
Foto: Bundesarchiv
Il 2 agosto 1934 fu un giorno felice per Adolf Hitler: quel giorno morì il presidente Paul von Hindenburg,l'unico ostacolo che poteva frapporsi tra il leader nazista e il potere assoluto.
Hindenburg era un rispettato veterano della Prima guerra mondiale che aveva ricoperto la presidenza tedesca dal 1925: il memoriale ritratto sopra queste righe fu innalzato per commemorare la battaglia di Tannenberg (1914), da cui il militare era uscito come un eroe nazionale. La sua autorità era l'ultimo ostacolo che impediva a Hitler di consolidare definitivamente il suo potere: il leader nazista decise di cogliere l'occasione e fuse le cariche di presidente e cancelliere in un'unica figura, quella di Führer und Reichskanzler (capo e cancelliere del Reich), diventando così il leader autoritario indiscusso della Germania.
Poco dopo la morte di Hindenburg si tenne un plebiscito in cui i tedeschi votarono per approvare la fusione delle cariche e conferire a Hitler poteri assoluti. Il risultato in sostegno del Führer fu schiacciante, con il 90% di voti favorevoli: da quel momento in poi, nessuno avrebbe più osato contestare la sua leadership in ambito politico o militare.
Per questo la morte di Hindenburg è considerata il vero inizio della dittatura nazista. Da quel momento Hitler consolidò il suo regime, soffocando l'opposizione politica, attuando politiche repressive e conducendo la Germania sulla strada che aveva pianificato da anni, che sarebbe culminata nell'espansione del Reich e nella distruzione totale degli ebrei.