Quando Cristoforo Colombo raggiunge le coste delle Indie da occidente – o almeno così credeva – Amerigo Vespucci si trova a Siviglia. Ha trentotto anni e da poco si è trasferito in Spagna per «trafficare mercatanzie», come riporta in una lettera. Ancora non immagina che entro dieci anni seguirà la rotta e il destino dell’ammiraglio genovese, ridisegnando i confini e l’idea del mondo fino a quel momento conosciuto.
Tra il 1499 e il 1502 compie due viaggi attraverso l’Atlantico, uno per comando del re di Castiglia e uno al servizio del sovrano del Portogallo. Oltre all’intuizione della longitudine in mare – calcolata empiricamente con il metodo delle distanze lunari – a lui si devono le prime accurate descrizioni dei luoghi e dei popoli incontrati sulle coste vergini oltreoceano, da allora note come “America”, “la terra di Amerigo”.
Amerigo Vespucci (1454-1512). Incisione a colori, XVII secolo
Foto: Cordon Press
Firenze, la Spagna, l'oceano
Amerigo nasce a Firenze il 9 marzo 1454. È il terzo figlio del notaio fiorentino Anastasio Vespucci e di Elisabetta Mini, nobildonna aretina originaria di Montevarchi. Battezzato nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, cresce negli agi assicurati dalla buona posizione della famiglia. I Vespucci vantano proprietà nel centralissimo borgo di Ognissanti, compresa una cappella nell’omonima chiesa. Attorno al 1490 Amerigo lascia la repubblica fiorentina e si trasferisce nel regno di Castiglia per affari: a Siviglia incontra Cristoforo Colombo e viene a conoscenza del progetto di tracciare una rotta breve per le Indie attraverso l’Atlantico.
Otto anni più tardi è Vespucci a prendere il largo verso l’ignoto Occidente. Stando a due scritti attribuiti al navigatore fiorentino – il Mundus Novus (1504) e la Lettera al Solderini (1505) – i viaggi compiuti oltreoceano sarebbero quattro. L’ipotesi contrasta con i più recenti studi condotti dal geografo novecentesco Alberto Magnaghi, che in base a tre lettere ai Medici conservate negli archivi fiorentini (pubblicate solo nel XIX secolo) riconosce solo due traversate. La prima tra 1499 e 1500, lungo la costa settentrionale dell’attuale Sudamerica. La seconda tra il 1501 e il 1502, fino all’estremità più a sud del continente.
Arrivo di Amerigo Vespucci sul continente americano, 1501-1502
Foto: Cordon Press
Il Nuovo Mondo
Il primo viaggio parte dalle coste spagnole. Nel maggio 1499 Vespucci salpa dal porto di Santa Caterina – vicino a Cadice – a bordo di una delle quattro navi messe a disposizione dai sovrani di Spagna e comandate da Alonso de Ojeda. Dopo 24 giorni di mare approdano in corrispondenza dell’attuale Guiana francese: Vespucci prosegue da solo verso sud, lungo le coste dell’odierno Brasile, fino a raggiungere l’estuario del Rio delle Amazzoni. «Credo che questi due fiumi siano la causa dell’acqua dolce nel mare», si legge in una delle sue lettere. Il viaggio prosegue fino a Capo San Rocco, prima di rientrare in Spagna.
Nel maggio 1501 Vespucci partecipa a una nuova spedizione, stavolta finanziata dal regno di Portogallo. È l’occasione per proseguire l’esplorazione della costa sudamericana, dal Brasile fino alla Terra del Fuoco. Giunto all’estremità del Cile, in corrispondenza dello stretto che nel 1520 sarà attraversato da Ferdinando Magellano, Vespucci realizza ciò che finora aveva solo ipotizzato. «Arrivai alla terra degli Antipodi» scrive una lettera indirizzata a Lorenzo de’ Medici «e riconobbi di essere al cospetto della quarta parte della Terra. Scoprii il continente abitato da una moltitudine di popoli e animali, più della nostra Europa, dell'Asia o della stessa Africa».
Vespucci incontra la rappresentazione allegorica dell'America, una donna indigena su un'amaca
Foto: Cordon Press
Timore e meraviglia
Sebbene parte dei primi resoconti attribuiti a Vespucci non siano da considerare totalmente attendibili, possiamo immaginare l’impatto che le prime notizie del “mondus novus” hanno avuto sulla società del XVI secolo. Nelle sue lettere al gonfaloniere fiorentino Pier Solderini il navigatore descrive lo stupore di fronte alla nudità degli indigeni, che a loro volta mostrano curiosità e paura verso i forestieri appena approdati. «Le loro ricchezze sono penne di uccelli di più colori o pater nostrini che fanno d’ossi di pesci, di pietre bianche o verdi, le quali si mettono nelle gote e per le labbra e orecchie, e d’altre molte cose che noi in cosa alcuna non le stimiamo». Vespucci sottolinea che «sono liberali nel dare e per contrario liberi nel domandare […] Li regalammo varie campanelle, collanine e specchi, e manifestammo loro il desiderio che lor tutti abbandonassero la paura, in quanto volevamo essere amici loro».
Alle buone intenzioni – alimentate dal vantaggio del baratto – si associa il giudizio non sempre lusinghiero verso usi e costumi delle popolazioni autoctone, accusate anche di cannibalismo. «Mangian poca carne, salvo che carne di uomo», si legge in una lettera a Solderini. «Che saprà vostra Magnificenza, che in questo sono tanto inumani, che trapassano ogni bestial costume; perché si mangiano tutti i loro nemici che ammazzano o pigliano […] Sono tanti i loro barbari costumi, che il fatto al dire vien meno». Un’attenzione particolare è rivolta inoltre alla libertà dei popoli incontrati, che «non hanno né re né signore»; in particolare, le donne indigene godono di un’emancipazione straordinaria agli occhi degli europei, stupiti dalla forza e dalla leggerezza dei loro corpi, mostrati «senza vergogna».
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
Oltre il confine
Il cartografo tedesco Martin Waldseemüller divulga per primo le notizie dell’esploratore fiorentino nella Cosmographiae Introductio (1507), in cui appare per la prima volta il nome del nuovo continente. Inizialmente, il termine “America” si riferisce solo ai territori compresi tra Panama e la Terra del Fuoco; successivamente è esteso anche alla parte superiore del continente. Nel 1508 Vespucci torna al servizio della Spagna, dove ottiene la cittadinanza e viene nominato piloto mayor (pilota anziano) di Castiglia da re Ferdinando II d’Aragona. Oltre a selezionare e istruire piloti e cartografi, a lui sta il compito di disegnare la mappa ufficiale delle nuove terre e delle rotte nautiche per raggiungerle.
La mappa di Waldseemüller raffigura l'Africa, l'Europa, l'Asia e l'oceano Pacifico che separa il vecchio mondo dalle Americhe (di cui si vede solo la costa orientale), così chiamate in onore dell'italiano Amerigo Vespucci
Foto: Pubblico dominio
Vespucci onora questo compito fino all’ultimo dei suoi giorni: muore il 22 febbraio 1512 a Siviglia, lasciando tutti i suoi beni alla moglie Maria Cerezo. A 510 anni dalla sua scomparsa, il dibattito sulla “paternità” del nuovo mondo – disputata tra lui e Cristoforo Colombo – è ancora oggetto di discussione. All’ammiraglio ligure si attribuisce il merito di aver aperto per primo la nuova rotta verso il Mare Oceano, senza però realizzare la vera portata di quel viaggio fino alle “Indie”, che tali non erano. Ad Amerigo Vespucci si riconosce l’intuizione di aver raggiunto una terra diversa dall’Oriente e lontana da tutto ciò che finora era stato esplorato, segnando l’alba dell’età moderna.
Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!