Foto: Pubblico dominio
In questa fotografia degli anni cinquanta è immortalata una festa di paese: il giorno di santa Fara, la patrona del comune siciliano di Cinisi, poco distante da Palermo. Il bambino che compare a sinistra, per mano al padre, si chiama Peppino Impastato: è nato il 5 gennaio 1948 e suo padre, Luigi, è legato alla mafia locale. Peppino tuttavia non seguirà il destino del padre: a diciassette anni ruppe i rapporti con lui, s’iscrisse al PSIUP e fondò un giornalino socialista. Con la maggiore età continuò a fare politica, avvicinandosi alle formazioni comuniste de Il manifesto e di Lotta continua e guidando la lotta dei contadini espropriati contro l’ampliamento dell’aeroporto di punta Raisi controllato dalla mafia per i suoi traffici. Con la fondazione di Radio Aut, nel 1977, denunciò apertamente i crimini e gli affari del boss locale, Gaetano Badalamenti, l’uomo con gli occhiali da sole che nella fotografia tiene per mano l’altro bambino, suo figlio Vito. Come riconosciuto al termine di un processo tortuosissimo, conclusosi soltanto nel 2002, fu proprio Badalamenti a volere la morte di Peppino Impastato: il corpo del ragazzo fu ritrovato alle prime ore del 9 maggio 1978 sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, fatti esplodere con del tritolo. Si era appena candidato alle elezioni comunali con Democrazia Proletaria. In occasione del primo anniversario dalla sua morte, il 9 maggio 1979, fu organizzata la prima manifestazione nazionale contro la mafia: vi parteciparono duemila persone provenienti da tutto il Paese.