Razionamenti e tessere annonarie

Foto: Cordon Press

Nel corso della Seconda guerra mondialeuna delle misure che fin da subito toccò la popolazione civile fu quella del razionamento. In Italia fin dall’agosto1939, quasi un anno prima dell’ingresso nel conflitto, il regime fascista aveva emanato una serie di provvedimenti relativi alla distribuzione dei generi alimentari. Il primo vero intervento relativo al razionamento, tuttavia, si ebbe con la legge del 6 maggio 1940 – un mese prima della dichiarazione di guerra –, che introdusse la carta annonaria: una tessera personale, diversa a seconda di età e condizione (malati, lavoratori dell'industria, bambini…), che disponeva il quantitativo massimo di prodotti che ciascuno poteva acquistare e consumare. I bollini venivano timbrati e ritagliati dai venditori, che in cambio distribuivano i quantitativi di merce corrispondente. Con il passare del tempo, le dosi di generi alimentari, stoffe e saponi furono ridotte, mentre i prezzi crebbero vertiginosamente, incoraggiando la diffusione della borsa nera, un mercato parallelo con prezzi ancora più spaventosi, ma che almeno permetteva di ottenere dosi superiori a quelle ridottissime garantite dallo stato. Le tessere rimasero in vigore fino al 1949, quattro anni dopo la fine del conflitto. Nell’immagine, una donna mostra a un negoziante la sua carta annonaria per lo zucchero.

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