Il 22 marzo 1895 i fratelli Lumière proiettarono a Parigi quella che è considerata la prima pellicola della storia: L’uscita dalle officine Lumière. I fratelli francesi avevano però una visione piuttosto scientifica del cinema e non s’interessarono mai alla componente artistica e commerciale dell’invenzione. Furono dunque altri a esplorare l’opportunità di raccontare storie offerte dalla nuova arte. Uno di questi pionieri fu Georges Méliès, considerato uno degli apripista della fiction cinematografica. Ci fu però un’altra persona che molto presto comprese le enormi possibilità del cinema e seppe intravedere lo splendido futuro che attendeva la settima arte. Questa persona fu tuttavia condannata all’oblio per il semplice fatto di essere una donna: il suo nome era Alice Guy-Blaché.
Foto di Alice Guy scattata nel 1896 da Apeada Studio New York
Foto: Pubblico dominio
Il mondo del cinema
Dopo essersi sposati a Parigi, i genitori di Alice tornarono a Santiago del Cile, dove il padre possedeva una libreria. Una devastante epidemia di vaiolo scatenatasi nel Paese andino costrinse però la coppia a rientrare in Francia con i quattro figli: e fu proprio nel paesino di Saint-Mandé, vicino alla capitale, che Alice nacque il primo luglio 1873. L’infanzia della bambina trascorse a cavallo tra Svizzera, Francia e Cile, dove la giovane studiò in diversi collegi. Il padre morì il 5 gennaio 1891 e la madre si vide obbligata a cercare un impiego per poter mantenere la famiglia: l’avrebbe trovato alla Mutualité maternelle.
Una devastante epidemia di vaiolo scatenatasi in Cile costrinse la coppia a rientrare in Francia con i quattro figli: e fu proprio nel paesino di Saint-Mandé, vicino alla capitale, che Alice nacque il primo luglio 1873
Anche quando la madre perse il lavoro Alice continuò a studiare seguendo quella che all’epoca era considerata una carriera “perfetta” per una donna: dattilografa e stenografa. Ciò le permise nel 1894 di essere assunta come segretaria nel Comptoir général de la photographie, una fabbrica di fotocamere e forniture fotografiche. Questo lavoro avrebbe finito per cambiarle la vita, perché fu qui che cominciò a scoprire il magico mondo delle immagini e si rese conto del suo potenziale. Un anno dopo, nel 1885, Alice iniziò a lavorare come segretaria nell’impresa di Léon Gaumont, uno dei pionieri dell’industria cinematografica, anche se all’epoca la compagnia si dedicava ancora soltanto alla fabbricazione di apparecchi fotografici. Un anno più tardi, nel marzo 1895, i fratelli Lumière invitarono Gaumont ‒ e con lui Alice ‒ a una dimostrazione del cinematografo. Alice, che aveva già scritto alcune sceneggiature teatrali e aveva un dono per raccontare storie, parlò con il suo capo per convincerlo del luminoso futuro di quell’invenzione.
Fotogramma del film 'Tarnished reputations' (Reputazioni infangate), del 1920
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Cineasta invisibile
Ai tempi però la visione degli affari di Gaumont non coincideva per nulla con quella di Alice, e questi continuò a investire nella vendita di macchine fotografiche (che considerava un passatempo per bambini) e non nella produzione cinematografica. Alla fine, nel 1897, Gaumont si lasciò convincere da Alice e creò un reparto dedicato alla produzione cinematografica, la cui direzione fu affidata proprio a lei, a condizione che questo nuovo incarico non le impedisse di continuare a svolgere le sue mansioni di segretaria. Nel 1896, una settimana prima che Georges Méliès entrasse a capofitto nel business del cinema, Alice realizzò il suo primo film, che intitolò La fée aux choux (La fata dei cavoli): un adattamento di un popolare racconto europeo. Il fatto di essere donna giocò però in suo sfavore, e perfino il suo stesso capo, Léon Gaumont, menzionò appena il lavoro di Alice Guy nelle proprie memorie, pubblicate nel 1930: anche per questo la cineasta è rimasta praticamente sconosciuta al grande pubblico fino a oggi.
Nel 1897 Gaumont si lasciò convincere da Alice e creò un reparto dedicato alla produzione cinematografica, la cui direzione fu affidata proprio ad Alice, con l’unica condizione che questo nuovo incarico non le impedisse di continuare a svolgere le sue mansioni di segretaria
Tra il 1902 e il 1907 Alice diresse più di cento fonoscene, ovvero pellicole girate per il cronografo, un apparecchio che permetteva di sincronizzare immagine e suoni registrati. Per disgrazia molte di queste sono andate perdute, anche se sappiamo della loro esistenza da lettere, riviste dell’epoca e libri. Nel 1905 Alice giunse in Spagna, dove girò La malagueña et le torero, pellicola colorata posteriormente a mano. Il film successivo fu La naissance, la vie et la mort du Christ, che si può considerare come la prima superproduzione della storia: durava trenta minuti, comprendeva venticinque set e si avvalse di più di trecento comparse, una cosa eccezionale per quei tempi.
Poster pubblicitario del documentario 'Be natural', del 2019, sulla vita di Alice Guy
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La sua casa di produzione
Nel 1907 Alice sposò un cameraman britannico di nome Herbert Blaché, che fu incaricato di dirigere le officine Gaumont in Inghilterra e Germania. Dopo le nozze la coppia si trasferì negli Stati Uniti, dove in un primo momento Alice decise ‒ cosa molto abituale ai tempi ‒ di lasciare il lavoro di regista per dedicarsi alla casa e crescere la prima figlia, che chiamò Simone. Nel 1910 però, annoiata, Alice convinse Herbert a fondare una casa di produzione che chiamarono Solax Company, anche se dal 1913 divenne la Blaché Features. La casa di produzione giunse a girare un migliaio di pellicole, dai western alle commedie, dai drammi alla fantascienza. Il successo dell’impresa sembrava inarrestabile.
Qualcosa però andò storto. Herbert iniziò una relazione extramatrimoniale con un’attrice e chiese ad Alice il divorzio, che fu alquanto tormentoso. La situazione la obbligò a tornare in Francia. Non avrebbe più diretto alcun film e il suo nome fu dimenticato. Alla fine perfino i libri di storia del cinema ridussero i suoi meriti a quelli di una semplice segretaria che, oltretutto “probabilmente” sarebbe stata l’amante di Gaumont. Fu Alice stessa a parlare, durante un’intervista concessa nel 1912, della differenza di condizione per le donne tra Francia e Stati Uniti: «[In Francia] finché una donna rimane, come si dice, al proprio posto, non riceve alcun rimprovero, ma se assume ed esercita le prerogative assegnate ai suoi fratelli è malvista. L’atteggiamento verso le donne negli Stati Uniti è molto diverso.
Herbert iniziò una relazione extramatrimoniale con un’attrice e chiese ad Alice il divorzio, che fu alquanto tormentoso. La situazione la obbligò a tornare in Francia. Non avrebbe più diretto alcun film e il suo nome fu dimenticato
Manifesto della compagnia cinematografica Solax Company comparso nelle rivista 'Moving Picture News' nel 1911
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Secondo gli storici del cinema, uno dei contributi più importanti di Alice Guy all’industria cinematografica fu l’uso degli effetti speciali, che ottenne utilizzando la tecnica di doppia esposizione, filmando delle sequenze a ritroso o con doppia esposizione del negativo. Per esempio, nel film Le noël de monsieur le curéusò per la prima volta la sovrimpressione, mentre in A house demolished and rebuilt proiettò le immagini in ordine inverso. Nel 1912 Alice rifece una pellicola filmata nel 1906, Les résultats du féminisme, traendone un film intitolato In the year 2000: un nastro di fantascienza in cui le donne esercitavano un potere assoluto sul mondo e i ruoli di genere s’invertivano. Malgrado il tema rivoluzionario, gli studiosi sembrano concordi sul fatto che Alice non fu particolarmente propensa a girare pellicole di taglio femminista, dal momento che avrebbero potuto avere ripercussioni sul suo lavoro.
Il merito fu suo
Nel 1953 Alice Guy ricevette la Legione d’onore, il più alto encomio del governo francese. Qualche anno dopo, nel 1957, ricevette un riconoscimento (non coperto mediaticamente) dalla Cinématheque française per essere stata la prima regista della storia. Nel 1964 decise di tornare negli Stati Uniti in compagnia delle figlie per tentare di recuperare la propria filmografia, ma non ritrovò quasi nessuna delle sue pellicole e le poche che riuscì a localizzare erano state attribuite a registi maschi. Alice Guy morì in una residenza per anziani a novantacinque anni, nel più completo anonimato. Nemmeno la stampa le dedicò qualche riga per ricordare il suo contributo al cinema, e tantomeno ebbe eco la sua autobiografia, in cui elencava tutte le sue pellicole.
Nel 1964 Alice decise di tornare negli Stati Uniti in compagnia delle figlie per tentare di recuperare la propria filmografia, ma non ritrovò quasi nessuna delle sue pellicole e le poche che riuscì a localizzare erano state attribuite a registi maschi
Fotografia scattata nel 1916 ad Alice e al marito Herbert
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Perfino alcuni ex-colleghi e lo stesso ex-marito si presero il merito di molti suoi film. Alice Guy andò così a ingrossare le fila della lunga lista di donne condannate dalla storia a vivere in secondo piano (come ad esempio l’attrice e inventrice Hedy Lamarr) e a vedersi negati i propri meriti. Il tutto per essere nate in un tempo in cui la società non riconosceva alle donne le loro capacità.
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