Amina di Zaria, la regina guerriera

Nata nel XVI secolo, governò per trentaquattro anni: a capo di un esercito di 20mila uomini portò il proprio regno alla massima espansione e fu riconosciuta «abile come un uomo»

Nella città nigeriana di Lagos, di fronte al teatro nazionale, sorge la statua di una donna a cavallo. In pugno ha una spada, l’altra mano stringe le briglie del destriero rampante, alla stregua dei grandi condottieri. Raffigura Amina, regina di Zazzau, che fu uno tra i sette stati africani situati tra i fiumi Niger e Benue appartenenti al dominio hausa (attualmente uno dei maggiori gruppi etnici presenti in Nigeria). Vissuta nel XVI secolo, fu tra le prime donne africane ad aggiudicarsi il titolo di Sarouniya, che in lingua hausa significa “regina” o “donna al comando”. Governò in autonomia per oltre trent’anni e condusse un esercito di 20mila uomini, assicurando al popolo hausa la massima espansione territoriale.

Statua della regina Amina a Lagos, Nigeria

Statua della regina Amina a Lagos, Nigeria

Foto: Omoeko Media, CC BY-SA 4.0

Le poche fonti sulla sua figura derivano dalla tradizione orale e dalle Kano Chronicles, un manoscritto in lingua araba che risale al X secolo d.C. e che riporta i governanti di Kano (attuale città nigeriana e in passato uno dei sette regni hausa). Nonostante la scarsa letteratura in merito, la figura di Amina ha assunto caratteri leggendari per le imprese di cui si è resa protagonista e per l’emancipazione che incarna, prima che la colonizzazione europea e l’influenza della jihad cambiassero l’impronta narrativa della storia africana al femminile.

Armi e corona

Amina nasce attorno al 1530 nella città-stato di Zazzau, corrispondente alla moderna provincia nigeriana di Zaria. È la prima di tre fratelli, figli di re Nikatau – ventiduesimo habe (sovrano) del regno – e della regina Bakwa Turunku, fondatrice nel 1536 della capitale. La città sarà chiamata Zaria, come la figlia minore Zariya, sorella di Amina. Il territorio di Zazzau gode di una posizione privilegiata: al suo interno s’incrociano tre importanti vie di scambio del Nord Africa, che connettono il Sahara alle aree forestali più a sud e ai territori dell’Africa Orientale. Per questo motivo, tra XV e XVI secolo sono frequenti gli scontri con le città-stato vicine, che tentano ripetutamente di ottenere il controllo del crocevia commerciale.

Le principali città del regno Hausa. Gli attuali confini sono in rosso

Le principali città del regno Hausa. Gli attuali confini sono in rosso

Foto: Pubblico dominio

La compravendita di minerali, cavalli, sale e tessuti garantisce alla popolazione e ai rispettivi sovrani un periodo di grande benessere, che offre tutti gli agi all’infanzia dei tre principini. Già durante l’adolescenza, Amina partecipa agli incontri di governo tenuti dai genitori e si avvicina all’arte militare: all’età di sedici anni impara a usare le armi e affina le proprie capacità di combattimento sotto la guida dei soldati dell’armata di Zazzau, di cui sarà in futuro condottiera rispettata. Il re muore nel 1566 e lascia la corona al figlio minore Karama, unico maschio, che governa per una decina di anni. Dopo il suo funerale, la sorella Amina prende il comando del regno.

In capo a 20mila uomini

Nonostante la cultura a radice patriarcale, nella Nigeria pre-coloniale le donne avevano la possibilità di occupare posizioni di potere e prestigio in ambito politico e religioso, che potevano essere assegnate per discendenza, per anzianità o per merito. È il caso di Amina, che pochi mesi dopo l’incoronazione assume la prima carica militare a capo dell’esercito di Zazzau. Gli anni successivi sono caratterizzati da una forte espansione territoriale: Amina arriva a condurre un’armata composta da circa 20mila uomini, che spingerà i confini della città-stato al massimo della propria estensione.

Frammento in ceramica di testa di donna nigeriana risalente al 1100-1500. Brooklyn Museum, New York

Frammento in ceramica di testa di donna nigeriana risalente al 1100-1500. Brooklyn Museum, New York

Foto: Pubblico dominio

L’espansione riconferma il ruolo cruciale del territorio di Zazzau nella gestione delle tratte commerciali verso la regione del Sahara, il Sudan e il Mali, garantendo la prosperità alle popolazioni che ne fanno parte. In cambio della protezione ottenuta dall’esercito conquistatore, i territori assoggettati come stati vassalli offrono in tributo noci di cola e schiavi. Oltre a essere abili tessitori, gli hausa sono in grado di lavorare i metalli, con beneficio per l’esercito di Amina: risale a quel periodo l’utilizzo delle prime armature – inclusi elmi di ferro e cotte di maglia – per proteggere i soldati, assicurando alle truppe un netto vantaggio sulle popolazioni circostanti.

Muri e memoria

Citando le Kano Chronicles, lo storico africano Peter J. M. McEwan ripercorre le conquiste di Amina, che comprendono «tutte le città fino a Kwararafa [a nord] e Nupe [a sud]», fino a dominare le città stato di Rano, Kano, Daura, Gobir e Katsina. Tra i segni tangibili del suo passaggio, rimangono i resti delle mura erette attorno agli accampamenti delle città-stato conquistate. In principio costruite in terra cruda, si estendevano per svariati chilometri e furono il prototipo delle successive fortificazioni realizzate in tutti gli stati hausa. Sono noti come “gnaular Amina”, muri di Amina.

Nella fotografia sono visibili le mura in terra cruda della città di Kano

Nella fotografia sono visibili le mura in terra cruda della città di Kano

Foto: Anasskoko, CC BY-SA 4.0

Oltre a garantire sicurezza ed evitare l’espansione incontrollata dei vari insediamenti, le cinta murarie consentono il controllo degli accessi e degli affari commerciali, diventando a loro volta simbolo dell’abilità tecnica e testimonianza gloriosa di chi li ha realizzati. Sebbene non tutti i ritrovamenti siano riconducibili all’operato della regina nigeriana, alcuni storici le attribuiscono anche la fortificazione lunga circa quindici chilometri che abbraccia la moderna città di Zaria.

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«Abile come un uomo»

Amina rimane al governo per trentaquattro anni. Secondo la leggenda, muore attorno al 1610 durante la campagna militare ad Ataagara (presso l’attuale città di Bida). Stando alla tradizione orale tramandata dalle popolazioni hausa, la regina guerriera non ha mai voluto sposarsi; tuttavia, pare che dopo ogni battaglia fosse solita scegliere tra gli uomini delle città conquistate un compagno per la notte, che sarebbe stato giustiziato all’alba del giorno successivo. La sua indipendenza, lo spirito e la forza che hanno caratterizzato le imprese militari e politiche le hanno assegnato l’epiteto di “Amina, Yar Bakwa ta san rana”, che potremmo tradurre come “Amina, figlia di Nikatau, donna abile come un uomo”.

La regina Amina di Zaria

La regina Amina di Zaria

Foto: Embassy of the Federal Republic of Nigeria

Nonostante le scarse fonti finora rinvenute, la regina di Zazzau alimenta la – seppur esigua – schiera di donne che tra l'XI e il XVI secolo sono state in grado di affermarsi nelle società patriarcali del continente africano. La sua figura è stata spunto per diverse trasposizioni: l’ultima è il film Amina (2021), diretto dal regista nigeriano Izu Ojukwu. Vent’anni prima, la celebre serie televisiva americana Xena: warrior princess (1995) aveva tratto ispirazione dalla leggendaria figura di Amina, in una rivisitazione che pur riabilitando il ruolo di principessa guerriera prende le distanze dalle origini di Amina e dalla straordinaria impresa condotta nelle terre d’Africa.

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Per saperne di più

Amina. Izu Ojukwu, 2021.

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