Vladimir I, il principe che cristianizzò la Rus’

Nel 988, per ottenere la mano della principessa bizantina Anna Porfirogenita, il signore di Kiev decise di farsi battezzare, portando così la religione ortodossa nella futura Russia

All’inizio del IX secolo fra il mar Baltico e il fiume Dnepr sorse il nucleo del primo stato organizzato slavo-orientale: la Rus’ di Kiev. La sua popolazione era formata dalle tribù slave che si erano stabilite in quelle regioni sin dal VI secolo, anche se l’élite dirigente era composta da variaghi, guerrieri e mercanti di origine vichinga che avevano ottenuto il controllo delle vie commerciali fra il mar Baltico e il mar Nero. Nell’882 Oleg assunse il governo di Kiev e i suoi successori, Igor’ e Svjatoslav I, ne ampliarono i domini fino a minacciare l’impero bizantino. Ma sarebbe poi stato Vladimir I a consacrare l’egemonia della Rus’ di Kiev e a prendere poi una decisione che avrebbe segnato la storia degli slavi orientali: convertirsi al cristianesimo.

Battesimo di Vladimir I. Affresco di Viktor M. Vasnetsov, cattedrale di San Vladimir, Kiev

Battesimo di Vladimir I. Affresco di Viktor M. Vasnetsov, cattedrale di San Vladimir, Kiev

Foto: Culture Images / Album

Secondo quanto raccontato dalla Cronaca degli anni passati di Nestore l’Annalista, la fonte più antica sugli slavi orientali, scritta all’inizio del XII secolo partendo da testi precedenti, Vladimir era il terzo figlio di Svjatoslav. Sua madre, Maluša, era stata cameriera di sua nonna, la principessa Ol’ga. Queste origini relativamente umili avrebbero dovuto escluderlo dall’accesso al trono, infatti prima di morire nel 972 Svjatoslav designò come suo successore il figlio maggiore, Jaropolk.

Il primo riferimento che troviamo a proposito di Vladimir risale al 970, quando gli abitanti della città settentrionale di Novgorod chiesero a suo padre Svjatoslav di trovare loro un principe, con la minaccia di cercarlo per proprio conto. Seguendo il consiglio di suo cognato Dobrynja, Svjatoslav assegnò questo incarico di responsabilità a Vladimir, che aveva appena quindici anni.

La giovinezza a Kiev

Dieci anni dopo la vita di Vladimir subirà una brusca svolta. L’allora principe di Novgorod avrebbe voluto sposarsi con Rogneda, erede della dinastia variaga della città di Polotsk, ma ella rifiutò la proposta di matrimonio per via delle umili origini della madre di Vladimir: «Non voglio scalzare - scalzare lo sposo era segno di sottomissione - il figlio di una schiava, io voglio Jaropolk», dichiarò. Il suo rifiuto avrebbe portato terribili conseguenze: Vladimir riunì un contingente di guerrieri slavi, scandinavi e uralici e attaccò Polotsk, uccise il padre di Rogneda, il principe Ragnvald, e i suoi due fratelli, e costrinse la donna a sposarlo.

Moneta d'oro con l'effigie di Vladimir, raffigurato con gli attributi imperiali

Moneta d'oro con l'effigie di Vladimir, raffigurato con gli attributi imperiali

Foto: Culture Images / Album

Ma l’ambizione di Vladimir non si esaurì, poiché quello stesso anno egli prese d’assalto il trono di Kiev affrontando una lotta fratricida contro Jaropolk. Tre anni prima questi si era scontrato con l’altro fratello, Oleg, uccidendolo, e a causa di ciò Vladimir aveva dovuto abbandonare Novgorod e rifugiarsi in Scandinavia. Vi ritornò con un possente esercito, intenzionato a vendicarsi. La sua prima mossa fu quella di conquistare la fiducia di Blud, consigliere e braccio destro di Jaropolk: «Sarai mio amico se uccidi mio fratello, ti prenderò come un padre e avrai da me grandi onori. Non sono stato io a iniziare a uccidere i miei fratelli, ma lui; e io mi sono spaventato e mi sono mosso contro di lui».

Seguendo l’infido consiglio di Blud, Jaropolk fuggì da Kiev, lasciando la città nelle mani del fratello e rivale. Poi si recò a un incontro con il fratello, che gli aveva proposto un accordo di pace, progettando invece di tendergli un tranello mortale. Come riporta la Cronaca degli anni passati: «Come varcò la soglia, due variaghi gli trafissero il petto con le loro spade. Blud chiuse le porte per impedire ai suoi di entrare. Così fu ucciso Jaropolk».

Cristiani delle steppe

Dopo essersi impadronito del trono di suo fratello, ne violentò la vedova, Predslava, che avrebbe dato alla luce Svjatopolk, chiamato “figlio di due padri”. Marchiato dal doppio peccato di un fratricidio e di un adulterio, Svjatopolk replicherà in età adulta il male a lui provocato, assassinando i suoi due fratelli durante la guerra fratricida che si scatenerà alla morte di Vladimir, avvenuta nel 1015.

Monastero delle grotte di Kiev, fondato da Jaroslav I. Il complesso include la Cattedrale dell’Assunzione (a sinistra) e la Chiesa del Refettorio (a destra)

Monastero delle grotte di Kiev, fondato da Jaroslav I. Il complesso include la Cattedrale dell’Assunzione (a sinistra) e la Chiesa del Refettorio (a destra)

Foto: Günter Gräfenhain / Fototeca 9X12

Divenuto unico sovrano della Rus’ di Kiev, Vladimir consolidò le conquiste territoriali del padre Svjatoslav e ottenne alcune vittorie sui polacchi, sui bulgari della Volga e su diverse tribù baltiche e finlandesi. Fu inoltre impegnato a soffocare le ribellioni di varie popolazioni slave dell’interno. Ma la questione che occupò maggiormente il sovrano nei primi anni del suo governo fu l’atteggiamento nei confronti del cristianesimo. Durante un viaggio a Costantinopoli compiuto nel 955 la nonna di Vladimir, Ol’ga, era stata la prima della dinastia regnante ad abbracciare la fede cristiana, impegnandosi a diffonderla nel suo Paese. Svjatoslav aveva però sostenuto il paganesimo. Quanto a Vladimir, la prima misura intrapresa dopo aver ottenuto il potere fu rinnovare il pantheon degli dei pagani venerati nel santuario della collina alle spalle del palazzo di Kiev.

La situazione cambiò nell’anno 988. Vladimir strappò all’impero bizantino la città di Chersoneso nella penisola di Crimea, e si offrì di restituirla all’imperatore d’Oriente Basilio II, in cambio della concessione della mano della sorella Anna Porfirogenita. Il matrimonio fu concordato con la condizione che il sovrano si convertisse al cristianesimo. Dopo aver ricevuto il battesimo in una solenne cerimonia che ebbe luogo a Chersoneso, distrusse gli idoli pagani a Kiev e ordinò il battesimo collettivo di tutta la popolazione nel fiume Dnepr, annunciando per tutta la città: «Domani, chiunque, ricco o povero, mendicante o artigiano, non verrà sulla riva del fiume, sarà mio nemico!».

Inoltre, promosse la costruzione di chiese a Kiev e in tutto il suo regno e la fondazione di scuole per istruire i bambini alle Sacre scritture. Il suo fervore religioso contrastava con la sua precedente condotta. Il sovrano di Kiev aveva praticato la poligamia e aveva avuto figli da cinque donne diverse. Inoltre «aveva trecento concubine a Vyshgorod, trecento a Belgorod e duecento a Berestove. E portava nella sua residenza donne sposate e […] fanciulle». Ma i suoi atti gli furono perdonati grazie all’atto di conversione e alla cristianizzazione forzata del suo regno. Come scrive l’autore della Cronaca degli anni passati, «Vladimir fu illuminato, lui, i suoi figli e anche il popolo russo».

I santi Boris, Vladimir e Gleb. Icona russa, XV-XVI secolo, Galleria Tret’jakov, Mosca

I santi Boris, Vladimir e Gleb. Icona russa, XV-XVI secolo, Galleria Tret’jakov, Mosca

Foto: Rue des Archives / Album

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Una successione sanguinaria

Vladimir morì non lontano da Kiev, a Berestovo, il 15 luglio del 1015. La Cronaca degli anni passati narra come, paradossalmente, il promotore della diffusione del cristianesimo nella Rus’ fu sepolto con un tipico rito funebre pagano: «Di notte fu aperto un varco nell’andito, lo avvolsero in un tappeto e lo calarono con delle funi [il palazzo era evidentemente su palafitte o comunque sopraelevato] e, deposto sulla slitta, lo trasportarono e lo misero nella chiesa della Santa Madre di Dio, che egli stesso aveva fatto costruire». Egli venne venerato come santo ancor prima della sua canonizzazione.

Alla sua morte si scatenò una feroce lotta di successione. Il principe Svjatopolk “il Dannato” ordinò l’assassinio dei fratellastri Boris e Gleb, e questo spinse l’altro fratellastro, Jaroslav, a marciare contro di lui e a sconfiggerlo nella battaglia di Ljubech nel 1016, costringendolo a fuggire in Polonia. Svjatopolk tornò in Russia nel 1018 e riconquistò Kiev con l’aiuto dell’esercito polacco, ma l’anno seguente questi si ritirò, per potersi impegnare contro le truppe dell’imperatore tedesco Enrico II. Ciò permise a Jaroslav I di sconfiggere nuovamente e infine uccidere il fratello, dando inizio a un periodo di prosperità e fioritura culturale che gli varrà il soprannome “il Saggio”.

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