Alexander Selkirk, il vero Robinson Crusoe

Nel 1704 un corsaro scozzese fu abbandonato dai suoi compagni su un’isola deserta del Pacifico, dove trascorse quattro anni. Le sue peripezie ispirarono il libro di Daniel Defoe

Quando, il primo febbraio del 1709, il corsaro Woodes Rogers ormeggiò le sue due navi, la Duke e la Dutchess, su una delle isole deserte dell’arcipelago Juan Fernández, a 670 chilometri dalla costa del Cile, si imbatté in un fenomeno incomprensibile: un fuoco bruciava sulla spiaggia. Il giorno dopo vide sbucare dal bosco un uomo scalzo, vestito di pelle di capra e con in mano un vecchio moschetto arrugginito. Dietro la sua barba lunga e arruffata si intravedeva un sorriso e si intuiva un curioso senso di sollievo. Il suo nome era Alexander Selkirk e da quattro anni e quattro mesi viveva nella più terribile solitudine. La sua storia, insieme a quella di altri naufraghi, avrebbe in seguito ispirato il capolavoro di Daniel Defoe, Robinson Crusoe.

Ritratto di Daniel Defoe. Olio su tela, National Maritime Museum, Londra

Ritratto di Daniel Defoe. Olio su tela, National Maritime Museum, Londra

Foto: Album

Alexander Selkirk era nato nel 1676 in Scozia da una famiglia di conciatori. Irrequieto e problematico, era diventato marinaio e nel 1703 si era imbarcato nella spedizione comandata da William Dampier che, alla guida di due navi corsare, aspirava ad attaccare le colonie spagnole in America allo scopo di arricchirsi. Dopo mille difficoltà la spedizione aveva oltrepassato Capo Horn, risalito la costa del Pacifico e assediato la città mineraria di Santa Maria, nel golfo di Panama. La cattiva alimentazione e le malattie che colpivano i marinai avevano provocato scontri con gli ufficiali.

Separazione e abbandono

Un anno di navigazione senza grandi risultati e un attacco fallito contro due bastimenti mercantili – che aveva provocato diversi danni alle navi inglesi – causarono la separazione delle due imbarcazioni. Selkirk era rimasto sulla Cinque Ports, capitanata da Thomas Stradling, che aveva gettato l’ancora presso l’arcipelago Juan Fernández. Sull’isola di Más a Tierra, dove avevano fatto scorta di viveri e di acqua, Selkirk aveva insistito per riparare la nave, ma il capitano si era opposto.

Durante la discussione che era scoppiata, Selkirk si era lasciato sfuggire che avrebbe preferito rimanere sull’isola piuttosto che riprendere la navigazione con il galeone ridotto in quelle condizioni. Stradling, felice di liberarsi di un individuo così problematico, l’aveva preso in parola e, nonostante le suppliche dello scozzese, l’aveva abbandonato su quell’isola accidentata lasciandogli solo un moschetto, una libbra di polvere da sparo, un’ascia, un coltello, una casseruola, una Bibbia, dei vestiti e pochi strumenti di navigazione. In realtà, anche se non poteva saperlo, Selkirk era stato molto fortunato: la Cinque Ports era naufragata un mese dopo e i sopravvissuti erano stati imprigionati dagli spagnoli. Lo stesso Stradling trascorse quattro anni nel carcere di Lima prima di ritornare in Inghilterra, povero e malato.

Baia di Cumberland, nell’isola  Más a Tierra (l’attuale isola Robinson Crusoe). Proprio qui fu abbandonato Alexander Selkirk nel 1704

Baia di Cumberland, nell’isola Más a Tierra (l’attuale isola Robinson Crusoe). Proprio qui fu abbandonato Alexander Selkirk nel 1704

Foto: Jeremy Richards / Alamy / Aci

I primi otto mesi furono i peggiori per Selkirk: «Fui costretto a superare la malinconia e il terrore di restare solo in un luogo così desolato», raccontò al suo salvatore, Woodes Rogers. Scrutava l’orizzonte dalla spiaggia, in attesa di una vela amica, e si nutriva di crostacei, molluschi e tartarughe marine. «All’inizio non mangiava nulla fino a che la fame non lo obbligava e si sdraiava solo quando non ne poteva più dalla stanchezza», lasciò scritto Rogers.

Capre, gatti e topi

Con il sopraggiungere del periodo di accoppiamento dei leoni marini, Selkirk fu costretto a rifugiarsi all’interno dell’isola. A partire da questo momento, la sua vita migliorò notevolmente. Si imbattè infatti in delle capre: introdotte dagli spagnoli, erano facili da cacciare e si riusciva a cucinare un «brodo molto buono». Le rape, i cavoli e altri vegetali completarono la sua dieta. Inoltre, ricavò due capanne dall’albero del pepe: una per riposare e l’altra per cucinare. I topi all’inizio furono un tormento, soprattutto di notte, dato che «gli rodevano i piedi mentre dormiva»; tuttavia Selkirk addomesticò dei gatti che posero fine a questa situazione. Imparò a sopravvivere con risorse limitate: una volta terminata la polvere da sparo, iniziò a inseguire le capre (circa 500, secondo i suoi calcoli) a piedi e, quando i suoi vestiti si logorarono, ne realizzò di nuovi con pelli di capra, grazie alle lezioni apprese dal padre, conciatore.

Robinson Crusoe, in un disegno di N. C. Wyeth, è ispirato  alla descrizione di Selkirk fatta da Rogers

Robinson Crusoe, in un disegno di N. C. Wyeth, è ispirato alla descrizione di Selkirk fatta da Rogers

Foto: Christie’s Images / Scala, Firenze

Con gli anelli di ferro recuperati da una botte abbandonata costruì dei coltelli, tagliando e affilando il metallo con le pietre. Per oltre quattro anni – e a differenza di quanto avviene nel romanzo di Defoe, dove Robinson può contare sul “selvaggio” Venerdì –, non ebbe alcun compagno di sventure che potesse attenuare la sua solitudine. Selkirk passava il tempo incidendo il suo nome sugli alberi, addomesticando capretti che gli facevano compagnia o leggendo ad alta voce la Bibbia per non impazzire. Durante questo periodo sull’isola vide passare diversi vascelli, ma solo due navi spagnole attraccarono nella baia e Selkirk fu costretto a nascondersi perché, in quanto corsaro scozzese, rischiava di essere catturato e obbligato a lavorare nelle miniere. In effetti fu scoperto dagli spagnoli, che gli spararono e lo inseguirono nella fitta foresta ma, nonostante questi fossero andati a urinare proprio sotto l’albero su cui Selkirk si era arrampicato, non riuscirono a catturarlo e ripresero così il loro cammino dopo aver «cacciato diverse capre».

Il fuoco acceso da Selkirk sulla spiaggia permise a una nave di vederlo e di salvarlo. Incisione del XIX secolo

Il fuoco acceso da Selkirk sulla spiaggia permise a una nave di vederlo e di salvarlo. Incisione del XIX secolo

Foto: Granger / Album

   

Nel 1709, quando Rogers arrivò sull’isola con la sua spedizione, si imbatté in un uomo «che aveva dimenticato la sua lingua al punto che lo si riusciva a capire a malapena». Per diversi mesi Selkirk non fu in grado di bere liquore, assaggiare del cibo e indossare scarpe per colpa dei calli che aveva ai piedi. Rogers lo arruolò come secondo ufficiale; il Duke e la Dutchess salparono per risalire la costa del Pacifico, attaccarono Guayaquil e sulla costa del Messico si impossessarono del galeone Nuestra Señora de la Encarnación y Desengaño, da cui ricavarono un grande bottino. Dopo una sosta nelle Indie Orientali olandesi la spedizione doppiò il capo di Buona Speranza e arrivò in Inghilterra il primo ottobre del 1711.

Il racconto di un naufrago

L’anno successivo apparve il primo racconto in cui si parlava di Selkirk: il resoconto dell’ufficiale della Dutchess, Edward Cook, intitolato A Voyage to the South Sea. Nel 1713 sul quotidiano The Englishman venne pubblicato un articolo su di lui. Nel frattempo, nel 1712 lo stesso Selkirk raccontò in tribunale il suo viaggio sulla Cinque Ports e venne pubblicato il libro a cui si deve in larga misura la sua fama successiva: A Cruising Voyage Round the World, di Woodes Rogers, opera che molto probabilmente lesse Defoe. Selkirk godette di un riconoscimento passeggero ma non riuscì ad adattarsi alla civiltà e rimase coinvolto in risse e litigi per colpa dell’alcool. Pochi mesi dopo rientrò in Scozia senza aver riscosso la sua parte di bottino. Nel 1717 ritornò a Londra e si arruolò nella Royal Navy. Morì di febbre gialla a bordo della HMS Weymouth, un vascello che controllava la pirateria sulle coste del Ghana, nel 1723, e fu sepolto in mare. Dopo la sua morte due donne si presentarono sostenendo di essere sue spose, entrambe provviste di un testamento ed entrambe ingannate da Selkirk.

Copertina di un’edizione del Robinson Crusoe del 1779

Copertina di un’edizione del Robinson Crusoe del 1779

Foto: Akg / Album

   

Il maggior riconoscimento per l’avventura di Selkirk fu senza dubbio la pubblicazione, nel 1719, del romanzo Robinson Crusoe. Gli specialisti assicurano che Defoe non si ispirò solo a lui, ma che concentrò la sua attenzione soprattutto su altri naufraghi famosi dell’epoca, come Robert Knox, che trascorse vent’anni tra gli indigeni dello Sri Lanka, o Henry Pitman, evaso da una colonia penale caraibica. Ciononostante, la prima edizione del libro di Defoe dimostra fino a che punto Selkirk fosse presente nella mente degli editori e dei lettori dell’epoca: la figura di Crusoe sulla copertina coincide con la descrizione di Selkirk fatta da Rogers. La persona finì per confondersi con il personaggio, e due secoli dopo, il Cile ribattezzò le due isole dell’arcipelago Juan Fernández: Más a Tierra, il rifugio di Alexander Selkirk, venne chiamata Robinson Crusoe per attirare i turisti, mentre Más Afuera divenne ufficalmente Alexander Selkirk anche se il marinaio scozzese non vi aveva mai messo piede.

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