La Abraham Crijnssen, la nave che si finse un'isola durante la Seconda guerra mondiale

Il capitano di questo dragamine olandese, persosi in circostanze poco chiare durante la fuga in Australia dopo la sconfitta della flotta alleata nella battaglia dello stretto della Sonda nel 1942, decise di camuffare la nave da isola tropicale per evitare che fosse affondata dalla flotta giapponese, che pattugliava il mare di Giava

Il 15 maggio 1940 i Paesi Bassi si arrendevano ufficialmente all’esercito tedesco. Ciò nonostante, numerose navi del loro esercito continuarono a combattere per tutto il conflitto, alcune perché in quel momento si trovavano molto lontane, nelle Indie orientali olandesi, altre perché riuscirono a fuggire in Gran Bretagna. Londra divenne anzi la base operativa dell’esercito olandese, che da lì dirigeva le manovre delle proprie navi in tutti i teatri bellici ancora coinvolti, a partire dall’evacuazione di Dunkerque.

Il dragamine Abraham Crijnssen fotografato nel 1951, dopo la fine della Seconda guerra mondiale

Il dragamine Abraham Crijnssen fotografato nel 1951, dopo la fine della Seconda guerra mondiale

Foto: Pubblico dominio

Le navi però erano una preda molto ambita, e una delle tecniche utilizzate dagli eserciti di entrambi gli schieramenti, sia durante la Prima che durante la Seconda guerra mondiale, fu quella di mimetizzarle per evitare che fossero intercettate dal nemico. Fu la tecnica usata dall’equipaggio di un dragamine della marina reale olandese, la HNLMS Abraham Crijnssen, una nave che stava operando nel mare di Giava e che portò il concetto di mimetizzazione navale a un altro livello. L’equipaggio della nave riuscì a “trasformare” l’imbarcazione in un’isola tropicale e sfuggire così alle grinfie dell’esercito imperiale giapponese.

L’unica sopravvissuta

Surabaya, nell’isola di Giava, oggi uno dei principali porti dell’Indonesia, era la base operativa del dragamine Abraham Crijnssen, una nave molto lenta e male armata che aveva tutti i numeri per diventare una preda facile dell’aviazione giapponese o un chiaro obiettivo per qualunque imbarcazione nemica che la intercettasse. La guerra navale giapponese, culminata il primo marzo 1942 con la battaglia dello stretto della Sonda, costrinse tutte le navi olandesi della zona a ritirarsi e a cercare rifugio nei vicini porti australiani. La flotta alleata subì una sconfitta schiacciante, a cui sopravvissero solo quattro imbarcazioni olandesi, tre delle quali furono affondate dai giapponesi qualche giorno più tardi.

La flotta alleata subì una sconfitta schiacciante nella battaglia dello stretto della Sonda a cui sopravvissero solo quattro imbarcazioni olandesi

Veduta aerea del dragamine olandese Abraham Crijnssen

Veduta aerea del dragamine olandese Abraham Crijnssen

Foto: pubblico dominio

La Abraham Crijnssen salpò da Surabaya scortata da altre tre navi, ma, per ragioni tuttora sconosciute, il dragamine si perse e rimase isolato sulla rotta per l’Australia. Con la flotta giapponese alle calcagna, il capitano ebbe una brillante idea (in realtà la loro unica via di fuga): mimetizzare la nave e farla passare per un isolotto. In effetti il mare di Giava, che circonda Malesia e Indonesia, è punteggiato da più di 18mila isole, dalle più grandi, come il Borneo, alle più piccole, disabitate e coperte solo da pochi arbusti. La Abraham Crijnssen non era un’imbarcazione molto grande, ma lo era abbastanza da passare per uno degli isolotti sparsi qua e là nel mare di Giava. Il capitano Anthonie van Miert pensò che, anche se sembrava una sfida impossibile, valeva la pena tentare, se ciò significava ingannare i giapponesi e salvare la vita all’equipaggio.

Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!

Un’idea che salvò delle vite

Per realizzare il suo piano, il dragamine attraccò all’isola più vicina e l’equipaggio si mise immediatamente a tagliare quante più piante possibile. In realtà la principale minaccia era quello di essere individuati dall’alto, quindi per mimetizzarsi in modo efficace dovevano coprire tutta la superficie della nave di fogliame e dipingere lo scafo simulando rocce e scogli. L’idea del capitano era di rimanere vicino alla costa durante il giorno, provocando un’illusione ottica per cui, quando il nemico avesse visto la nave da lontano, non l'avrebbe percepita. Al calare delle tenebre, i marinai dell’Abraham Crijnssen decisero che era il momento giusto per accendere i motori e dirigersi verso l’Australia. E così fecero. Anche se all’inizio quella trovata poteva sembrare assurda, sorprendentemente funzionò. I caccia giapponesi che pattugliavano l’arcipelago indonesiano alla ricerca dei resti della flotta olandese non furono in grado d’individuare la barca fuggitiva, che otto giorni dopo arrivò in un porto sicuro. Il dragamine divenne così l’ultima imbarcazione a fuggire alla minaccia giapponese nelle Indie orientali olandesi.

I caccia giapponesi che pattugliavano l’arcipelago non furono in grado d’individuare la Abraham Crijnssen

La Abraham Crijnssen mimetizzata da isola

La Abraham Crijnssen mimetizzata da isola

Foto: Pubblico dominio

La storia della Abraham Crijnssen non finisce qui. Il dragamine entrò a far parte della Royan Navy australiana e, con un equipaggio britannico, tornò in servizio il 28 settembre 1942, per scortare e aiutare i sottomarini olandesi che operavano nella zona. La Abraham Crijnssen sopravvisse al conflitto e alla fine della guerra fu trasferita nuovamente alla marina reale dei Paesi Bassi, con la missione di pattugliare le Indie orientali olandesi e ripulire dalle mine il porto di Kupang, nell’isola di Timor, per permettere l’arrivo del contingente australiano che doveva assistere alla firma della resa giapponese. Anni dopo, nel 1960, ritirata dal servizio attivo, la Abraham Crijnssen fu destinata a missioni di addestramento e nel 1995 fu acquisita dal Museo navale olandese, dove oggi può essere ammirata da tutti i visitatori interessati alla sua affascinante storia.

Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!

Condividi

¿Deseas dejar de recibir las noticias más destacadas de Storica National Geographic?