Teseo, il prode eroe tra Atene e le donne

Glorificato per aver riunito i popoli dell’Attica, fondando così Atene, Teseo rappresenta l’eroe guerriero, il re saggio che i governanti ateniesi dell’epoca avevano preso come modello. Nel corso della storia le sue imprese hanno però assunto vesti diverse. Sarà stato un vero eroe?

«Dopo di me, lascio la città di Atene. Ancor più di mia moglie e di mio figlio, l’ho amata teneramente. Ho fatto la mia città. Me scomparso, lì vivrà, immortale, il mio pensiero [...] Mi è dolce pensare che dopo di me, grazie a me, gli uomini si giudicheranno più felici, migliori e più liberi. Per il bene dell’umanità futura ho fatto la mia opera». Sono queste le ultime parole che pronuncia il Teseo protagonista dell’opera omonima (1946) di André Gide, scrittore francese che, ormai anziano, rispecchia il proprio operato nell’immensa figura mitica del figlio di Egeo.

Teseo è difatti l’eroe civilizzatore che, dopo aver compiuto un viaggio iniziatico, torna ad Atene, diviene re della città e ne riunisce le tribù, gettando le basi per il futuro successo della celebre polis democratica. Più grande di Ulisse, di Achille, di Edipo e di Eracle, Teseo è il prototipo sia del giovane audace sia del sovrano assennato. Rappresenta l’arete, il coraggio virile dell’eroe bello e buono, del kaloskagathos. E a cantarlo in tali panni – poteva essere altrimenti? – panni saranno proprio gli ateniesi.

La storia di Teseo s’intreccia quindi con quella della città da lui fondata, e i vari miti che ne raccontano l’esistenza risentono di una forte lettura politica. Di una certa strumentalizzazione, si potrebbe persino affermare, tipica di tutta la storia dell’umanità. Non a caso Teseo splende più sfolgorante che mai nel VI e nel V secolo a.C., periodo fondamentale per la crescita di Atene all’interno del contesto ellenico. Prima di allora, le sue gesta non erano più importanti di quelle di altri personaggi del mondo greco.

Teseo e il Centauro. Scultura di Antonio Canova (1805-1819 ). Kunsthistorisches Museum, Vienna

Teseo e il Centauro. Scultura di Antonio Canova (1805-1819 ). Kunsthistorisches Museum, Vienna

Foto: Pubblico dominio

Le origini del mito e l’impresa del Minotauro

A quanto risulta, nel VII secolo a.C. Teseo è il protagonista di un’epopea arcaica, la Teseide, trasmessa oralmente e per questo andata perduta. In tale momento l’eroe è noto per l’amicizia con Piritoo, il tessalo con cui rapisce la bella Elena, poi liberata dai fratelli Castore e Polluce mentre i due tronfi compari sono scesi negli Inferi a cercare di ghermire addirittura Proserpina, la dea dell’Ade. Man mano inizia poi a essere conosciuto anche per un’impresa eccezionale: l’uccisione del Minotauro.

Fin qui di lui si sa che è cresciuto a Trezene con la madre Etra e che, dopo varie tribolazioni, è riuscito a raggiungere Atene e a farsi riconoscere dal padre Egeo, capo delle tribù sparse nell’Attica. Ma su di loro pesa un funesto tributo: ogni nove anni sette fanciulli e sette fanciulle devono partire alla volta di Creta, dove il re Minosse li abbandona alla mercé del figlio mostruoso, il Minotauro. Teseo s’imbarca volontario e, una volta a Creta, s’innamora, ricambiato, di un’altra figlia di Minosse, l’astuta e dolce Arianna. La storia del filo è ben nota a tutti, e solo grazie a tale espediente Teseo compie la sua prima grande avventura, narrata pure da Plutarco e immortalata in numerose anfore greche del VI e V secolo a.C. Dopo aver quindi colpito a morte il Minotauro ed essere uscito dal labirinto, distrugge la flotta di Minosse e salpa assieme ad Arianna. Secondo alcune varianti, nella stiva si è nascosta pure l’altra sorella del Minotauro, Fedra, più giovane e seducente.

Forse distratto dai numerosi pensieri, forse ammaliato da Fedra, o forse banalmente ingrato, lungo il viaggio Teseo dimentica Arianna sull’isola di Nasso, che troverà poi la sua fortuna con Dioniso o, stando a un’altra versione, morirà di dolore e di solitudine. Non solo: forse sempre per distrazione – o forse no – dimentica di togliere le vele nere con cui era partito e d’issare quelle bianche. Sarebbe stato questo il segnale per far capire al padre Egeo che la missione era andata a buon fine. Le vele rimangono nere, Egeo teme di aver perso il figlio e si getta nel mare da una rupe. Quando Teseo ritorna, diviene subito re delle tribù, che riunisce a eterna gloria. Ha sconfitto Creta, la potenza dei mari, e ha mostrato a tutta la Grecia la grandezza di Atene.

Leggi anche

Teseo nell’Atene classica

Nell’Atene classica si decide perciò di cantare le gesta del suo fondatore: il primo a sfruttare la leggenda è il tiranno Pisistrato, che incoraggia l’unità dell’Attica e rinvigorisce le feste della regione, le Panatenaiche. Emulando quel Teseo che annienta Creta, Pisistrato conduce una politica esterna aggressiva, poi portata all’apice da Pericle. Quando nel 510 a.C. termina la nuova tirannide d’Ippia e d’Ipparco, figli di Pisistrato, e Atene può tornare alla democrazia, Teseo continua a rimanere l’eroe per eccellenza. Ma ora diviene l’emblema proprio della democrazia popolare, del governo saggio, come ben illustrano i drammaturghi dell’epoca. È, ad esempio, il re giudizioso che accoglie un Edipo cacciato da Tebe nell’Edipo a Colono di Sofocle. Nelle Supplici, invece, Euripide fa affermare a Teseo i principi stessi della democrazia, quando rimprovera il messaggero che cerca in lui il monarca assoluto: «Hai commesso un errore [...] / cercando un re in questo luogo: /la città non è nelle mani di uno solo, ma è libera, / e la sovranità è nelle mani del popolo». Stando a Plutarco, Teseo si manifesta persino agli eroi di Maratona, e il figlio di uno di loro, Cimone, si mette alla ricerca delle ossa del paladino – secondo la leggenda, ucciso a tradimento dal re di Sciro – per restituirgli una degna sepoltura nel futuro Theseum, vanto della città.

Insomma, Teseo è ormai il modello indiscusso di coraggio e di moralità, di democrazia ed eticità. Il suo mito cresce: accanto alla biografia principale iniziano a circolare altre storie, come quelle che lo vedono sconfiggere i briganti Scirone e Procuste o domare in battaglia le temute Amazzoni. Dopo aver rapito una di loro, Antiope, Teseo la mette incinta d’Ippolito, il ragazzo destinato alla controversa storia d’amore con Fedra, ora sposa del monarca ateniese. Alla figura prima di giovane irrequieto – con Piritoo –, poi di eroe intrepido – contro il Minotauro – e infine di monarca democratico e saggio – sia con Edipo sia con Eracle, il rivale di Sparta, di cui Teseo riesce a impedire il suicidio nell’Eracle di Euripide –, si osserva nei suoi riguardi un impercettibile ma sostanziale cambiamento. Se nel mondo greco è lodato e magnificato, tanto che nel ditirambo I giovanetti o Teseo Bacchilide lo assurge a figlio del dio Poseidone, e nel Medioevo è ritenuto virtuoso da autori quali Boccaccio e Chaucer, nei secoli piano piano la sua reputazione s’incrina.

'Arianna abbandonata da Teseo'. Angelica Kauffmann. 1782 circa

'Arianna abbandonata da Teseo'. Angelica Kauffmann. 1782 circa

Foto: Pubblico dominio

Molti sono i dubbi sul suo comportamento: ha rapito Elena, ha fatto prigioniera (e forse ha violato) Antiope, ha abbandonato l’ingenua Arianna, ha maledetto il figlio Ippolito. Sarà davvero quel modello di virtù che gli ateniesi hanno tramandato ai posteri?

Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!

Teseo nei tempi moderni

Come spesso avviene, soprattutto il XX secolo torna a riflettere sugli eroi “perfetti” dell’antichità e a metterli in discussione. In realtà, lo testimonia Gide, certi scrittori anche ora intravvedono in lui il riformatore democratico, sebbene lo facciano in modo molto più caustico e ironico. Altri, al pari del catalano Salvador Espriu, si ritrovano con lui all’ingresso del Labirinto, dove però scoprono di essere sia Teseo sia Minotauro, il protagonista indiscusso di questo secolo. Altri ancora, quali il greco Nikos Kazantzakis, lo ammantano di nuova grandezza, paragonandolo al Superuomo di matrice nietzschiana. Eppure l’immagine di Teseo non è più brillante e limpida come un tempo: contempla ormai ombre e chiaroscuri.

Leggi anche

Il colpo all’eroe viene assestato, tra i vari, da Marina Cvetaeva, Julio Cortázar e Marguerite Yourcenar. In I re (1949) un giovane Cortázar mette infatti in scena il dispotismo di Teseo, arrogante quanto il suo nemico Minosse. Entrambi si contendono il potere, e l’ignaro Minotauro diviene il capro espiatorio nonché la vittima dei loro interessi personali. Non solo: se Marina Cvetaeva compone un ciclo tragico in cui si cala nei panni di Arianna e poi di Fedra, lasciando a Teseo il ruolo di uomo incapace di comprendere il sentire femminile, Marguerite Yourcenar capovolge il senso dell’intera vicenda mitica. Nell’intensa opera teatrale Chi non ha il suo Minotauro? (1963) è adesso Arianna ad allontanarsi da quell’essere mediocre, che tutto potrebbe sembrare fuorché un eroe. È stata lei a permettergli di uccidere il mostro, e davanti a sé si ritrova un uomo fatuo, interessato soltanto al successo e alla notorietà. Sua degna compare è la sorella Fedra, ammiccante, assetata di fama. Quando, dopo Creta e Nasso, i due approdano in un’Atene contemporanea, apprendono della morte di Egeo. Eppure la notizia non li turba poi molto. Diverse sono ormai le priorità, e il politico, il governante, ha il dovere di lasciare da parte i morti e di prepararsi al consenso popolare. Una storia antica, ma mai più moderna e contemporanea. Yourcenar mette quindi in bocca a Teseo le seguenti parole: «Per me, Fedra, comincia l’epoca della responsabilità... Come sarete bella il giorno dell’incoronazione! [...] Il tempo stringe... I giornalisti si accalcano sulla banchina...». E così, nuovamente immacolato, bello e buono, Teseo si prepara per i flash dei paparazzi e le prime pagine dei rotocalchi.

Teseo uccide il Minotauro

Teseo uccide il Minotauro

Foto: Topham / Cordon Press

Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!

Condividi

¿Deseas dejar de recibir las noticias más destacadas de Storica National Geographic?