Tanto tempo fa (o forse non così tanto), in una galassia lontana lontana (il deserto tunisino, in realtà), George Lucas iniziò a filmare un'epopea spaziale intitolata Star Wars e tradotta in Italia come Guerre stellari. Anche se lui stesso era poco fiducioso, finì per diventare una delle saghe più importanti del cinema. La sua produzione è ricca di aneddoti, alcuni dei quali anche alquanto audaci.

Gli attori Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamill sul set di Star Wars
Foto: ©20th Century-Fox Film Corp. All rights reserved/courtesy Everett Collection
Perché il primo film a essere girato fu l’episodio IV?
Fino alla prima di L'impero colpisce ancora nel 1980, quella che oggi chiamiamo la “trilogia originale” (Una nuova speranza, L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi) non aveva una numerazione, e Una nuova speranza era noto appunto solo come Guerre stellari. Molto si è speculato sul fatto che George Lucas avesse in mente fin dal principio la storia dei prequel e, in caso, sul perché abbia scelto d’iniziare dal quarto episodio.
In realtà la storia originale di Lucas includeva molte idee che abbracciavano tutta la trilogia originale e parte dei prequel, compresa l’ascesa dell’imperatore Palpatine e la persecuzione degli Jedi. Semplicemente c’era troppo materiale per svilupparlo tutto in una pellicola, o addirittura in tre. Pertanto si scelse di prendere la prima parte della storia, eliminare tutto ciò che non era essenziale e introdurla come backstory: da qui provengono i riferimenti a eventi della trilogia prequel come l’apparizione di Darth Vader (Dart Fener nella versione originale italiana) o la Guerra dei cloni (che il doppiaggio ha tradotto come “guerra dei quoti”).
Un altro motivo è che, tra tutto il materiale originale di Lucas, quello prescelto per dare forma a Guerre stellari era quello che poteva funzionare meglio in una sola pellicola. Bisogna considerare che lo stesso Lucas non era sicuro che il suo prodotto avrebbe avuto successo e che avrebbe potuto girare il seguito: per questo, di tutti i film della saga, il primo è quello con la trama più serrata.

Poster originale del film Guerre stellari, uscito nel 1977
Foto: Tom Chantrell / 20th Century Fox
La classe elementare e l’elefante che fecero da comparse
La Valle della Morte, in California, era una delle location scelte per il paesaggio desertico del pianeta Tatooine, a causa dei suoi spettacolari paesaggi, in particolare i canyon. Una delle specie native del pianeta sono i jawa, di bassa statura e con il viso sempre coperto da un mantello scuro. Sotto i mantelli si celava un gruppo di bambini di una scuola elementare che parteciparono come comparse, senza immaginare che stessero prendendo parte a uno dei film più noti della storia.

I bambini con indosso i costumi da jawas
Foto: Courtesy of National Park Service
I bambini non furono gli unici extra inaspettati: c’era anche un elefante asiatico di nome Mardji, affittato nel parco Marine Land Africa di San Francisco, che fu rivestito di pelli e a cui fu fatta indossare una gran maschera di corno per incarnare un bantha, una creatura che assomiglia a un bue muschiato un po’ troppo cresciuto. Senza dubbio l’animale non fu felice quanto i bambini di aver fatto parte del casting di una leggenda cinematografica.

L'elefante Mardji travestito da bantha
Foto: Courtesy of National Park Service
Lo schiaffo di Alec Guinness a Mark Hamill
Quando fu girata Una nuova speranza Mark Hamill, che interpretava Luke Skywalker, era un attore giovane e abbastanza sconosciuto. Viceversa Alec Guinness, il vecchio Obi-Wan Kenobi, era già un veterano che aveva alle spalle una vasta filmografia, diversi premi e il titolo di cavaliere.
Mark Hamill nutriva un profondo rispetto per l’attore e non sapeva bene come rivolgersi a un collega di tale calibro. Decise di andare sul sicuro, ma finì per esagerare, chiamandolo continuamente “Sir Alec”. Finché un giorno l’attore gli rifilò uno schiaffo e disse: «Voglio essere chiamato per nome, non per titolo». Hamill la prese bene e gli rispose: «Va bene, allora come devo chiamarla, Big Al?» (il soprannome di Al Capone). Da quell’episodio i rapporti tra i de filarono lisci come l’olio: Guinness adorò l’umorismo irriverente di Hamill.

Alec Guinness e Mark Hamill insieme sul set
Foto: Everett Collection
Il discusso bikini dorato di Carrie Fisher…
Quando si pensa alla principessa Leia (Leila nel primo doppiaggio italiano), quasi sicuramente viene in mente uno di questi due costumi: la tunica bianca di Una nuova speranza… o il bikini dorato che sfoggia all’inizio di Il ritorno dello Jedi, quando appare come schiava del capo criminale Jabba the Hutt. Questo secondo costume è uno dei più apprezzati dai cosplayer, i fan che si travestono come i loro miti, ma Carrie Fisher, l’attrice di Leia, lo odiava.
Il primo motivo è evidente: l’attrice detestava che il suo personaggio fosse sessualizzato in quel modo, tanto pi�� perché si considerava attivamente femminista. Questa opinione era condivisa da alcuni dei suoi colleghi, come Harrison Ford, ma George Lucas non si lasciò convincere e le impose anche di perdere peso prima delle riprese di Il ritorno dello Jedi, il che non fece che incrementare l’avversione di Fisher per quella tenuta.
La seconda ragione era la scomodità del bikini in sé: era di gomma di uretano, graffiava la pelle ed era molto difficile sia indossarlo, sia soprattutto recitarvi, specialmente nelle scene di azione: non a caso alcune furono girate da una controfigura, Tracey Eddon. Carrie Fisher descrisse il suo bikini dorato come «ciò che una top model indosserebbe nel settimo girone dell’inferno».

Statue di cera della principessa Leia con indosso l'iconico bikini e di Jabba the Hutt al museo delle cere di madame Tussaud
Foto: Cordon Press
… e l’origine della sua acconciatura a crocchie
Un altro degli elementi visivi più caratteristici della principessa Leia sono le sue vistose pettinature: tra queste, nessuna è più curiosa degli chignon a spirale con cui appare per la prima volta in Una nuova speranza. Sono state suggerite molte teorie sui modelli di George Lucas, dalle guerrigliere messicane alla scultura iberica conosciuta come la Dama di Elche.

La celebre acconciatura della principessa Leia
Foto: ©20th Century Fox Film Corp. All rights reserved / courtesy Everett Collection
Tuttavia, basandosi sull’archivio fotografico di Lucas, ciò che ispirò l’acconciatura furono le donne di etnia hopi, in Arizona. Questa pettinatura, nota come fiore di zucca, è tipica delle donne nubili ed è realizzata con degli archi di legno attorno a cui si arrotolano i capelli. Sembra che fu scelta perché Lucas non desiderava che Leia avesse l’aspetto della classica principessa e preferì dunque uno stile che la differenziasse.

Donna hopi con l'acconciatura a "fiori di zucca"
Foto: Edward S. Curtis, pubblico dominio
Harrison Ford non doveva essere Han Solo: arrivò sul set come falegname
È difficile pensare a un attore più adatto di Harrison Ford per interpretare l’insolente Han Solo. Curiosamente però Ford non fu neppure considerato quando venne fatto il casting per il personaggio, e lo stesso attore arrivò a nutrire una certa antipatia per lui.
Quando si fece il casting per Una nuova speranza Ford fu sì convocato, ma non come attore, bensì per dei lavori di falegnameria, ruolo con cui rimpolpava il suo scarso salario come attore. Avendolo incontrato sul set, George Lucas gli propose di leggere alcune battute della sceneggiatura di Han Solo per rispondere alle audizioni di attori che si presentavano per altri ruoli. Alla fine però gli piacque più dei candidati che si erano presentati, e finì per ottenere la parte.
Anche se fu uno dei personaggi che ne lanciarono la carriera cinematografica, Harrison Ford giunse a provare una certa antipatia per Han Solo, di cui sperò addirittura che morisse in Il ritorno dello Jedi. In effetti l’attore è noto per la sua scarsa simpatia verso i fan, soprattutto in confronto alle altre star di Star Wars: per lui fu solo un lavoro di gioventù e non condivise mai la passione che tanta gente prova per un personaggio che a lui stava solo antipatico.

Ritratto fotografico di Harrison Ford
Foto: © 20th Century Fox Film Corp. All rights reserved / courtesy Everett Collection
Han sparò per primo e altre modifiche allo script originale
La trilogia originale ha subito molte modifiche dopo l’uscita al cinema. Alcune risalgono alla sua prima distribuzione in formato domestico, ma dopo l’uscita della trilogia dei prequel ce ne furono anche altre. Alcune furono tecniche: per esempio, le scene di battaglia nei primi film furono girate con dei modellini che non potevano ancora essere prodotti digitalmente dalle tecnologie dell’epoca.
Altre ebbero un effetto più profondo sulla trama, come la famosa scena di Una nuova speranza in cui Han Solo spara per primo al cacciatore di taglie Greedo, che nelle versioni successive fu alterata per far sì che Solo sparasse dopo che l’altro aveva aperto il fuoco, per dare un’immagine meno negativa del personaggio. La comparsa dei prequel fu una scusa per modificare altre scene. La più famosa è sicuramente il finale di Il ritorno dello Jedi, in cui l’attore Sebastian Shaw, che nel film ha il ruolo di Anakin Skysalker, fu sostituito da un giovane Hayden Christensen (che interpreta il personaggio nei prequel). Questi cambiamenti non piacquero ad alcuni dei fan che avevano visto la trilogia originale nella sua prima versione.
La distribuzione dei film in DVD rese possibile a molte persone entrare in contatto per la prima volta con scene che erano state eliminate, lasciando alcune cose in sospeso. La vincitrice in questo senso fu La vendetta dei Sith, con alcune scene tagliate di grande rilievo, come il fatto che Obi-Wan Kenobi fosse a conoscenza della relazione del suo apprendista con la senatrice Amidala. Se vi fosse stato inserito tutto ciò che era nel copione originale, questa pellicola sarebbe durata più di quattro ore. In effetti i prequel dovettero tagliare elementi decisivi per la trama, come la Guerra dei cloni, per la quale fu creata una serie di animazione di 133 episodi.
Nella trilogia originale Darth Vader fu interpretato da quattro diversi attori…
Darth Vader è uno dei cattivi più iconici della storia del cinema. Nell trilogia originale, però, dietro la maschera si celavano tre attori diversi: David Prowse, attore e culturista, con i suoi due metri di altezza lo incarnava fisicamente. George Lucas scelse però di ridoppiare tutte le frasi del personaggio con la voce di James Earl Jones, perché l’accento di Prowse non gli piaceva e desiderava una voce più oscura per il personaggio. Questa modifica non trapelò fino alla prima, e Prowse non ne fu troppo contento.
Ancor più arrabbiato divenne dopo la prima di Il ritorno dello Jedi, quando alla fine si vede il volto di Vader senza maschera, perché Lucas decise di sostituirlo con Sebastian Shaw. Prowse ritenne sempre che Lucas lo avesse trattato ingiustamente. Nel 2015 un documentario intitolato I am your father raccontò la sua storia e gli diede la possibilità di ricreare la scena in cui Luke gli toglie l'elmo.
In realtà ci fu anche un quarto attore che interpretò Vader: nelle scene di combattimento di Il ritorno dello Jedi intervenne Bob Anderson, controfigura stunt e coreografo di scena, perché Prowse non era molto abile con la spada laser e rischiava di colpire elementi di scena.
… e solo due attori sapevano la verità su questo personaggio
Uno dei momenti più cruciali della saga è quando, in L’impero colpisce ancora, viene rivelata la vera identità di Darth Vader. George Lucas voleva mantenere il segreto a tutti i costi, perciò nessuno degli attori ne fu informato… tranne due.
La scena fu girata con una frase falsa, in cui Darth Vader dice a Luke: «Obi-Wan Kenobi ha ucciso tuo padre». Questa frase fu sostituita in postproduzione con la mitica: «No, io sono tuo padre», con la voce di James Earl Jones. L’attore però pensava si trattasse di una bugia di Vader per confondere Luke e sembra sia rimasto colpito quanto gli spettatori quando vide il film.

La famosa scena tra Luke e Darth Vader in L'impero colpisce ancora
Foto: ©20th Century-Fox Film Corporation, TM & Copyright / courtesy Everett Collection
L’altro attore che sapeva la verità era Mark Hamill, che ne fu informato appena prima del ciak, per essere certi che la sua reazione fosse adeguata alla rivelazione. All’epoca Jones non aveva ancora registrato la frase e Hamill era l’unico a sapere come stavano le cose a parte Lucas e il regista Irvin Kershner: il regista lo avvisò che, se fosse trapelata la verità, avrebbero saputo che era stato lui a rivelarla.
Hamill dovette mantenere il segreto per più di un anno, il che lo mise molto a disagio: «Sono diventato paranoico perché sono davvero pessimo a mantenere i segreti. Parlo nel sonno, quindi era molto pericoloso. Allo screening Harrison si voltò verso di me e mi disse: 'Ehi ragazzino, questo non me lo avevi detto'».
I mezzi rudimentali ma efficaci della prima trilogia
La trilogia originale fu girata con un budget relativamente basso e con i mezzi tecnici dell’epoca, il che richiese parecchia inventiva da parte dell’équipe. George Lucas voleva degli effetti speciali mai visti prima in un film, e per farlo dovette creare la propria impresa: Industrial Light & Magic, che fece uso di tutte le strategie possibili.
I più usati furono senza dubbio i modellini mossi da fili impiegati nelle scene in cui le navicelle volano nello spazio o ci sono delle esplosioni. Per le macchine d’assalto imperiali, così come per alcune creature aliene, fu usata la tecnica della stop motion: ventiquattro fotografie al secondo riprodotte alla massima velocità per dare l’idea del movimento.
Un altro elemento fondamentale fu il pupazzo di Yoda, il venerabile maestro Jedi che apparve nella trilogia originale prima che la computer grafica permettesse di crearlo in digitale. Il risultato fu migliore di quanto sperato dallo stesso Lucas, che aveva addirittura pensato di ricorrere a una scimmia ammaestrata per dare vita al personaggio.

Il personaggio di Yoda in uno dei prequel
Foto: Cordon Press
Meno noto è forse il modo in cui furono filmate le famose introduzioni, in cui delle scritte in giallo scorrono sullo sfondo nero. Nella trilogia originale, queste vennero realizzate filmando dei pannelli con il testo collocati a terra, e l’effetto dello scorrimento si ottenne muovendo la telecamera longitudinalmente lungo il modello. L’effetto di lento scorrimento era difficile e richiedeva molto tempo, ragion per cui nelle prime distribuzioni in altre lingue la sequenza rimase in inglese, mentre una voce fuori campo la traduceva nella lingua del posto.
La scommessa da 40 milioni di dollari tra George Lucas e Steven Spielberg
Una nuova speranza ebbe un grande successo al botteghino e lo stesso George Lucas ne rimase sorpreso. Durante la produzione del film era andato a trovare l’amico regista Steven Spielberg, che all’epoca stava girando Incontri ravvicinati del terzo tipo. Lucas non era granché ottimista rispetto al proprio progetto, e anche alcuni suoi amici registi gli avevano fatto delle critiche non troppo rassicuranti, ma quando raccontò la propria idea a Spielberg questi si disse convinto che avrebbe avuto molto successo. Fu allora che fecero una scommessa: ciascuno avrebbe regalato all’altro il 2,5% dei ricavi delle rispettive pellicole.
Lucas era sicuro che la scommessa sarebbe stata favorevole per lui, dal momento che Spielberg era reduce del trionfo al botteghino di Lo squalo nel 1975. In effetti anche Incontri ravvicinati del terzo tipo fu un successo, ma neanche lontanamente comparabile a Una nuova speranza. Grazie a quella scommessa Spielberg vinse circa 40 milioni di dollari, che investì in un progetto condiviso tra i due, con Spielberg in qualità di regista e Lucas come produttore: il primo film di Indiana Jones, I predatori dell’arca perduta.

Lucas a sinistra e Spielberg a destra sul set di I predatori dell'arca perduta
Foto: Cordon Press
L’orrendo special che nessuno vuole ricordare
Ognuno ha le proprie opinioni rispetto agli episodi migliori e peggiori di Star Wars. Ce n’è uno però che tutti ritengono unanimemente sia stato disastroso, inclusi gli attori che vi parteciparono. Si tratta del quasi leggendario Star Wars Holidays Special, uno speciale televisivo andato in onda nel novembre 1978.
La trama si situa tra Una nuova speranza e L’impero colpisce ancora, che allora era in fase di preproduzione. È difficile descrivere questo prodotto, un insieme eterogeneo di programmi a basso budget che comprendevano numeri musicali, marionette, spezzoni animati, spot pubblicitari e altri elementi troppo strani per essere espressi a parole.
A causa della sua pessima accoglienza lo speciale non fu mai più trasmesso né distribuito in formato domestico, e gli attori preferiscono stendere un velo pietoso quando si menziona questa macchia sul loro curriculum. Lo spettatore che volesse arrischiarsi a guardarlo può comunque reperirlo facilmente su internet.

Mark Hamill e Kenny Baker sul set del famigerato Holiday Special
Foto: (c) Lucasfilm, Ltd. / Courtesy: Everett Collection
L’attore bullizzato e il suo ritorno trionfale dopo vent’anni
L’aspetto più negativo di Star Wars è il bullismo subito da diversi suoi attori, generalmente dovuto al fatto che i loro personaggi non erano amati dal pubblico. Tra questi si trova Jake Lloyd, che interpretò il giovane Anakin Skywalker in La minaccia fantasma, o il caso più recente di Kelly Marie Tran, nel ruolo di Rose Tico in L’ultimo Jedi.
Uno dei casi più famigerati è quello di Ahmed Best, la cui interpretazione di Jar Jar Binks nella trilogia dei prequel lo spinse quasi al suicidio, a causa delle reazioni terribilmente ostili del pubblico al suo personaggio. L’attore giunse a ricevere delle minacce di morte, considerò il suicidio e decise di non prendere più parte a nessun’altra superproduzione di Star Wars.
Best tuttavia ha goduto di un ritorno glorioso nella serie tuttora in onda The Mandalorian, in cui interpreta il maestro Jedi Kelleran Beq. In precedenza aveva partecipato anche al programma televisivo della saga intitolato Jedi Temple Challenge, un concorso infantile andato in onda nel 2020 in cui i partecipanti dovevano superare diverse prove per diventare Jedi.

Ahmed Best alla Big Apple Convention di Manhattan, 2010: fu la prima convention di Star Wars a cui partecipò
Foto: Luigi Novi (CC)
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La curiosa origine del meme «Sto più in alto di te»
Star Wars è stato una fonte inesauribile di meme. Uno dei più famosi è ripreso da una scena di La vendetta dei Sith in cui Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) combatte contro il suo pupillo Anakin Skywalker (Hayden Christensen) e a un certo punto esclama: «I have the high ground!» (Sto più in alto di te, in italiano). Questa frase nasce da un curioso aneddoto tra McGregor, Christensen e Nick Gillard, coordinatore degli stunt nelle scene d’azione.
Fu Gillard a spiegare l’aneddoto: «Ogni sera cenavamo in un ristorante situato in cima a una collina. Ci si poteva arrivare a piedi seguendo la strada o prendendo una scorciatoia per un percorso accidentato. Io prendevo sempre la strada più diretta, ma Hayden odia i dislivelli. La cosa mi fece pensare che, se avessimo messo Anakin su un dislivello, Obi avrebbe avuto una possibilità».
Fin dal suo debutto il meme è diventato molto popolare tra i fan, che scherzano sul fatto che in La minaccia fantasma Obi-Wan era sopravvissuto a una situazione in cui il suo rivale (Darth Maul) aveva il vantaggio dell’altezza: risultava quindi ironico che in questo caso considerasse favorevole la propria posizione.

Scena da La vendetta dei Sith
Foto: © Twentieth Century-Fox Film Corporation. All rights reserved / Courtesy Everett Collection
Personaggi secondari dal successo insperato
Una delle produzioni recenti più acclamate della saga è The Mandalorian, che segue le avventure di un cacciatore di taglie appartenente a un’etnia guerriera nota come i mandaloriani. La trama s’intreccia con quella di un’altra serie, Il libro di Boba Fett, su un altro personaggio con dei legami con i mandaloriani introdotto in L’impero colpisce ancora.
È curioso che due dei progetti attuali della serie abbiano origine da un personaggio che, quando apparve per la prima volta, non aveva nemmeno un nome, tanto meno una cultura distintiva. Il nome di Boba Fett non fu pronunciato fino a Il ritorno dello Jedi, e anche allora la sua figura era secondaria. Il successo tra i fan fu del tutto inaspettato e provocò il suo ritorno in romanzi, fumetti e, alla fine, in due serie televisive sui mandaloriani.
Non è l’unico caso di personaggi dal successo inaspettato: diversi degli attuali progetti della serie si basano su personaggi inizialmente presentati come secondari. È il caso della serie Andor e dell’imminente Ahsoka, basata su uno dei personaggi più amati delle serie animate Clone Wars e Rebels, e programmata per l’agosto 2023.
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