Se questo è un uomo

Foto: Pubblico dominio

Il 31 luglio 1919 nasceva a Torino Primo Levi, forse la voce più nota che raccontò il genocidio degli ebrei e di altre categorie di persone ritenute "inferiori" messo in atto nei campi di concentramento e sterminio dei nazisti e dei loro alleati. Levi, in questa foto ritratto pochi mesi prima dell'arresto, aveva ventiquattro anni quando il 13 dicembre 1943 fu fermato in Valle d’Aosta da una milizia fascista, insieme ad alcuni compagni partigiani con cui era salito sui monti da appena due mesi, dopo i fatti dell’8 settembre 1943; e non ne aveva neanche venti quando le leggi razziali contro gli ebrei furono promulgate nel 1938. Aveva però fatto a tempo a iniziare a frequentare l’università, l’accesso alla quale venne impedito solo agli ebrei che non vi fossero già iscritti. Fu così che nel 1941 poté laurearsi in chimica e nel 1942 si trasferì per lavoro a Milano, dove iniziò a frequentare ambienti antifascisti militanti. La sua esperienza di vita fino al dicembre 1943 lo aveva persuaso che la posizione di partigiano fosse più pericolosa di quella di ebreo: fu così che al momento della cattura preferì dichiararsi ebreo e fu trasferito nel campo di transito di Fossoli, presso Carpi, in provincia di Modena. Il 22 febbraio 1944 fu caricato su un treno merci insieme ad altri 650 ebrei, e dopo cinque giorni di viaggio giunse al campo di sterminio di Auschwitz, di cui avrebbe scritto nel suo capolavoro, Se questo è un uomo (1947). Vi rimase fino alla liberazione dell’Armata rossa, avvenuta il 27 gennaio 1945, una data scelta in seguito per commemorare le vittime dell’Olocausto. Dei 650 compagni con cui era partito per Auschwitz, ne tornarono soltanto venti. Primo Levi morì, probabilmente suicida, l’11 aprile 1987, per una caduta dalle scale nella sua casa a Torino.

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