Anna Maria Luisa de Medici indossa un abito da caccia
Foto: Scala, Firenze
Il 18 febbraio 1743, nella sua ala riservata di Palazzo Pitti, a Firenze, moriva Anna Maria Luisa de' Medici, l'ultima esponente di una famiglia che durante quasi 300 anni – con alcuni brevi intervalli – aveva mantenuto saldamente le redini della Toscana. Dapprima comandanti di fatto attraverso un governo oligarchico, dal 1537 i Medici vantarono il titolo di granduchi. Più di duecento anni dopo la dinastia si estinse, ma la sua ultima rappresentante lasciò in dono una preziosissima eredità alla propria città: la grande collezione artistica che la famiglia Medici aveva messo insieme negli ultimi tre secoli.
Anna Maria Luisa era la secondogenita del granduca Cosimo III e di Margherita Luisa di Orleans. Di lei si racconta che avesse ereditato il carattere orgoglioso delle due grandi famiglie da cui proveniva suo padre, i Medici e i Della Rovere, duchi di Urbino. Questo aspetto della sua personalità emergeva soprattutto negli affari di famiglia e dello Stato.
Cosimo I, il primo granduca di Toscana, spostò la residenza dei Medici a Palazzo Pitti, che sua moglie Elenora di Toledo aveva acquistato, e fece costruire i magnifici Giardini di Boboli
Foto: iStock
Problemi di successione
Anche se Anna Maria Luisa non arrivò mai a governare direttamente, di certo giocò un ruolo fondamentale negli ultimi anni della dinastia Medici. Né lei né suo fratello Gian Gastone, erede al titolo dopo la morte del primogenito Ferdinando, avevano avuto figli. Il nuovo granduca, apertamente omosessuale, accusava sua sorella di averlo costretto a un matrimonio infelice con una principessa sassone che detestava. Da parte sua, Anna Maria Luisa era sterile. Con la morte di Gian Gastone nel 1737, la principessa divenne dunque l'ultima di una dinastia condannata a estinguersi.
Gian Gastone e Anna Maria Luisa erano gli ultimi discendenti della dinastia dei Medici
Proprio in previsione di una tale eventualità Cosimo III aveva cercato di modificare le leggi di successione in Toscana per fare in modo che anche le donne potessero governare con pieni poteri. Questo tentativo però non andò in porto, ostacolato fermamente dall'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo VI, da cui dipendeva il Granducato. L'imperatore considerava suo pieno diritto occuparsi della successione vista la mancanza di eredi diretti. Colse dunque l'occasione per legare definitivamente le sorti della Toscana a quelle dell'impero offrendo la successione al comando del ducato a suo genero Francesco de Lorena, che più avanti gli sarebbe succeduto sul trono imperiale come Francesco I.
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Il patto di famiglia
Anna Maria Luisa potè conservare il titolo di principessa, ma senza che questi fosse accompagnato da alcun potere effettivo. Continuò comunque a vivere in un'ala riservata di Palazzo Pitti, che era ancora la residenza principale dei Medici. Da grandissima amante dell'arte, dedicò i suoi ultimi anni di vita all'immensa collezione di opere e beni mobili che la sua famiglia aveva accumulato. Il suo più grande terrore era che, alla sua morte, Firenze soffrisse lo stesso destino di cui erano stati vittime altri territori italiani precedentemente annessi al Sacro Romano Impero: lo spoglio di tutti i suoi tesori all'estinguersi della dinastia governante.
I Medici furono i mecenati di un gran numero di artisti come Leonardo, Michelangelo o Botticelli. La collezione di famiglia oggi è custodita nei principali musei fiorentini. Nell'immagine, la Galleria degli Uffizi.
Foto: AgeFotostock
La conservazione dell'immenso patrimonio familiare fu il maggiore obiettivo della sua vita: dopo la morte di Gian Gastone, e usando la sua posizione di aristocratica dell'impero, stipulò con i suoi successori, i Lorena, un accordo noto come "Patto di famiglia", con il quale si stabiliva che:
«La Serenissima Elettrice cede, dà e trasferisce al presente a S.A.R. per Lui, e i Suoi Successori Gran Duchi, tutto il patrimonio ivi compresi Mobili, Effetti e Rarità della successione del Serenissimo Gran Duca suo fratello, come Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioie ed altre cose preziose, siccome le Sante Reliquie e Reliquiari, e loro Ornamenti della Cappella del Palazzo Reale, che S.A.R. si impegna di conservare, a condizione espressa che di quello [che] è per ornamento dello Stato, per utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri, non ne sarà nulla trasportato, o levato fuori della Capitale, e dello Stato del Gran Ducato».
Un'eredità inestimabile
I Lorena non solo rispettarono il patto e conservarono le collezioni artistiche dei Medici, ma le aprirono anche al pubblico. Nacque così la Galleria degli Uffizi, il museo più antico di Firenze e uno dei più ricchi. L'importanza del Patto di famiglia si dimostrò nuovamente cruciale durante l'invasione di Napoleone: Tommaso Puccini, direttore delle Gallerie Fiorentine durante l'invasione francese, nascose la maggior parte di opere d'arte e si rifiutò di consegnarle alle truppe napoleoniche affermando che appartenevano alla cittadinanza e che i Lorena si erano impegnati a conservarle suo nome.
Il patto di famiglia salvò il patrimonio artistico di Firenze anche durante l'invasione napoleonica
È grazie alla determinazione e alla caparbietà di Anna Maria Luisa de' Medici che oggi Firenze conserva i suoi tesori artistici ed è considerata la città dell'arte per eccellenza. Il suo nome è poco noto, la sua figura è eclissata da altri nomi come quello di Lorenzo il Magnifico. Eppure ciò che quest'ultimo iniziò non sarebbe giunto fino ai nostri giorni se non fosse stato per lei. La principessa merita di essere considerata come l'ultima grande mecenate di Firenze.
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