Gioacchino Rossini in un ritratto databile tra il 1810 e il 1815
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Gioachino Rossini nacque a Pesaro il 29 febbraio del 1792 in una famiglia che di musica viveva. Il padre, Giuseppe Rossini, detto Vivazza, era un suonatore di tromba e di corno nella banda cittadina. La madre, Anna Guidarini, era cantante lirica. Fin dalla più tenera infanzia il piccolo Gioachino respirò aria di palcoscenico, seguendo i genitori in tournée nei teatri di Marche ed Emilia-Romagna.
Quando la famiglia si trasferì a Bologna il bambino, che all’epoca aveva otto anni, cominciò la sua formazione musicale sotto la guida del maestro Giuseppe Prinetti, che gli impartì i primi rudimenti e gli insegnò a suonare la spinetta, una sorta di piccolo clavicembalo in voga fino al XVIII secolo. Due anni dopo, la famiglia si spostò a Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna, dove Rossini continuò la sua formazione con le lezioni di composizione prese dal canonico don Giuseppe Malerbi, che gli fece conoscere le opere di Haydn e Mozart. Il ragazzino se ne innamorò, tanto che a quattordici anni, cominciati gli studi presso il conservatorio di Bologna, i compagni lo chiamavano scherzosamente “il Tedeschino”.
Enfant prodige, risale al 1809 la sua prima opera, Demetrio e Polibio, dramma serio in due atti scritto su commissione di Vincenzina Viganò Mombelli, ballerina e coreografa, che verrà portato in scena solo nel 1812. Negli anni bolognesi Rossini compone sinfonie e musica sacra ed entra a far parte dell’Accademia filarmonica come cantore. Qui conoscerà Isabella Colbran, cantante lirica di otto anni più anziana che in seguito diventerà sua moglie.
Isabella Colbran, prima donna del teatro San Carlo, sposa Rossini nel 1822
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Il debutto e la fama
Il 3 novembre 1810 Rossini debutta come compositore d’opera al Teatro San Moisè di Venezia con La cambiale di matrimonio. La farsa ha successo e ne seguiranno altre: L’inganno felice, La scala di seta e L’occasione fa il ladro, cui seguono Ciro in Babilonia, ossia la caduta di Baldassarre, la prima opera seria per il teatro comunale di Ferrara, e La pietra di paragone, opera che gli apre le porte della Scala di Milano. La sua carriera prende il volo fra grandi ovazioni e anche qualche caduta, come nel caso di Il signor Bruschino ossia il figlio per azzardo (1813), fischiato a Venezia.
Nel 1815 si trasferisce a Napoli dove diventa direttore, a soli ventitré anni, del Teatro San Carlo. Nel frattempo Rossini continua a comporre e a portare in scena le sue opere. Il 20 febbraio del 1816 a Roma si tiene la prima di Il barbiere di Siviglia, al Teatro Argentina. Lo spettacolo viene contestato. Dal pubblico si alzano fischi e sghignazzi, addirittura un gatto nero “calca” la scena. Com'è possibile una simile reazione? Molti lo considerano un affronto al maestro Paisiello, che nel 1782 aveva già musicato la storia scritta da Beaumarchais. A ciò si aggiunsero probabilmente degli spettatori prezzolati dall'impresario del rivale Teatro Valle. Rossini la prese male, e il giorno dopo si diede malato e non si presentò in teatro. E invece fu un successo, tanto che andarono a cercarlo a casa per portarlo in trionfo.
Scena della tempesta di 'Il barbiere di Siviglia' in una litografia del 1830
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La conquista dell'Europa
Nel 1822 Rossini sposa finalmente Isabella Colbran, che nel frattempo è diventata la prima cantante del Teatro San Carlo. L'anno successivo porta Semiramide alla Fenice di Venezia. Questo successo pone comunque fine alla fase italiana della sua vita. Dopo aver abbandonato l'Italia Rossini raggiunge Vienna, cui seguono Parigi, Londra e nuovamente Parigi. Non tornerà più a vivere nella penisola, se si eccettuano alcuni lunghi soggiorni.
Intanto continua a mietere successi. Stendhal lo ammira a tal punto da scrivere una sua biografia, Vie de Rossini (1823). Il musicista si stabilisce a Parigi definitivamente nel 1824, dove riceve l'incarico di direttore artistico del Teatro italiano. L'anno successivo Carlo X viene incoronato a Reims. In suo onore compone Il viaggio per Reims, ossia l'albergo del giglio d'oro. Il re apprezza, tanto che nel 1829 gli conferisce la Legion d'onore.
Da sinistra a destra, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti, Giuseppe Verdi e Gioacchino Rossini. Incisione a colori
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Sempre nel '29, però, giunge una decisione improvvisa: l'abbandono dalle scene. La sua ultima opera, il Guglielmo Tell, avrà un enorme successo di critica. Al culmine della carriera, dunque, Rossini si ritira a vita privata. Intanto, iniziano i primi problemi personali. Nel 1830 si separa dalla moglie (la separazione legale arriverà nel 1837). Nel 1832 comincia a manifestare i primi segnali di un esaurimento nervoso. Ad accudirlo, Olympe Pélissier, modella e cortigiana che sposerà in seconde nozze nel 1846. A lei dedicherà la cantata per soprano e pianoforte Giovanna d'Arco. Nonostante le difficoltà personali, infatti, la vena creativa non è esaurita, ed egli continua a comporre. Fra le altre cose, compone i Péchés de vieillesse ("Peccati di vecchiaia"), pezzi per voce e pianoforte di cui è molto geloso (vieterà di suonarli in pubblico e in sua assenza).
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Gli anni di Passy
Nel 1859 Rossini fa costruire una villa a Passy, sobborgo di Parigi. La dimora diventerà l'ambito luogo d'incontro dell'intellighenzia musicale internazionale. Ospite generoso, i suoi banchetti potevano contare fino a quattordici portate. Ciononostante era imprevedibile, e raramente sedeva a tavola con i convitati, preferendo ritirarsi lasciando ad Olympe il compito di fare gli onori di casa. Bizzarrie di un genio, dal momento che lui per primo era un appassionato della buona tavola.
Fu lo stesso Rossini a raccontare a un ammiratore di aver pianto solo tre volte in vita sua: la prima volta che una sua opera venne fischiata, poi quando sentì suonare Paganini e infine quando durante una gita in barca sul lago di Como un tacchino farcito ai tartufi gli sfuggì di mano e cadde in acqua. «Mangiare, amare, cantare e digerire sono i quattro atti di quell'opera comica che è la vita»: questa la sua filosofia di vita.
Gioacchino Rossini, 1865
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Rossini morì il 13 novembre del 1868 nella sua villa di Passy, in seguito a un'operazione chirurgica (era malato di cancro). Venne sepolto nel cimitero di Père Lachaise a Parigi e nel 1887 le sue spoglie vennero spostate nella basilica di Santa Croce a Firenze, in quel periodo capitale del regno d'Italia.
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