La Britannia durante il dominio di Roma

Per quattro secoli migliaia di legionari difesero la frontiera più remota dell’impero, finché, dopo le grandi invasioni barbariche, la Britannia rimase abbandonata a sé stessa

Intorno al 410 gli abitanti delle città della Britannia domandarono aiuto all’imperatore di Roma, Flavio Onorio, per fronteggiare le invasioni dei barbari che devastavano le loro terre già dalla metà del IV secolo. L’imperatore li esortò invece a difendersi da soli, ammettendo di fatto di non poter inviare nuove truppe romane nella remota provincia dell’impero e che, quindi, egli non era in grado di esercitare più la sua autorità sulla Britannia. Tale rifiuto era il riconoscimento della fine del dominio romano nei territori oltremanica, cominciato quattro secoli prima. Dopo i tentativi di conquista di Cesare nel 55 e nel 54 a.C., quando il generale saccheggiò il Paese dei Trinovanti a nord dell’estuario del Tamigi, fu l’imperatore Claudio, nel 43 d.C., che riuscì a battere ripetutamente la potente tribù britannica dei Catuvellauni.

Busto di bronzo dell'imperatore Claudio. I secolo. British Museum

Busto di bronzo dell'imperatore Claudio. I secolo. British Museum

Foto: Scala, Firenze

La conquista di questi territori non fu facile: nei quattro anni successivi alla spedizione di Claudio, affidata ad Aulo Plauzio, antico legato della Dalmazia e della Pannonia, l’esercito romano riuscì a conquistare solo il centro dell’isola, senza arrivare a domare le bellicose popolazioni che occupavano le altre terre. Neanche lo stanziamento di tre legioni nelle colonie romane di Lindum (Lincoln), Isca Dumnoniorum (Exeter) e Glevum (Gloucester) riuscì a sottomettere le tribù britanniche, che si opposero con fermezza agli invasori.

Negli anni seguenti alla conquista della Britannia ci fu una serie di rivolte di alcuni popoli, tra cui la sanguinosa insurrezione di Budicca, regina degli iceni e sacerdotessa druida, sotto l’amministrazione di Gaio Svetonio Paolino, e, intorno al 120, un’altra battaglia, di cui si hanno scarse notizie, scatenata dagli abitanti di Eburacum (York), distrusse definitivamente la IX legione romana.

Il generale Giulio Agricola estese il proprio dominio negli anni 78-85 fino al territorio dei briganti, stanziati nella Britannia settentrionale. Dopo l’insurrezione di questi ultimi, nel 122, l’imperatore Adriano fece erigere il vallo che porta il suo nome, che si estende da una costa all’altra dell’isola dall’imboccatura della Tyne fino al golfo di Solway, tra Inghilterra e Scozia. Successivamente, l’imperatore Antonino Pio intraprese una guerra contro i britanni e costruì un nuovo vallo più a nord che si estendeva tra il golfo di Bodotria (Forth) e quello di Glota (Clyde), che però non impedì un’ulteriore invasione dei popoli del Nord. Gli assalti infatti non cessarono nemmeno dopo la costruzione della struttura difensiva.

Il vallo di Adriano si estendeva per circa 117 chilometri dall’imboccatura del fiume Tyne a quella del Solway da mare a mare

Il vallo di Adriano si estendeva per circa 117 chilometri dall’imboccatura del fiume Tyne a quella del Solway da mare a mare

Foto: Craig Easton / Corbis / Cordon Press

La crisi dell’impero romano nel III secolo ebbe ripercussioni sull’isola, lasciandola più esposta alle minacce di invasioni, saccheggi e ribellioni delle popolazioni autoctone. Fu proprio in quegli anni che due usurpatori presero il potere in Britannia: il primo fu Carausio, un soldato dell’esercito romano originario della Gallia Belgica che era stato incaricato dall’imperatore Massiminiano di combattere contro i pirati franchi e sassoni. Accusato di malversazioni, Carausio fuggì in Britannia e si fece proclamare imperatore, ma fu poi assassinato nel 293 da uno dei suoi ufficiali, Alletto, il secondo usurpatore dell’impero romano nell’isola.

Nel 296 Costanzo I detto Cloro, uno dei due Cesari eletti dall’imperatore Diocleziano nell’epoca della tetrarchia cui era stata affidato il governo della Britannia e la Gallia, fece una grande spedizione per riconquistare la regione oltremanica, la cui popolazione lo accolse benevolmente. Durante il suo soggiorno in queste terre, Costanzo portò avanti una riforma amministrativa della Britannia, che fu divisa in quattro province: Britannia I e II, Maxima Caesariensis e Flavia Caesariensis.

Invasione di sassoni sulla costa

La minaccia non proveniva unicamente da terra, bensì anche dal mare, con le ripetute incursioni degli scoti provenienti dall’Irlanda e dei pitti dalla Scozia, alle quali si aggiunsero quelle dei pirati franchi e sassoni, un insieme misto di popolazioni germaniche, e frisoni, lungo la costa orientale meridionale.

Retro del medaglione di Costanzo Cloro coniato in ricordo della riconquista della provincia britannica. British Museum, Londra

Retro del medaglione di Costanzo Cloro coniato in ricordo della riconquista della provincia britannica. British Museum, Londra

Foto: Scala, Firenze

Nel basso impero, in seguito alla minaccia ripetuta dei sassoni, fu riorganizzata la difesa marittima dell’isola: un comes litoris Saxonici per Britannias fu al comando della flottiglia, chiamata Sambrica, e aveva il compito di difendere le coste britanniche e galliche. A sostegno della protezione navale, furono costruiti nuovi forti lungo la costa. Le ricerche archeologiche hanno potuto dimostrare che la loro costruzione o riparazione si protrasse fino ai primi anni del V secolo.

Nel IV secolo gli attacchi dei barbari furono continui. La minaccia più importante è conosciuta come la barbarica conspiratio, descritta dallo storico latino Ammiano Marcellino in Rerum gestarum libri come una lunga guerra via terra e via mare nella quale un corpo paramilitare, chiamato Arcani, si accordò con le tribù barbare: i romani lasciarono penetrare i pitti nel territorio imperiale attraverso il vallo di Adriano, mentre gli scoti assaltarono i territori occidentali della Britannia e i franchi e i sassoni sbarcarono sulla costa della Gallia settentrionale intorno al 367. In un solo anno i cospiratori saccheggiarono molte città dell’isola minacciando di mettere fine al potere imperiale in Britannia. L’imperatore Valentiniano I inviò così Teodosio il Vecchio, padre del futuro imperatore Teodosio I, a placare le rivolte. Teodosio riuscì a dominare la situazione, grazie anche alla ricostruzione del vallo di Adriano.

Le invasioni nella parte settentrionale dell’isola, infatti, non sembrarono essere collegate alla cospirazione che colpì la parte meridionale della Britannia. Ciò che Teodosio non riuscì a evitare fu che i pirati scoti s'insediassero nell’ovest dell’isola in modo stabile. A partire dal 367 circa la regione oltremanica ebbe una nuova provincia, chiamata Valentia in onore dell’imperatore, i cui confini non sono ancora stati chiariti dagli studiosi.

Elmo anglosassone rivenuto a Sutton Hoo. VII secolo. British Museum, Londra

Elmo anglosassone rivenuto a Sutton Hoo. VII secolo. British Museum, Londra

Foto: scala, Firenze

Tra i cosiddetti clientes dell’impero, Teodosio condusse in Britannia molto probabilmente Magno Massimo, generale spagnolo al servizio dell’impero sotto Valentiniano I e suo figlio Graziano. Dopo che Teodosio fu giustiziato nel 376, Massimo tornò in Britannia, incaricato dall’imperatore Graziano, per combattere i barbari. Nel 383, quando vi fu una nuova ondata di invasioni da parte degli scoti, dei pitti e dei sassoni, Massimo si distinse in combattimento e riuscì a respingere gli invasori. Nello stesso anno, per meriti in battaglia, egli fu acclamato Augusto dai soldati.

Cospirazione in Britannia

In Gallia l’usurpatore combatté contro l’imperatore Graziano, che morì in battaglia, e ottenne il riconoscimento della propria carica imperiale da Teodosio I, divenuto Augusto d’Oriente nel 379, sebbene ricevette soltanto il controllo della Britannia, della Gallia e della Spagna, mentre il resto dell’impero d’Occidente rimase nelle mani di Valentiniano II, eletto imperatore nel 375 e sostenuto da Teodosio. Incoraggiato dai suoi successi, nel 384 Massimo elesse alla carica di Cesare il figlio Flavio Vittore e lo pose al comando della Gallia, mentre lui combatteva nella penisola italica contro Valentiniano II. In difesa dell’imperatore, Teodosio I inviò, al servizio di Roma, il generale Arbogaste, che dopo la morte di Massimo uccise Vittore nel 388.

Le vicissitudini di Magno Massimo ebbero importanti conseguenze per la Britannia romana. Il monaco Gildas, detto il Saggio (VI secolo), autore della più antica cronaca sui Britanni, intitolata De excidio et conquestu Britanniae (Sulla rovina e sulla conquista della Britannia), racconta che nella provincia romana tutti i soldati e gli eserciti scomparvero con Massimo. Tra il V e l’VIII secolo i britanni in fuga dall’isola assediata dai sassoni penetrarono nei territori dell’Armorica, l’attuale Bretagna, nel nord della Francia. Secondo lo stesso Gildas, la Britannia rimase così esposta agli assalti di diversi popoli.

Sulla costa britannica si ergevano diverse costruzioni militari contro i pirati, come questa a Portchester, costruita tra il 285 e il 290

Sulla costa britannica si ergevano diverse costruzioni militari contro i pirati, come questa a Portchester, costruita tra il 285 e il 290

Foto: Rolf Richardson / Corbis / Cordon Press

Il ricordo della figura di Massimo, a ogni modo, si mantenne vivo per molto tempo tra i popoli della Britannia; è significativo, infatti, che nel Mabinogion, un’antologia di antichi racconti gallesi che riprendono motivi e personaggi del ciclo arturiano o bretone, uno dei personaggi ricordi Magno Massimo in un racconto il cui protagonista è Macsen Wledig, presentato all’inizio della leggenda come imperatore di Roma.

Agli inizi del V secolo la difficile situazione dell’impero d’Occidente, assediato dai popoli germanici alla frontiera del Danubio, ebbe nuovamente delle ripercussioni anche in Britannia. Nel 402 Stilicone, politico e generale vandalo cui Teodosio aveva affidato i suoi due figli, Arcadio e Onorio, e più tardi consigliere dell’imperatore d’Occidente di quest’ultimo, riuscì a fermare l’invasione dei goti, tribù di barbari d’Oriente, nella penisola italica; questi erano al servizio dall’imperatore d’Oriente Alarico, presso il quale Stilicone era caduto in disgrazia perché accusato qualche anno prima di complicità con i barbari.

In Gallia il generale di Onorio riuscì dapprima ad arrestare la ripetuta minaccia di conquista dei vandali e degli alani, popolazioni nomadi d’Oriente, e di altri barbari, ma poi abbandonò a sé stessa questa provincia, che si alleò con gli invasori. Allo stesso modo anche la Britannia rimase abbandonata al proprio destino senza la guida di Roma. In quel frangente, nel 407 un soldato impegnato in Britannia, noto come Costantino III, marciò sul continente e accompagnato dalle sue truppe in Gallia fu eletto imperatore. Dopo aver riportato diverse vittorie sui vandali Onorio lo riconobbe come imperatore, ma poi lo fece arrestare e giustiziare da Costanzo, futuro imperatore d’Occidente.

Il generale Stilicone, dittico, 396 d.C. circa. Cattedrale del duomo, Monza

Il generale Stilicone, dittico, 396 d.C. circa. Cattedrale del duomo, Monza

Foto: AKG / Album

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La fine della Britannia romana

Questi eventi segnarono la definitiva scomparsa dell’autorità imperiale nella provincia oltremanica: durante questo periodo i britanni, attaccati di nuovo da altre popolazioni barbare, si organizzarono da sé per difendere il proprio territorio cacciando i funzionari romani dall’isola intorno al 409, lo stesso anno in cui i bretoni dell’Armonica espulsero i restanti funzionari imperiali dal continente.

I britanni per diversi decenni difesero strenuamente i propri confini, rifugiandosi dietro le mura delle loro città per combattere contro gli invasori. Intorno alla metà del V secolo Vortigern, un re semileggendario della Britannia sudorientale, utilizzò a suo favore le invasioni delle popolazioni sassoni dal continente contro le incursioni di pitti e scoti dal nord. Ma nel 446 i britanni chiesero aiuto a Ezio, ministro e generale dell’imperatore romano Valentiniano III, per combattere i sassoni. Tra la fine del V e l’inizio del VI secolo molti britanni fuggirono in Armorica, che prese il nome di Bretagna, e sotto la pressione delle invasioni dei popoli germanici, sassoni, angli e juti, stabilitisi in numero crescente nella parte orientale dell’isola, iniziò l’era del dominio anglosassone.

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Per saperne di più

La caduta di Roma e la fine della civiltà. Bryan Ward-Perkins, Laterza, Bari, 2010
Aquila nella neve. Wallace Breem, Castelvecchi, Roma, 2012

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