«Non sono molto sicuro di aver vissuto dopo l'infanzia» scriveva Antoine de Saint-Exupéry alla madre. Aveva trent'anni e aveva già superato molte tappe importanti della sua vita: aveva terminato il servizio militare, si era arruolato come pilota, era stato nel Sahara, aveva scritto il suo primo romanzo e raggiunto il successo con Volo di notte (1930). Per questo la confessione fatta a sua madre è oggi tanto rilevante: malgrado tutte le avventure già vissute e quelle che lo aspettavano, ogni cosa era vista alla luce dell'unica vera avventura, quella dell'infanzia.

Antoine de Saint-Exupéry nel Sahara accanto al suo aereo dopo un incidente da cui si salvò miracolosamente (1935)
Foto: Pubblico dominio
Il piccolo principe
Battezzato con cinque nomi, Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry nacque il 29 giugno 1900 in una famiglia di aristocratici decaduti. Perse il padre quando aveva solo quattro anni e da allora fu la madre a occuparsi di lui e dei suoi quattro fratelli, un maschio e tre femmine. Dalla morte del padre furono aiutati da una zia, la contessa di Tricaud, che li prese sotto la sua protezione nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens, molto vicino a Lione.
Il piccolo Antoine, dai capelli biondi sempre arruffati, dava già a intendere il suo potenziale ed era sempre al centro di un vortice di giochi e marachelle. Aveva un'immaginazione sfrenata e il volo era uno dei suoi argomenti preferiti. Quando lo chiamavano per fare il bagno rispondeva sempre tutto serio: «Non posso, sono sul mio aeroplano». Rinunciò a quel paradiso infantile all'età di nove anni, quando con il fratello François e la sorella Gabrielle (i tre maggiori) abbandonò la libertà del castello per passare alle rigidità di un collegio a Le Mans.
La nascita dello scrittore
La stessa intensità infantile lo caratterizzò anche da adulto. Non era difficile imbattersi in un Saint-Exupéry insonne che alle prime ore dell'alba scriveva tutto assorto, fumando una sigaretta dopo l'altra, finché i mozziconi traboccavano dal posacenere. Detestava le convenzioni sociali, l'ordine e la routine. Non era raro che nel mezzo della notte svegliasse qualche amico per una lunga telefonata, mentre il suo interlocutore resisteva stoicamente o si riaddormentava.

Ritratto di Antoine de Saint-Exupéry in collegio, tra il 1910 e il 1911
Foto: Pubblico dominio
Yvonne Lestrange, una lontana cugina della madre, svolse un ruolo chiave nella sua vocazione letteraria. Saint-Exupéry, che non era uno studiante diligente, ma piuttosto un habitué del mondo bohémien, era andato a studiare a Parigi. La combinazione di queste caratteristiche lo portò a una serie di ristrettezze eonomiche che lo spinse ad accettare l'invito della cugina, la quale gli aveva offerto una stanza. L'appartamento, sulla rive gauche della Senna, ospitava un salotto letterario a cui partecipavano alcune delle personalità culturali più importanti dell'epoca.
Non era raro che nel mezzo della notte svegliasse qualche amico per una lunga telefonata, mentre il suo interlocutore resisteva stoicamente o si riaddormentava
Abbagliato dal mondo di cui Yvonne gli aveva aperto le porte, Antoine cominciò a scrivere poesie. La cugina le trovò troppo sentimentali, ma v'intravide un talento tale da incoraggiarlo a proseguire. Quegli anni e l'influenza degli scrittori conosciuti in quell'appartamento furono decisivi per la pubblicazione di Corriere del sud, il suo primo romanzo, e del secondo, Volo di notte, con prologo di André Gide. Anni più tardi, in un'intervista pubblicatat il 27 maggio 1939, Saint-Exupéry definì così la propria poetica: «Per me scrivere e volare sono la stessa cosa».
Nonostante i primi successi, Antoine non progettava di dedicarsi alla scrittura come professione: prima desiderava vivere. Non si sentiva a suo agio con l'etichetta di scrittore e con tutto ciò che implicava: uno studio, una routine di lavoro, riunioni, editori, numeri di vendite...

Antoine de Saint-Exupéry fu scrittore, ma anche aviatore, meccanico, giornalista e molto altro
Foto: Cordon Press
Una vita trascorsa in cielo
La scena aveva un che di epico: era una sera piovosa e le gocce ticchettavano sulla lamiera dell'hangar della compagnia Latécoère, a Tolosa. Erano solo due mesi che Saint-Exupéry era stato assunto. Finalmente aveva trovato un ruolo affine alla sua vocazione avventurosa. Quella sera, il 14 dicembre 1926, il giovane ricevette la notizia che aspettava da tempo: «Domani volerà».
Non era stato un percorso facile, da quando nell'aprile 1921 si era unito al II reggimento di aviazione di Strasburgo, dove aveva fatto il servizio militare. Fu lì che entrò in contatto con il mondo dell'aviazione, che lo affascinava fin da bambino. Per questo, cercando di risparmiarsi i due anni di servizio militare, optò per ottenere una licenza civile dell'aviazione, per quanto costosa. A tal fine Saint-Exupéry chiese alla madre duemila franchi dell'epoca per poter ottenere le lezioni necessarie. La madre, che non poteva rifiutare nulla al figlio, chiese un prestito per conseguire l'ingente somma.
Nell'aprile 1921 si unì al II reggimento di aviazione di Strasburgo, dove aveva fatto il servizio militare e dove entrò in contatto con il mondo dell'aviazione, che lo affascinava fin da bambino
A ventun anni appena compiuti ottenne la licenza, che gli valse anche per il servizio militare. Per la formazione fu destinato a Casablanca. Al suo ritorno in Francia avrebbe detto: «Ho trascorso giorni di malinconia nel fondo di una baracca putrida, ma adesso la ricordo come una vita piena di poesia». Aveva ventitré anni ed era ormai un giovane pilota desideroso di servire nell'esercito, ma l'amore si mise sul suo cammino (e non sarebbe stato l'unico incontro amoroso che ne avrebbe sconvolto la vita).

Saint-Exupéry in una fotografia scattata nel 1936
Foto: Cordon Press
La sua amata, Louise de Vilmorin, di ricca famiglia, gli disse che sarebbe rimasta con lui a patto che abbandonasse quel mondo. Saint-Exupéry rinunciò alla sua passione e i due fissarono la data delle nozze alla fine del 1923. Il fidanzamento però non funzionò, e Saint-Exupéry rimase senza fidanzata e senza la sua unica passione: pilotare aerei. L'aviazione gli mancava, ma doveva accontentarsi dei lavori che trovava, come il rappresentante dell'impresa di camion Saurer, che perlomeno gli permetteva di viaggiare.
Finalmente nella compagnia Latécoère Saint-Exupéry conobbe molti dei pionieri che parteciparono all'epoca d'oro dell'aviazione. Il 15 dicembre 1926 lo scrittore realizzò il suo primo volo in solitaria trasportando la posta tra Tolosa e Perpignano. Sembra una cosa da nulla rispetto ai grandi traguardi che avrebbe raggiunto in seguito: volare sul Nordafrica, attraversare l'Atlantico, essere tra i primi piloti che solcarono il cielo notturno guidati soltanto dalle stelle, aprire un rischioso tracciato postale sulle Ande. È nella partecipazione a tutte queste conquiste che s'iscrive la leggenda di Sant-Exupéry.
Il padre del piccolo principe
Questo agguerrito pilota, meccanico, avventuriero e giornalista della guerra civile spagnola non poteva immaginare che sarebbe stato ricordato come il padre di Il piccolo principe. Né avrebbe potuto immaginare che quella storia, pubblicata il 6 aprile 1943 dalla casa editrice Reynal & Hitchcock a New York, sarebbe diventata uno dei libri più venduti e tradotti di tutti i tempi. Non che all'autore mancasse l'immaginazione per prevedere il futuro di Il piccolo principe: semplicemente, lo considerava un'opera minore, come dovette pensare anche l'editore francese Gallimard, che non la incluse tra le proprie pubblicazioni fino al 1946, dopo la guerra e la misteriosa scomparsa dell'autore.

Frontespizio di 'Il piccolo principe', 1943
Foto: Cordon Press
Ciò che diede il via alla scrittura fu l'incarico dell'editore nordamericano di Saint-Exupéry, che gli chiese un racconto di Natale, ma l'autore non era ispirato né interessato, e così le bozze e i disegni rimasero chiusi in un cassetto. Alla fine il racconto fu scritto in un momento in cui l'esilio e le sofferenze per una relazione finita lo sommersero con un estremo senso di solitudine.
La casa editrice Reynal & Hitchcock a New York pubblicò la storia il 6 aprile 1943
Questa crisi vitale esigeva il recupero dello sguardo sognatore della sua infanzia e di scrivere la storia dal punto di vista del bambino, ma l'autore si autoritrasse anche nel personaggio del pilota. Di fatto tutti i personaggi e i simboli della storia (la rosa, la volpe, i baobab...) sono collegati alla sua vita. Finalmente era arrivato il momento, così come aveva predetto all'inizio della sua carriera di scrittore, di plasmare la vita vissuta nella scrittura, filtrata però dalla delicatezza poetica.
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La scomparsa
Saint-Exupéry andò incontro al suo destino a testa alta, vivendo nel modo più onesto possibile, credendo sempre in un umanesimo per il quale lottò, con la sua penna o a bordo di un aereo. Fu proprio questo appuntamento col destino a farlo sparire misteriosamente, com'era avvenuto all'aviatore di Il piccolo principe. Dicono che il suo comandante nel II reggimento di aviazione di Strasburgo gli avesse detto: «Lei non morirà mai in volo, perché in caso sarebbe già successo». In effetti Saint-Exupéry era tanto audace quanto distratto e già durante la formazione aveva avuto diversi incidenti.
«Lei non morirà mai in volo, perché in caso sarebbe già successo» disse un comandante a Saint-Exupéry: ma purtroppo si sbagliava
Per quanto l'età e la salute malferma lo sconsigliassero, Saint-Exupéry insistette per essere accolto di nuovo nell'esercito. La Francia era stata occupata dai nazisti e lui era sempre stato un uomo d'azione. Era il 1944 e ricevette il permesso di eseguire cinque missioni di ricognizione. La mattina del 31 luglio 1944 partì per un volo di ricognizione dalla sua base in Corsica, ma dopo poco se ne persero le tracce, e non fece mai ritorno. Forse riuscì a sorvolare un'ultima volta il suo rifugio infantile, il castello vicino a Lione.
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