Atum, il dio egizio che sorse dal Nun

Come nacque Atum, una delle divinità creatrici del mondo del pantheon egizio? Nell'antica Heliopolis si custodiva una pietra che gli egizi credevano fosse sorta dal Nun, la massa d'acqua primordiale, assieme a Atum, "il signore della totalità"

All’inizio dei tempi, quando ancora nulla era stato creato, quando non esisteva un “sopra” o un “sotto”, un “prima” o un “dopo”, un “si” o un “no”, quando ancora non esistevano né la gioia né il dolore e neppure il giorno e la notte, c’era solo una distesa di massa liquida infinita. Si chiamava Nun e ricopriva ogni cosa ed ogni spazio; era un oceano immenso, una sorta di “brodo primordiale” che al suo interno custodiva i germi della vita ancora immersi nel caos.

Nun, il dio dell'oceano primordiale egizio, porta la barca del dio del sole appena sorto, Khepri, rappresentato come uno scarabeo

Nun, il dio dell'oceano primordiale egizio, porta la barca del dio del sole appena sorto, Khepri, rappresentato come uno scarabeo

Foto: Pubblico dominio

Gli egizi chiamavano questa massa di acqua primordiale “il grande vecchio”, “il padre degli dei” o anche il “non esistente”. Fin dalla notte dei tempi era dappertutto, non c’era uno spazio in cui lei non fosse ed era immersa in un buio infinito. Poi accadde qualcosa che capovolse questo stato di inerzia: comparve una collina di terra e l’acqua si ritirò da essa per farla emergere. Su questa collina primordiale nacque il dio Atum, il dio solare e dio creatore di tutte le cose. Nei testi di dice che si autogenerò, o che nacque assieme alla collina su cui era posato.

La nascita degli dei demiurghi – cioè quelle divinità artefici dell'universo – coincide con il mondo che essi creano. Atum è sempre rappresentato in forma umana, con indosso la doppia corona simbolo dell’unione dell’Alto (sud) e del Basso Egitto (nord) e che indossavano anche i faraoni. Era chiamato “il signore della totalità” poiché aveva dato origine all’esistente, o anche “colui che finisce” poiché era un dio creatore che porta a compimento la sua opera. Nella scrittura del suo nome troviamo, tra gli altri, un geroglifico curioso che rappresenta una slitta per il trasporto delle pietre per la costruzione degli edifici sacri: mai segno fu più azzeccato per questo dio costruttore del mondo.

Il dio egizio Atum

Il dio egizio Atum

Foto: World History Archive / Cordon Press

Il sole: un astro per tante divinità

Nel corso del tempo l’antichissimo dio Atum venne assimilato a Ra, dio sole rappresentato in forma umana con la testa di un falco incoronata da un disco solare, dando vita alla forma del dio forse oggi più nota: Atum-Ra o Ra-Atum. In altre parole, Atum è il dio del sole, ma lo è anche il più famoso Ra. Come se non bastasse anche Khepri, rappresentato da uno scarabeo, è la divinità dell'astro del giorno. Perché questa confusione? Il sole è uno, è lo splendido astro che ci illumina dall’alto, è un dio la cui vastità è inconoscibile per l’uomo, la cui grandezza è impossibile da afferrare con uno sguardo. Per gli antichi egizi un solo concetto non era sufficiente per capirlo.

Il sole cambia, non è mai lo stesso. In altre parole è caratterizzato da diverse “qualità” o “apparenze” che si esprimono bene nella concezione trinitaria solare egizia: il sole del mattino è un sole appena nato, è un “bambino” e si chiama Khepri (lo scarabeo); il sole del mezzogiorno, quando è allo zenit ed è al massimo della potenza si chiama Ra; il sole della sera invece è Atum, altrettanto potente ma carico di anni. Atum è dunque il sole del crepuscolo. Come corollario di questa breve parentesi “solare” è necessario ricordare Aton, che rappresenta la luce del sole, e Amon-Ra, la forza invisibile dell'astro. La sua personalità è talmente complessa che varie divinità devono concorrere per spiegarla, quasi come individualità momentanee dello stesso dio, vesti diverse che il dio indossa per apparire agli occhi degli uomini.

Stele in legno che rappresenta il defunto Ba-s-Turefi al cospetto Ra e Atum (a destra). Tebe. Nuovo Regno

Stele in legno che rappresenta il defunto Ba-s-Turefi al cospetto Ra e Atum (a destra). Tebe. Nuovo Regno

Foto: Index/Heritage Images/Cordon Press

Atum crea le prime divinità

Atum, il sole del crepuscolo, fece dunque la sua comparsa nel Nun e la luce illuminò il buio infinito. In quel momento venne in esistenza anche Maat, principio fondamentale simbolo dell’ordine cosmico, personificato nel corpo di una splendida donna con il capo adornato da una piuma di struzzo. Con la sua comparsa il Nun viene relegato definitivamente ai confini del mondo e Atum può dare inizio alla creazione.

Le prime divinità che creò furono Shu – il dio dell’atmosfera, sempre rappresentato in forma umana con una piuma sulla testa – e la dea Tefnut – la controparte femminile, con il corpo di donna e la testa di leonessa. Esistono varie versioni su come il dio Atum, che era solo, creò questa prima coppia divina: una ci racconta che lo fece masturbandosi, un’altra ci dice che li creò attraverso lo sputo oppure da uno starnuto. Il dio è una macchina per la creazione, tutto ciò che emana dal suo corpo può dare la vita: il sudore, le lacrime, il sangue. Da questa prima coppia divina nacquero altre due divinità fondamentali: la dea del cielo Nut e il dio della terra Geb, che saranno i genitori degli dei più amati dagli antichi egizi – Osiride, Iside, Seth e Nefti. Geb, dio antropomorfo, aveva il corpo di colore verde poiché era il dio della terra e sul suo capo sovente fa capolino un’oca che è il geroglifico del suo nome. Nut, rappresentata nelle fattezze di una bellissima donna, a volte è nuda con il corpo ricoperto di stelle. Questo gruppo divinità primordiali era chiamato dai greci la “grande enneade” perché nove erano gli dei che la formavano: Atum, Shu, Tefnut, Geb , Nut, Osiride, Iside, Seth e Nefti. I figli di Geb e Nut avevano tutti forma umana a parte Seth, il dio del disordine, che ha il volto di un animale ancora non ben identificato.

Osiride (a sinistra) e Atum (a destra). Tomba di Nefertari, XIX dinastia

Osiride (a sinistra) e Atum (a destra). Tomba di Nefertari, XIX dinastia

Foto: The Granger Collection, New York / Cordon Press

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Il benben

Atum era adorato nell’antica Iunu, ribattezzata dai greci Heliopolis, città del sole. Non rimangono molte evidenze archeologiche di questa città – ora sotto un sobborgo a nord-ovest del Cairo –, a parte un obelisco fatto erigere dal faraone Sesostri I nel Medio Regno. Secondo la tradizione, nel grande santuario del dio sole di Iunu si trovava una pietra, la più sacra d’Egitto, chiamata benben. La roccia aveva probabilmente un'origine meteorica ed era stata identificata come la mitica collina primordiale emersa dal Nun, su cui apparve il dio Atum. Il benben rappresentava simbolicamente anche il primo raggio di sole del dio creatore e, per la sua importanza religiosa, lo si volle riproporre in strutture architettoniche come il pyramidion, quella piccola piramide di pietra che si trova sulla cuspide degli obelischi e che rappresenta la potenza del dio sole.

Il dio Atum era spesso rappresentato come un serpente, in riferimento alla sua natura sotterranea legata alla collina primordiale, ma anche come una mangusta, un leone, un toro o una lucertola. Nel capitolo 175 del Libro dei Morti Atum parla della fine dei tempi, perché nella mentalità egizia nulla è eterno, neppure gli dei: «Io distruggerò tutto ciò che ho creato, questo Paese tornerà al suo stato di oceano primordiale, allo stato di flutto, al suo stato primario», afferma il dio, che alla fine dei tempi tornerà ad essere un serpente – forse la sua forma originaria – e sopravviverà quando tutti gli dei e tutta l’umanità saranno invece ridotti a fango inerte. Ma, secondo il credo egizio, dopo una fine c’è sempre un nuovo inizio: come il sole muore tutte le sere per rinascere, così accadrà anche al mondo.

Pyramidion della piramide di Amenemhat III

Pyramidion della piramide di Amenemhat III

Foto: Pubblico dominio

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