Nel cuore di Firenze c'è un raffinato giardino all'italiana che offre ristoro a turisti e cittadini. Oggi, in seguito a successivi ampliamenti, ricopre una superficie di 45mila metri quadri e dal 2013 è stato insignito del titolo di patrimonio dell'umanità. Ma il giardino di Boboli, questo il suo nome, non è sempre stato aperto al pubblico. La sua storia è legata inizialmente a quella della famiglia dei Medici, e in particolare a una donna intraprendente dotata di uno straordinario fiuto per gli affari: Eleonora de Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici.
Agnolo Bronzino, 'Ritratto di Eleonora de Toledo', 1543 circa
Foto: Pubblico dominio
Eleonora de Toledo
Eleonora nacque nel 1522 ad Alba de Tormes, in Spagna. Il padre, don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, venne ben presto nominato viceré di Napoli e si trasferì lì con la famiglia quando la bambina aveva dieci anni. Eleonora venne dunque educata nella città partenopea secondo la rigida etichetta della corte spagnola. All’età di diciassette anni, in seguito a un complicato negoziato, venne data in sposa a Cosimo de’ Medici, duca di Firenze, il quale grazie a tale unione consolidò la sua posizione in ambito internazionale. Nonostante il matrimonio contratto per fini esclusivamente politici, la coppia seppe costruire un rapporto affiatato e complice. Per quanto riguarda i rapporti prettamente familiari, Eleonora non solo diede a Cosimo ben otto figli, ma si dedicò anche alla bambina nata dal precedente matrimonio di lui.
Ma Eleonora non era certo il tipo di donna che si limitava alla cura della prole. Ben presto ebbe occasione di dimostrare le proprie capacità imprenditoriali occupandosi dell’acquisto di cereali non solo per la famiglia, ma anche per la cittadinanza, per la quale fece generose scorte mettendola così al riparo dai periodi di magra. Nel corso degli anni, la fiducia di Cosimo nei suoi confronti crebbe tanto da consultarla prima di ogni decisione politica e da affidarle il governo per periodi anche lunghi quando per ragioni di salute lui se ne esentava. Per il resto Eleonora filtrava le richieste di grazia e di favori, elargiva sussidi e conferiva incarichi.
Considerata dal popolo una donna altera e distaccata, Eleonora era invece incline ai ruoli di rappresentanza in seno all'élite, e col suo entourage si dimostrava cordialissima. La sua presenza portò infatti una ventata di novità negli austeri costumi di casa Medici. Poiché la duchessa amava circondarsi di una nutrita corte di dame e cavalieri, ben presto il palazzo di famiglia situato in via Longa si rivelò insufficiente a ospitare tante persone. Per questo nel 1540 fece trasferire la famiglia nel più comodo palazzo della Signoria. Nel 1549 fece un nuovo investimento e acquistò «Palazzo e orto dei Pitti», un possedimento di circa sette ettari il cui spazio aperto, stando a quanto riportato nel suo stesso Libro dei ricordi, avrebbe dovuto costituire una risorsa per l'attività venatoria ma anche una riserva per la produzione di fieno, legna da ardere e prodotti agricoli. L'imprenditrice aveva previsto, fra l'altro, la coltivazione di una vigna di «moscadello» e un ampio giardino di rappresentanza. Così nasceva il giardino di Boboli.
Palazzo Pitti, che fu residenza dei medici dopo l'acquisto da parte di Eleonora de Toledo
Foto: iStock
Un architetto poliedrico
L'origine del nome “Boboli” è avvolta nel mistero. C'è chi ipotizza derivi dalla voce latina bubulus (bovino), chi da qualche parola etrusca o longobarda legata alle stalle, chi ancora dal nome del dignitario longobardo Bobilo, padrone di queste terre. Un'altra ipotesi lo riconduce alla famiglia Borgolo, da cui nel 1418 Luca Pitti acquistò il terreno su cui sorge il palazzo. Quel che invece è certo è che fu Eleonora de Toledo a occuparsi in prima persona non solo dell'acquisto, ma anche della ristrutturazione della proprietà, dotandola di un giardino monumentale.
A capo del progetto fu messo Niccolò di Raffaello Pericoli, detto il Tribolo, che in precedenza aveva progettato la villa medicea di Castello, sempre a Firenze. Inoltre era autore di alcuni interventi nella cappella della stessa Eleonora in palazzo Vecchio. La sua era una personalità eclettica: architetto, ingegnere, scultore, paesaggista e scenografo, fu anche uno dei protagonisti della stagione manierista di cui a Boboli troviamo testimonianza. Ad esempio l'anfiteatro, realizzato dopo la sua morte, era nato dall'esigenza di cammuffare il vuoto lasciato dalla pratica estrattiva necessaria per costruire il palazzo. Nell'idea di Tribolo, il giardino doveva essere un lussureggiante esempio di architettura vegetale.
L'anfiteatro di Boboli in una stampa acquerellata settecentesca
Foto: Pubblico dominio
Un giardino manierista
A Tribolo si affiancarono altre maestranze, e altre ancora si succedettero dopo la sua morte improvvisa nel 1550. L'impronta manierista continuata dopo di lui è molto evidente ad esempio nella Grotticina della Madama, voluta da Eleonora de Toledo e prima di una serie di grotte artificiali. Questa venne realizzata da Davide Fortini, genero di Tribolo e ingegnere di Cosimo I de' Medici. Le pareti dell'ipogeo hanno un effetto spugnoso e le stalattiti decorano una fontana (opera, secondo Giorgio Vasari, di Baccio Bandinelli) ornata con tre capre che rappresentano la fecondità, e la testa di un sagittario, simbolo di Cosimo de' Medici. Qui Eleonora e Cosimo si ritiravano per distrarsi dalla vita publica.
Altro esempio di manierismo è la grotta del Buontalenti, realizzata sempre secondo la direzione di Fortini con interventi, fra gli altri, di Buontalenti, Vasari e Bandinelli. Questa venne costruita trasformando un precedente vivaio che garantiva l'acqua necessaria per l'attività venatoria. O ancora la fontana del Bacchino, che ritrae nei panni di Bacco il nano Morgante, al secolo Braccio di Bartolo, giullare di corte e al contempo uomo fiducia di Cosimo I.
Veduta di Palazzo Pitti e Boboli nella lunetta di Giusto Utens del 1599. Museo di Firenze com'era, Firenze
Foto: Pubblico dominio
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
Il giardino dei semplici
Se il gusto manierista del giardino rispecchiava la moda del momento e presumibilmente anche il gusto di Eleonora de Toledo, anche le inclinazioni del consorte contribuirono alla realizzazione del giardino di Boboli. In particolare ritroviamo il suo interesse per la botanica nel giardino dei semplici, uno dei più antichi orti botanici costituiti da piante officinali arrivati fino ai nostri giorni. La parola “semplici” si riferisce infatti all'espressione latina medicamentum simplex, che nel Medioevo stava a indicare le piante officinali e le droghe. Disegnato sempre da Niccolò Tribolo, la scelta e la collocazione delle piante venne affidata a Luca Ghini, botanico che ricopriva la “cattedra dei semplici” all'università di Bologna.
Dopo la morte dei primi fondatori, il giardino di Boboli venne ampliato dai successivi padroni in diversi momenti. Per secoli il parco rimase un luogo segreto, cui solo la ristretta élite medicea poteva accedere. Solo nel XVIII secolo il granduca Pietro Leopoldo di Lorena aprirà il giardino alla cittadinanza. L'era dei Medici era ormai tramontata.
Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!