Adele Bloch-Bauer fu un’esponente dell’alta borghesia viennese d’inizio Novecento. Nata in una ricca famiglia ebrea il 9 agosto 1881, sposò giovanissima l’industriale Ferdinand Bloch e divenne presto nota nei salotti viennesi come “la Monna Lisa austriaca”. Fu infatti l’unica donna a figurare in almeno due dipinti del celeberrimo pittore Gustav Klimt, che la ritrasse due volte (me c’è chi ipotizza che anche dietro alcune tele allegoriche, come la Giuditta o Il bacio, si celino le fattezze di Adele). I ritratti di Klimt furono eseguiti su commissione di Ferdinand Bloch: il primo nel 1907, il secondo nel 1912. La donna, la cui relazione clandestina con il pittore non è mai stata confermata, morì senza figli nel 1925, all’età di quarantatré anni, a causa di una meningite: una morte che le risparmiò di assistere alle persecuzioni naziste che a partire dal 1938 sconvolsero il resto della sua famiglia. Il marito morì in Svizzera nel 1945, lasciando i propri averi ai nipoti: ma nel frattempo i nazisti avevano requisito la sua azienda, la casa e la straordinaria collezione d’arte, inclusi i due ritratti di Adele, che furono venduti alla galleria Belvedere di Vienna. Per nascondere l’identità ebraica del soggetto, i due quadri furono rinominati Woman in gold e Portrait of a lady. Fu solo a distanza di cinquant’anni che la nipote di Adele riuscì a ottenere la restituzione dei quadri da parte del museo: Woman in gold, il più celebre, fu rivenduto per la cifra record di 135 milioni di dollari.