La "bambina miracolo"

Foto: Cordon Press

Alle 23.47 del 25 luglio 1978 nell’ospedale generale di Oldham, nel Nord dell’Inghilterra, veniva alla luce Louise Joy Brown, una bambina del peso di 2,608 kg, nata con parto cesareo programmato. La nascita fu ripresa su nastro, ma venne tenuta segreta, in modo che i giornalisti non affollassero l’ospedale. Il secondo nome della piccola (Joy, “gioia”) fu suggerito ai genitori dai medici che li avevano seguiti, Patrick Steptoe e Robert Edwards, i quali affermarono che la sua nascita avrebbe portato gioia a tante persone. Ma qual era il motivo di tanto clamore?

Louise Brown fu la prima bambina a nascere attraverso il metodo della fertilizzazione in vitro, messa a punto proprio dal biologo Robert Edwards, che nel 2010 vinse il Nobel per la medicina per aver raggiunto questo traguardo, e dal ginecologo Patrick Steptoe. I genitori della bambina avevano cercato inutilmente di concepire per nove anni quando si rivolsero ai medici, i quali gli proposero questo esperimento, senza però rivelare che fino a quel momento nessun bambino era nato seguendo tale metodo. Oggi Louise Brown compie quarantacinque anni; ha una sorella, Natalie, nata quattro anni dopo con la stessa procedura, e due figli concepiti naturalmente. Se rimane la prima “bambina in provetta”, certo non è più l’unica: nel 2018 si è calcolato che i bambini nati grazie a tecniche di fecondazione assistita siano circa 8 milioni.

Condividi

¿Deseas dejar de recibir las noticias más destacadas de Storica National Geographic?