La scrittrice, filosofa e femminista Simone de Beauvoir nel 1945
Foto: Cordon Press
«Il mondo è sempre appartenuto agli uomini». Pubblicato dall'editore francese Gallimard nel 1949, esordiva così Il secondo sesso, opera essenziale della filosofa esistenzialista Simone de Beauvoir, che nelle sue quasi mille pagine contiene tutto ciò che significò la terza ondata del femminismo, esplosa nella seconda metà del XX secolo.
Come per la maggior parte degli esseri umani, nel racconto della vita di Simone de Beauvoir, nata il 9 gennaio 1908, regnano le contraddizioni. La sua famiglia apparteneva alla classe alto-borghese parigina, anche se versava in cattive condizioni economiche a causa degli investimenti poco accorti del padre. Malgrado le difficoltà, Simone e sua sorella ricevettero un'educazione d'élite di stampo cattolico: una dottrina che la giovane de Beauvoir a quindici anni abbandonò con convinzione.
Simone de Beauvoir con la madre e la sorella
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Emancipazione dalla famiglia
Il forte determinismo del suo pensiero liberale e di sinistra la allontanò dalla famiglia, soprattutto dalla madre, e dal circolo dei suoi amici. Riuscì a emanciparsi rapidamente e cominciò a studiare lettere e filosofia all'università di Parigi, la Sorbona. Già durante gli studi liceali Simone de Beauvoir si era distinta per intelligenza, e mantenne questa linea anche durante gli anni universitari, riuscendo così a diventare professoressa.
La prima assegnazione come docente la portò a Marsiglia ma, malgrado la soddisfazione professionale, c'era un ostacolo. Alla Sorbona aveva conosciuto Jean Paul Sartre, con cui aveva instaurato una relazione amorosa, e il trasferimento avrebbe comportato un forte allontanamento. Tuttavia i principi di libertà e tolleranza su cui costruirono la loro relazione fecero sì che questa durasse fino alla morte di Sartre, avvenuta nel 1980.
I principi di libertà e tolleranza su cui de Beauvoir e Sartre costruirono la loro relazione furono alla base del suo successo
Dopo Marsiglia venne Rouen e, in seguito, il ruolo di professoressa la riportò a Parigi, dove continuò a insegnare fino alla Seconda guerra mondiale. Nel 1943 uno scandalo sessuale che la vide coinvolta insieme a un'alunna mise fine alla sua carriera di docente, ma non alla relazione con Sartre: altre avventure da parte di entrambi furono consentite durante tutta la loro vita insieme. Per lei, due delle più importanti furono quella che mantenne per diversi anni con lo scrittore statunitense Nelson Algren e quella con il regista Claude Lanzmann, che sarebbe rimasto con lei fino alla fine.
La professoressa De Beauvoir con una delle sue classi
Foto: Cordon Press
Una scrittrice consolidata e impegnata
La tappa successiva della vita di Simone de Beauvoir fu segnata dal suo successo come scrittrice e dalla militanza politica, risvegliata dalla deriva della Seconda guerra mondiale e dalle sue conseguenze. Nel 1943 pubblicò la sua seconda opera, intitolata L'invitata, che ebbe un grande successo editoriale e la spinse a dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
Nel 1945 fondò con Sartre e Merleau-Ponty la rivista politica Les temps modernes (Tempi moderni), in omaggio all'opera di Charlie Chaplin. Nei suoi saggi si riafferma come una fervente sostenitrice del pensiero marxista ed esistenzialista e dell'ateismo come unica visione del mondo spirituale.
Pienamente dedita al suo ruolo di scrittrice e pensatrice, insieme a Jean Paul Sartre cominciò una serie di viaggi in cui conobbe grandi personalità del XX secolo legate al comunismo, come Fidel Castro e Che Guevara a Cuba e Mao Zedong in Cina. Questi viaggi si sarebbero prolungati fino agli anni sessanta.
De Beauvoir e Sartre a Pechino nel 1955
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Il secondo sesso
Con tre romanzi e diversi saggi accolti con favore da pubblico e critica, nel 1949 vede la luce una delle sue opere più importanti: Il secondo sesso. Le idee rivendicate dal testo, pubblicato più di settant'anni fa, sono ancora pienamente attuali. «Donna non si nasce, lo si diventa», afferma de Beauvoir, coniando così uno slogan del femminismo. Nel libro l'autrice spiega che il sistema ha creato una costruzione sociale dell'idea della donna basata sulla biologia, i cui principi di differenza tra i sessi sono usati per giustificare una presunta debolezza femminile.
De Beauvoir sostiene che la donna deve mettersi sullo stesso piano dell'uomo, definendo così il concetto alla base della teoria femminista
La soluzione passa per l'emancipazione della donna, in cui il concetto di libertà riveste un ruolo centrale ed è direttamente legato all'esistenzialismo latente in tutta la sua vita e la sua opera. E dal momento che, come conclude, non ci sono differenze tra i generi, non si tratta di uno scontro tra i sessi, ma di un livellamento, ovvero di mettersi sullo stesso piano degli uomini: il punto di partenza che definisce il movimento femminista da lei stessa rivitalizzato e trasformato.
Copertina dell'edizione Gallimard 1949 di 'Il secondo sesso'
Foto: Pubblico dominio
De Beauvoir, in accordo con i suoi principi, non vedeva un senso nella letteratura priva d'impegno politico. Oltre che da Il secondo sesso e dalla maggior parte dei suoi scritti, lo si evince dal romanzo I mandarini (1954), sullo schieramento degli intellettuali nella nuova realtà post-bellica, con cui vinse il premio Goncourt.
Nel suo attivismo politico prese posizione contro il dominio coloniale francese in Algeria e la guerra in Vietnam e partecipò in prima persona alle proteste del maggio 1968.
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Esistenzialista fino alla fine
Nei suoi saggi successivi si può identificare un altro tema centrale, anche questo implicitamente legato alla filosofia esistenzialista, ovvero l'avvicinamento alla morte attraverso una profonda analisi (e finanche un'apologia) della vecchiaia. Ne sono esempio Una morte dolcissima (1964), La terza età (1970) o La cerimonia degli addii (1981), quest'ultimo scritto in occasione della morte di Sartre nel 1980.
Oltre a trattare temi molto discussi all'epoca, come l'eutanasia, Simone de Beauvoir continuò a battersi attivamente per le battaglie femministe. Nel 1971 redasse il "Manifesto delle 343 puttane", un documento firmato da una serie di donne con ruoli pubblici che si autodenunciavano per aver fatto ricorso a un aborto. Attraverso questa azione si voleva reclamare il diritto all'aborto, un traguardo che fu raggiunto quattro anni dopo grazie a rivendicazioni di questo tipo.
Simone de Beauvoir ritratta sulla terrazza di un caffè nel 1978
Foto: Cordon Press
Negli ultimi anni di vita continuò a scrivere dalla sua casa in via Victor-Schoeler, a Parigi. Morì il 14 aprile 1986 a settantotto anni e i suoi resti furono seppelliti nel cimitero di Montparnasse. Sapeva che la morte non l'avrebbe riunita a Sartre. «È così», scrisse; «è già bello che le nostre vite abbiano potuto essere in sintonia così a lungo».
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