Segesta fu una delle principali città degli elimi, un popolo oriundo della Sicilia che condivise l'isola con i fenici e pure con i coloni greci. Benché le origini di Segesta non siano del tutto chiare, le prime notizie dell'insediamento datano all'incirca al 580 a.C., data di uno scontro tra Segesta e Selinunte. Segesta subì una forte influenza ellenica, e le iscrizioni scoperte sulla ceramica locale dimostrano che il dialetto che vi si parlava era appunto di origine greca.

Vista aerea della zona archeologica in cui è stato ritrovato l'altare di età ellenistica
Foto: Portale istituzionale della Regione Sicilia
Nel V secolo Segesta si alleò con Atene durante la guerra del Peloponneso, il conflitto lungo e sanguinoso tra la capitale dell'Attica e Sparta, ma l'intervento si rivelò disastroso per la città siciliana. Oggi tutto ciò che resta della prospera Segesta sono un tempio dorico, un'agorà (lo spazio pubblico centrale), un anfiteatro e diversi spezzoni della muraglia che si estendeva fino alla cima del monte Barbaro, nel nordovest dell'isola.
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Un altare di rara bellezza
Durante gli scavi attualmente in corso a Segesta, nella cosiddetta casa del Navarca, una zona poco esplorata del sito, alcuni operai che stavano ripulendo l'area da arbusti e vegetazione si sono imbattuti in un magnifico ritrovamento. Seppellito a pochi centimetri dalla superficie, è emerso un altare di età ellenistica in perfetto stato di conservazione, composto di due elementi, che avrebbe fatto parte della zona di culto familiare di una casa.
Alcuni operai che stavano ripulendo l'area da arbusti e vegetazione si sono imbattuti in un magnifico altare di età ellenistica
Uno dei componenti dell'altare è decorato con delicati ornamenti di forma ovale che ricordano le perle di una collana, un rilievo che evoca una cesta traboccante di fiori e frutta e una scanalatura intagliata per inserirvi un gancio di metallo, un elemento che lascia perplessi gli archeologi, che per il momento non sanno a che cosa sarebbe servito.

I due elementi che compongono l'altare ritrovato durante gli scavi di Segesta
Foto: Portale istituzionale della Regione Sicilia
L'altro pezzo che compone l'altare è più semplice e presenta una superficie scalpellata in modo che l'intonaco, che ne copriva almeno tre lati, potesse attecchirvi con facilità. In questo caso sono sopravvissuti pochissimi elementi decorativi, eccetto una cornice modanata.
«Questo eccezionale reperto rinvenuto conferma l'inestimabile valore storico e artistico che i siti archeologici rappresentano per il nostro territorio, testimonianza di un passato glorioso, ancora da scoprire e interpretare. Migliorare la fruizione di questi luoghi significa permettere a turisti e visitatori di vivere esperienze culturali immersive e di godere di un patrimonio unico» ha dichiarato Renato Schifani, presidente della regione Sicilia, riguardo all'importante scoperta.
Dal canto suo Mario La Rocca, dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali, ha commentato il ritrovamento osservando che «dopo la scoperta di una strada lastricata e di preziose pavimentazioni vengono alla luce opere di rara bellezza, che confermano committenze di gusto elevato e la maestria degli antichi scultori del luogo».
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