Samarcanda, la leggendaria capitale dell'impero di Tamerlano

Lo splendore e l’imponenza della grande capitale dell’implacabile sovrano turco-mongolo, che nel XIV secolo fondò in Asia uno dei più vasti e fiorenti imperi che la storia ricordi, furono tali da rimanere proverbiali nel corso dei secoli

Molti autori hanno descritto Samarcanda come un miraggio di cupole azzurre, un luogo da sogno circondato da un’aura leggendaria. Tuttavia, Samarcanda esiste davvero: sorta nell’arida steppa della Transoxiana, tra i fiumi Amu Darya (Oxus nell’antichità) e Syr Darya (Iassarte), nell’odierno Uzbekistan, fu uno dei principali centri lungo l’antica Via della Seta.

La “madrasa dei leoni” è la più grande delle tre scuole coraniche che si ergono nella piazza del Registan, a Samarcanda

La “madrasa dei leoni” è la più grande delle tre scuole coraniche che si ergono nella piazza del Registan, a Samarcanda

Foto: Hermes Images / Age Fotostock

Ancora oggi la millenaria città deve la sua fama all’armoniosa disposizione e allo splendore delle tre madrase (le università religiose islamiche) nell’imponente piazza del Registan. Nei pressi si staglia la grande statua di Timur, il guerriero le cui sorti si legarono indissolubilmente a quelle di Samarcanda. Il re è ritratto seduto, con uno sguardo severo.

Timur-i-Lenk – ovvero “Timur lo zoppo”, soprannome da cui sarebbe derivato l’occidentale Tamerlano – nella seconda metà del XIV secolo creò un vasto impero i cui limiti si estendevano dalla Transoxiana e Persia orientale sino alla Mesopotamia. La sua straordinaria figura, in bilico tra Medioevo e Rinascimento, ebbe una rilevanza tale da trascendere i confini di varie civiltà. Tamerlano scelse Samarcanda come capitale del suo regno e presto questa città, un autentico crocevia dove confluivano le carovane provenienti da Oriente e Occidente, cariche di spezie e profumi esotici, divenne la sfarzosa sede di una corte leggendaria.

Un europeo a Samarcanda

Un’affascinante testimonianza dell’antico splendore della capitale di Tamerlano ci è offerta dal diario di viaggio di Ruy González de Clavijo, nobile originario di Madrid, scelto dal re Enrico III di Castiglia come ambasciatore alla corte del conquistatore asiatico (1403).

Monumentale statua in bronzo di Tamerlano assiso sul trono. Samarcanda, Uzbekistan

Monumentale statua in bronzo di Tamerlano assiso sul trono. Samarcanda, Uzbekistan

Foto: E. Strigl / Age Fotostock

L’ultimo dei numerosi trionfi di Tamerlano, riportato sul sultano ottomano Bayazid, aveva acceso l’entusiasmo dei sovrani cristiani d’Europa, che vedevano così ridimensionata la minaccia ottomana e ambivano a stringere un accordo con la potenza emergente dell’Asia, tale da garantire ai mercanti occidentali il libero e vantaggioso accesso alla Via della Seta.

Enrico III inviò Clavijo alla corte di Samarcanda con un cospicuo carico di doni per il vittorioso monarca orientale. Dopo un viaggio attraverso Italia, Grecia, Turchia e Mesopotamia durato oltre un anno, il 31 agosto del 1404 il diplomatico castigliano giunse finalmente a destinazione. Vi sarebbe rimasto per alcuni mesi, e fu talmente colpito dalla visione di quella remota città che volle lasciare traccia della sua esperienza, redigendo una relazione della sua spedizione, edita per la prima volta a Siviglia nel 1582 con il titolo Historia del Gran Tamorlan.

Appena entrato nella capitale, Clavijo poté constatare come Tamerlano fosse riuscito a unire al suo interno il meglio dell’Oriente e dell’Occidente: dalla Siria giungevano tessitori di sete, armaioli e soffiatori di vetro; dall’India gioiellieri e maestri stuccatori; dall’Asia Minore fabbricanti di armi da fuoco e ingegneri d’artiglieria. Clavijo visitò i bazar di Samarcanda e osservò che nelle strade si mischiavano lingue e religioni diverse, dall’islam allo zoroastrismo (l’antica fede originaria dell’Iran preislamico), fino al cristianesimo nestoriano (movimento sorto nel V secolo per opera del patriarca di Costantinopoli Nestorio).

Piazza del Registan a Samarcanda con le tre scuole coraniche (madrase)

Piazza del Registan a Samarcanda con le tre scuole coraniche (madrase)

Foto: Günter Gräfenhain / Fototeca 9X12

Nei mercati abbondavano prodotti di ogni genere, provenienti dalla Via della Seta: dalla Russia e dalla Mongolia arrivavano pelli e tessuti; dalla Cina, oltre alla seta, giungevano rubini, diamanti, perle e rabarbaro; dall’India, spezie quali la noce moscata, lo zenzero, la cannella e i chiodi di garofano. Agli occhi dell’ambasciatore spagnolo, Samarcanda apparve come il luogo dove Tamerlano depositava tutti i tesori ricavati durante le sue conquiste.

Alla corte del conquistatore

Clavijo fu accolto nel regno di Tamerlano; poté ammirare i lussureggianti giardini di Samarcanda e sostare all’ombra delle yurte, le caratteristiche tende cilindriche con tetto conico utilizzate dai mongoli. In tali ambienti il sovrano teneva le udienze o si dedicava al suo passatempo favorito: il gioco degli scacchi. Guerriero feroce oltre che brillante stratega, Tamerlano si circondò di artisti e letterati pronti a celebrare le sue conquiste militari.

L’ambasciatore spagnolo si aspettava di incontrare il “flagello delle steppe”, un sovrano dall’aspetto imponente e vigoroso e dal piglio minaccioso e severo. Gli apparve invece un uomo ormai debole e anziano, sdraiato tra cuscini di seta ricamata, che lo ricevette con ogni riguardo: «Ecco gli ambasciatori», proclamò solennemente Tamerlano davanti ai suoi cortigiani, secondo il resoconto di Clavijo, «che mi manda il re di Spagna, il più grande monarca che esista tra i franchi». In onore del delegato straniero Tamerlano fece poi allestire un banchetto con pietanze a base di carne di cavallo e montone marinato o arrostito, e, infine, una profusione di frutta, tra cui meloni, uva e pesche; il tutto servito in stoviglie d’oro, argento o porcellana, insieme a sottili sfoglie di pane e scodelle di latte di giumenta per dissetarsi.

Miniatura persiana. Tamerlano è rappresentato davanti alla moschea di Bibi-Khanum, a Samarcanda

Miniatura persiana. Tamerlano è rappresentato davanti alla moschea di Bibi-Khanum, a Samarcanda

Foto: AKG / Album

Clavijo poté osservare l’acuta sensibilità di Tamerlano per l’arte e la cultura, che sembrava stridere con la sua fama di tiranno distruttore e sanguinario. Il conquistatore disseminò la sua capitale di grandiosi monumenti, tra cui la spettacolare moschea di Bibi Khanum, innalzata in onore dell’omonima principessa di origine mongola, la prediletta tra le sue mogli. Per costruirla, il sovrano fece realizzare 480 colonne di marmo, trasportate da elefanti catturati in India. Tuttavia, costretto a partire per una nuova spedizione militare, affidò la supervisione dei lavori alla bellissima favorita.

La regina e l’architetto

Narra un’antica leggenda che l’architetto incaricato di erigere la moschea s'innamorò perdutamente di Bibi Khanum. Era desiderio della regina che il marito trovasse l’edificio pronto al suo ritorno, ma l’uomo le chiese in cambio di poterle dare un bacio sulla guancia. La regina, nel tentativo di dissuaderlo, gli offrì una qualsiasi delle sue schiave e, mostrandogli delle uova decorate, gli disse: «Guardale, ognuna è dipinta in modo diverso, eppure il loro colore non conta; poiché che sia rosso, azzurro o verde, il loro sapore sarà sempre lo stesso». L’architetto rimase in silenzio, ma una settimana dopo si presentò al suo cospetto con un gran numero di otri, tutti pieni d’acqua, tranne uno, colmo di vino ed esclamò: «Ah mia Bibi Khanum! Anche se possono sembrarti tutti uguali, l’acqua contenuta nei primi mi rinfresca e placa la mia sete, ma soltanto il vino in quest’ultimo potrà farmi ubriacare». Bibi Khanum, colpita dalla logica dell’argomentazione, acconsentì al desiderio dell’uomo. Ma, nonostante la mano frapposta tra il suo viso e le labbra del folle innamorato, il bacio fu così ardente che sulla guancia della regina rimase una macchia indelebile.

La favorita allora decise di coprirsi il volto con un velo e ordinò a tutte le donne del regno di fare altrettanto. Malgrado ciò, al suo ritorno Tamerlano scoprì l’accaduto e andò su tutte le furie, tanto da condannare a morte la moglie. Secondo le diverse tradizioni, Bibi Khanum fu fatta cadere dalla cima di uno dei minareti o sepolta viva in una tomba all’interno della stessa moschea. L’architetto, più fortunato, riuscì a fuggire e tornare nella sua terra natale, la Persia.

Portale della moschea di Bibi-Khanum

Portale della moschea di Bibi-Khanum

Foto: C. Sappa /Dea / Album

Durante il soggiorno di Ruy de Clavijo a Samarcanda, Tamerlano, che si trovava immerso nei preparativi della sua ultima campagna di conquista contro la Cina, si ammalò. La delegazione castigliana fu costretta allora a prendere congedo dal potente monarca e intraprendere il viaggio di ritorno, il 18 novembre 1404. L’imperatore, ormai sessantanovenne, sarebbe morto di lì a poco, il 19 gennaio 1405.

Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!

La vendetta del conquistatore

Tamerlano fu sepolto nel mausoleo di Gur-e-Amir (“la tomba dell’emiro”), gioiello dell’architettura timuride. Eretto per il nipote favorito del sovrano, Mohammed Sultan, morto improvvisamente nel 1403, finì per ospitare anche le spoglie di Tamerlano e di altri illustri esponenti della sua dinastia. Il celebre mausoleo, a pianta ottagonale, è caratterizzato da una grandiosa cupola azzurra e da un iwan (il portale di entrata) ornato di arabeschi e di raffinati motivi geometrici azzurri e verde scuro.

Come in altri mausolei musulmani, le lapidi hanno una mera funzione indicativa e le cripte vere e proprie si trovano in una camera sottostante. Il luogo dove riposa il monarca è segnato da un’enorme lapide in nefrite verde scura, che reca incisa un’inquietante iscrizione: «Chiunque aprirà questa tomba sarà sconfitto da un nemico più terribile di me». Il 22 giugno del 1941, un giorno dopo la scoperta del sepolcro a opera dell’archeologo e antropologo sovietico Mikhail Gerasimov, Adolf Hitler invase la Russia.

Mausoleo di Gur-e-Amir. Edificato nel 1404, ospita le spoglie di Tamerlano, oltre che di due figli e di due nipoti del sovrano

Mausoleo di Gur-e-Amir. Edificato nel 1404, ospita le spoglie di Tamerlano, oltre che di due figli e di due nipoti del sovrano

Foto: Therin-Weise / Age Fotostock

Lo studioso confermò che Tamerlano era molto alto per l’epoca (1,70 metri) e menomato alla gamba e al braccio destro, caratteristiche già evidenziate nelle antiche descrizioni dell’uomo. In ogni caso, il suo segno più profondo sarebbe rimasto impresso proprio a Samarcanda, la città che aveva trasformato nello specchio della sua gloria.

Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!

Per saperne di più

Viaggio a Samarcanda 1403-1406. Un ambasciatore spagnolo alla corte di Tamerlano. Ruy González de Clavijo, Viella, Roma, 2010.
Tamerlano. La stirpe del Gran Mogol. Franco Adravanti, Bompiani, 2003.

Condividi

¿Deseas dejar de recibir las noticias más destacadas de Storica National Geographic?