indica una certa parità. Le donne ittite potevano anche avere un sigillo personale e avviare un procedimento di divorzio. Secondo Omero, anche i troiani tenevano in considerazione l’opinione delle loro donne, come Ettore quando ascolta Andromaca e la sua supplica di abbandonare il campo di battaglia per lei e per il loro figlio.

Collana in argento dorato appartenente al "tesoro di Priamo". Musei statali, Berlino.

Foto: Bpk / Scala, Firenze

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