Restaurati gli affreschi del tempio egizio di Esna

Un restauro completo delle pareti del prònao romano di questo tempio egizio ha riportato i rilievi e le pitture al suo antico splendore, regalando numerose sorprese ai restauratori

 

 

Sala ipostila del Tempio di Khnum, a Esna. Litografia. 1819-1884

Sala ipostila del Tempio di Khnum, a Esna. Litografia. 1819-1884

Foto: World History Archive / Cordon Press

Più di duecento anni dopo la riscoperta del tempio di Esna, situato a cinquantacinque chilometri al sud di Luxor, un team di ricercatori tedeschi e egiziani ha riportato alla luce i colori originali di alcune delle iscrizioni incise sui muri e che hanno circa 2000 anni. Una volta liberati dal grosso strato di fuliggine e sporcizia che li ricopriva, i rilievi e le iscrizioni hanno recuperato i loro colori brillanti. Il progetto, diretto dall'egittologo Christian Leitz, dell'Università di Tubinga, ha scoperto anche nuove iscrizioni che rivelano per la prima volta i nomi usati per descrivere le costellazioni dell'antico Egitto, fino a ora sconosciuti.

Un prònao romano

Del tempio di Esna, dedicato al dio Khnum, oggi rimane solo il vestibolo (il cosiddetto prònao), che si conserva in maniera eccellente. Con 37 metri di lunghezza, 20 di larghezza e 15 di altezza, la struttura di pietra arenaria venne posta di fronte all'edificio principale durante il regno dell'imperatore romano Claudio (41-54 d.C.), e probabilmente ne eclissò lo splendore. Il tetto di questa costruzione è sostenuto da 24 colonne e i capitelli delle 18 colonne interne sono decorati con differenti motivi vegetali. «Nell'architettura dei templi egizi, questa è un'eccezione assoluta», commenta l'egittologo Daniel von Recklinghausen. La realizzazione di queste decorazioni probabilmente durò circa due secoli.

Dettaglio delle colonne del tempio di Esna

Dettaglio delle colonne del tempio di Esna

Foto: Project Esna

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Ma a rendere il tempio di Esna veramente famoso sono il suo tetto astronomico e le sue iscrizioni geroglifiche. Queste ultime sono considerate il corpus di testi geroglifici coerenti più recente che si sia conservato e che descrive le idee religiose dell'epoca e le cerimonie di culto che avevano luogo nel santuario. La posizione dell'edificio, che si trova al centro della città, probabilmente contribuì a che il vestibolo si conservasse e non venisse smontato per utilizzarne i blocchi come materiali di costruzione, come invece avvenne con altri edifici antichi nel corso del processo di industrializzazione dell'Egitto. E in effetti il tempio divenne piuttosto parte integrante della città moderna: contro alcune delle sue pareti vennero costruite case e baracche e in altri punti, con il passare del tempo si accumulò una montagna di calcinacci, ben visibili nelle cartoline del XIX e II secolo. Nella prima metà del XIX secolo la sala venne temporaneamente usata come deposito di cotone.

La localizzazione del tempio nel centro della città probabilmente contribuì alla conservazione del vestibolo

In epoca napoleonica il prònao attrasse l'attenzione di circoli di studiosi, visto che si considerava un esempio ideale dell'architettura dei templi dell'antico Egitto. Nel XX secolo l'egittologo francese Serge Sauneron (1927-1976) continuò gli scavi nel tempio e ne pubblicò le iscrizioni complete. Ma Saueron poté riportare solo le iscrizioni incise sulle pareti, mentre non riuscì ad osservarne i colori, nascosti da uno spesso strato di fuliggine e sporcizia.

Restauro di una delle colonne di testo geroglifico

Restauro di una delle colonne di testo geroglifico

Foto: Project Esna

 

 

Un restauro minuzioso

Ora, il curatissimo restauro che è stato realizzato ha eliminato gli strati di sporco accumulatisi negli anni e il tempio torna in parte ad avere l'aspetto che aveva venti secoli fa. Inoltre, l'opera di restauro ha fornito nuovi spunti per l'egittologia, come spiega Christian Leitz: «I geroglifici rinvenuti da Sauneron spesso erano incisi in modo molto rudimentale; i dettagli venivano applicati dipingendoli con il colore. Questo significa che [fino ad ora] sono state studiate solo le versioni preliminari delle iscrizioni. Ma adesso abbiamo un'immagine della versione finale». Nella zona dove si trova il tetto astronomico molte iscrizioni non furono incise, ma semplicemente dipinte. «In precedenza non venivano notate sotto lo strato di sporco, mentre adesso sono state esposte nella loro completezza. Qui abbiamo rinvenuto, per esempio, nomi di costellazioni dell'antico Egitto che prima erano completamente sconosciuti», spiega Leitz.

Nel punto dove si trova il tetto astornomico molte iscrizioni non erano state incise, ma solo dipinte

Dal 2018 i ricercatori dell'Università di Tubinga hanno lavorato insieme alle autorità egizie per scoprire, preservare e studiare gli strati di pittura di questa gioia dell'architettura. Le immagini che vi proponiamo a continuazione mostrano i alcuni dei geroglifici e degli affreschi del tempio di Esna prima e dopo il restauro.

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