Lo Storico Carnevale di Ivrea: non solo arance

Famoso per la Battaglia delle arance, in realtà è una manifestazione molto più complessa, che vede lo stratificarsi di tradizioni di diverse epoche e una protagonista femminile

«Il Carnovale d'ogni altro luogo è un sollazzo; il nostro è un'idea. I sollazzi mutano; e talvolta si abbandonano; e la memoria se ne perde; ma quando moriranno le idee?». Con queste enfatiche parole il presidente della commissione organizzatrice del Carnevale d'Ivrea, l'avvocato Viola, esprimeva nel 1858 l'orgoglio per l'eccezionalità dell'evento più atteso della sua città. Quasi cento anni dopo, nel 1956, la presidenza del Consiglio dei ministri «rendeva noto che lo Storico Carnevale di Ivrea era stato incluso nelle manifestazioni di rilevanza internazionale».

Se in linea generale il Carnevale è l'epoca della confusione e della sovversione dei ruoli prestabiliti, quello della città eporediese si attiene invece all'iterazione di scene prestabilite che si svolgono secondo un cerimoniale rigido e non reinterpretabile. Inoltre, la denominazione “Storico” non si riferisce ad un periodo, ma ad almeno tre momenti principali definiti: quello arcaico dei riti ancestrali, il basso Medioevo e l'occupazione napoleonica.

Battaglia delle arance, Carnevale di Ivrea 2015

Battaglia delle arance, Carnevale di Ivrea 2015

Foto: Fabrizio Porcu / NurPhoto / Sipa USA / Cordon Press

L'apertura dello Storico Carnevale di Ivrea

Il Carnevale d'Ivrea si apre il giorno dell'Epifania con i tamburini e i pifferai che girano per le strade del borgo annunciando l'inizio dei festeggiamenti. Prima di pranzo avviene la cerimonia della nomina del Generale, che rappresenta il controllo dell'ordine pubblico e della continuità con la tradizione che deve restare immutata. Storicamente, questo personaggio risale all'epoca dell'occupazione napoleonica, quando le autorità decisero d'istituire un servizio d'ordine per impedire che i partecipanti troppo focosi dessero luogo a scontri violenti per motivi campanilistici.

Il pomeriggio è il momento della benedizione religiosa, con la messa nel corso della quale il magnifico Podestà, capo supremo del governo cittadino, regala al vescovo un cero votivo per invocare la protezione della Madonna. Questa fase della cerimonia affonda le sue origini nel Medioevo: originariamente si teneva sul monte Stella, nella cappella della Beata Vergine della Stella, poi cappella dei Tre Re, fatta edificare intorno al 1220 dopo la visita di Francesco d'Assisi in queste zone.

Il terzo sabato prima della fine del Carnevale è la giornata dedicata ai bambini, gli Abbà, provenienti dalle cinque parrocchie d'Ivrea (due per ciascuna). Questi interpretano il disordine, la rinascita e la continuità col passato. Portano una picca sulla quale è infilzata un’arancia e attorno a loro si radunano gli altri giovani. Il giorno successivo una serie di cerimonie determina la presa in carico del libro dei Verbali in cui vengono registrati i fatti carnascialeschi anno per anno, la consegna della bandiera all'Alfiere, la lettura pubblica del verbale d'apertura, la presentazione degli Abbà alla cittadinanza e l'esecuzione della Generala, una “pifferata” in onore del Generale.

La banda dei pifferi e dei tamburi di Ivrea

La banda dei pifferi e dei tamburi di Ivrea

Foto: Pubblico dominio

Si giunge dunque alla penultima domenica di Carnevale, quando i due quartieri di San Maurizio e Borghetto, collocati sulle sponde opposte della Dora e divisi da un antico odio, si riappacificano. Secondo la tradizione, il merito della riconciliazione si deve alle donne, le quali «anteponendo la loro persuasione alle armi e la gentilezza alla forza, si posero fra i contendenti e riconciliarono gli animi» (libro dei Verbali). Per suggellare la tregua, i rappresentanti dei due quartieri s'incontrano a metà strada sul ponte che separa le due zone e si abbracciano in segno di perdono. Infine, dal momento che la tavola è il luogo migliore per appianare i dissapori, tutto si conclude con un banchetto preparato dal Bano della Croazia, il quartiere di Borghetto. A conclusione, un corteo aperto dagli Abbà attraversa la città al suono di pifferi e tamburi.

La Vezzosa Mugnaia

Nel pomeriggio del Giovedì Grasso il sindaco conferisce al Generale la fascia bianco-rossa e i poteri civili per la durata della settimana di festeggiamenti. Questi aprirà la fase “calda” del Carnevale con un'ordinanza importantissima: l'obbligo per tutti i partecipanti, eporediesi e forestieri, d'indossare il berretto frigio. Già indossato ai tempi della Rivoluzione francese e giunto nella città piemontese al seguito degli occupanti napoleonici, il berretto frigio rosso è simbolo di libertà e fratellanza.

La figura protagonista indiscussa del Carnevale d'Ivrea è La Vezzosa Mugnaia Violetta, che fa la sua comparsa nella giornata del sabato. Viene scelta fra le spose dell'anno precedente e presentata alla cittadinanza la sera, dal balcone della loggia comunale. Dopodiché un corteo si snoda fra le vie cittadine, culminando nel ballo fra la Signora (appellativo di Violetta) e il Generale.

La Vezzosa Mugnaia insieme al Generale in una manifestazione del 2017

La Vezzosa Mugnaia insieme al Generale in una manifestazione del 2017

Foto: Pubblico dominio

Ma chi è la Vezzosa Mugnaia? Introdotta nelle rappresentazioni carnevalesche nel 1858, in epoca risorgimentale, la sua vicenda si fa risalire al Medioevo. La tradizione vuole che alla fine del XII secolo Ivrea fosse controllata da Ranieri di Biandrate, marchese del Monferrato, visto dalla cittadinanza come un usurpatore. Inviso alla popolazione, era stato duramente contestato fino al 1194, anno in cui la popolazione eporediense aveva preso d'assalto il castello di San Maurizio – detto il Castellazzo – dove risiedeva, cacciandolo definitivamente. Su questa vicenda venne costruita la leggenda della Vezzosa Mugnaia.

Di fresco sposata con il popolano Toniotto, la giovane giurò allo sposo che non si sarebbe sottomessa all'infamante rito dello ius primae noctis imposto da Ranieri, il quale pretendeva di passare la prima notte di nozze con le spose dei suoi domini. Per questo Violetta nascose un coltello nelle vesti, e una volta rimasta sola con l'uomo lo uccise e lo decapitò. Infine ne infilzò la testa sullo spadino e la esibì alla cittadinanza, annunciando così la fine della tirannia e istigando il popolo alla rivolta. Nel rito del Carnevale, la scena viene ripetuta simbolicamente con le arance infilzate nelle lame degli Abbà. Oggi la Signora indossa un abito bianco, simbolo di purezza, e il berretto frigio che rappresenta la rivolta.

Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!

La Battaglia delle arance

La domenica è la giornata più famosa del Carnevale d'Ivrea, quella della Battaglia delle arance. Al mattino il Podestà raggiunge il Castellazzo e scalza con l'antico martello d'arme una delle pietre del maniero. Il successivo atto simbolico consiste nel gettarsi alle spalle la pietra facendola finire nella Dora e pronunciando la frase di rito: «Hoc facimus in spretum Marchionis Montiferrati, nec permittemus aliquod edificium fieri ubi erant turres Domini Marchionis» (Facciamo ciò in spregio al marchese del Monferrato e non permetteremo che alcun edificio venga costruito laddove sorsero le torri del signor marchese).

La Battaglia delle arance

La Battaglia delle arance

Foto: Lupo - Associazione Aranceri Mercenari, CC BY-SA 2.5, http://tiny.cc/q1e4vz

Nel pomeriggio un corteo con tutti i figuranti attraversa le vie cittadine. La Vezzosa Mugnaia, dal suo cocchio dorato, lancia alla gente fiori e caramelle. Il tutto culmina con la celebre Battaglia delle arance, che vede protagonisti gli “aranceri” di nove squadre, che a bordo di un carro lanciano gli agrumi agli avversari. Nella mischia, i primi a essere colpiti sono coloro che non indossano il berretto frigio, che fa in qualche modo da salvacondotto.

Le arance hanno una forte valenza simbolica, poiché rappresentano la testa del tiranno. Ma non solo. Per tutto il Carnevale i diversi quartieri allestiscono la distribuzione di “fagioli grassi”. Ognuna di queste fagiolate ha la sua storia, ma tutte si possono ricondurre al Medioevo, quando i cittadini, offesi dall'umile elemosina di un signore, lanciarono il piatto coi legumi dalla finestra. Da lì si giunse a lanciare altri oggetti, fino ad arrivare all'Ottocento, quando si passò alle arance. Furono le fanciulle a introdurre la moda di gettarle dalle finestre per farne dono ai giovanotti, ma il costume “degenerò” fino ad arrivare ad una vera e propria sfida fra squadre. Oggi gli agrumi usati per la battaglia sono di una qualità non commestibile, e vengono poi raccolti e riciclati per ottenere il compost.

L'Abbruciamento degli scarli

Il rito del lunedì è quello più antico. Il Generale e il suo seguito accompagnano gli ultimi sposi dell'anno di ciascuna parrocchia a visitare i quartieri nel punto in cui verrà eretto lo scarlo, un palo ricoperto di erica secca con un tricolore in cima. Gli sposi dovranno dare un colpo di zappa al campo. Il rivoltamento delle zolle evoca i riti ancestrali della fertilità della terra, e dunque della coppia, ma anche il perpetuarsi del tempo.

Cerimonia dell‘Abbruciamento degli scarli nel 1866

Cerimonia dell‘Abbruciamento degli scarli nel 1866

Foto: Pubblico dominio

Il giorno successivo, Martedì Grasso, i due Abbà di ogni quartiere danno fuoco al proprio scarlo. Il fatto che assieme al palo bruci anche il tricolore non deve essere interpretato come un vilipendio, ma come simbolo di rinascita: il fuoco conferisce sacralità a ciò che lambisce. Dal suo cocchio dorato la Vezzosa Mugnaia segue la cerimonia del quartiere di San Salvatore. Nel momento in cui il fuoco viene appiccato leva la spada, fino a quando la bandiera non viene ridotta in cenere. Il Generale assiste in piedi sulle staffe del cavallo. Il popolo scandisce: «A brusa! A brusa!». La marcia riprende in direzione San Grato, dove l'ultimo scarlo verrà dato alle fiamme. Da qui in poi la festosa la marcia si muterà nel corteo funebre del Carnevale, animato però dalla speranza di una rinascita.

Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!

Condividi

¿Deseas dejar de recibir las noticias más destacadas de Storica National Geographic?