Pilentum, carro romano cerimoniale rinvenuto a Pompei
Foto: Luigi Spina
La città romana distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. non finisce mai di stupire. Lo scorso sabato il Parco Archeologico di Pompei la Procura della Repubblica di Torre Annunziata hanno annunciato il recupero di un pilentum romano, un tipo di carro cerimoniale utilizzato in rare occasioni e di cui sono stati rinvenuti pochissimi esemplari. Il ritrovamento è avvenuto a Civita Giuliana, una villa situata oltre le mura della città antica e appartenuta a un personaggio di alto rango. Le autorità hanno potuto salvare questo reperto dai saccheggiatori, che in altre occasioni hanno sottratto oggetti da questa stessa zona.
Un pezzo unico
Si tratta di un carro a quattro ruote, probabilmente identificabile con un pilentum, un veicolo da trasporto usato dall'aristocrazia romana nel corso di cerimonie religiose. Le ruote, in ferro, erano connesse tra loro da un sistema meccanico sopra il quale era posto il cassone riccamente decorato sui due lati lunghi. Lamine bronzee intagliate si alternano con pannelli lignei neri e rossi, mentre il retro è provvisto di medaglioni in bronzo e stagno che rappresentano figure maschili e femminili a rilievo ritratte in scene a sfondo erotico. Il cassone includeva seduta, braccioli e schienale metallico, tutti componenti che si sono conservati intatti, e poteva ospitare uno o due individui.
Massimo Osanna, responsabile degli scavi e direttore uscente del Parco Archeologico di Pompei, afferma che questo pilentum è «un pezzo unico in Italia, una scoperta di grande importanza per far avanzare la conoscenza del mondo antico». L'archeologo afferma che può essere paragonato solo a una serie di carri rinvenuti quindici anni fa in una tomba in Tracia» – al confine tra Grecia e Bulgaria. In effetti tra i veicoli rinvenuti allora ve n'è uno «molto simile» a questo, ma privo delle straordinarie decorazioni dell'esemplare pompeiano.
Il pilentum avrebbe potuto essere parte di una cerimonia religiosa o di un matrimonio
Il veicolo cerimoniale rinvenuto a Pompei, infatti, si distingue per la sua decorazione e il suo buono stato di conservazione: presenta una serie di rilievi a tema erotico e tracce dei cuscini, redini e spighe che si trovavano sul sedile. Questi sono indizi importanti per scoprire quale funzione avesse il pilentum e gli esperti indicano due possibilità: una è che doveva essere utilizzato per una cerimonia religiosa, probabilmente dedicata al culto di Cerere – la dea della terra e dell'agricoltura, il che spiegherebbe le spighe di grano – o di Venere – divinità dell'amore che giustificherebbe la presenza delle scene erotiche. Osanna ricorda che a Pompei si celebravano comunemente riti per entrambe le dee, che rappresentavano la fertilità, e che è dunque possibile che nella villa si trovasse una sacerdotessa di questi culti.
L'altra possibilità, che Osanna considera più probabile, è che «il carro fosse stato preparato per una cerimonia di matrimonio che doveva svolgersi o che aveva appena avuto luogo», e che, in tal caso, le spighe di grano sarebbero un augurio di fertilità. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che il ritrovamento è avvenuto nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti di 3 equidi, tra cui un cavallo bardato.
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La villa dei tesori
Civita Giuliana è diventata negli ultimi anni tristemente famosa per essere stata teatro di ripetuti scavi clandestini terminati più volte con il furto di pezzi archeologici. In questa occasione però i responsabili del tentato furto sono stati arrestati e rilasciati. Uno di loro risiede nelle vicinanze del sito, il che ha portato il team archeologico ad accelerare i lavori per evitare il furto di ulteriori oggetti che, per essere portati alla luce, devono prima essere liberati dai detriti vulcanici che li ricoprono.
In base alle ultime scoperte, Osanna azzarda un'ipotesi su chi fosse il misterioso proprietario della villa: secondo il direttore doveva trattarsi di un generale o di un ufficiale militare di altissimo rango, poiché le briglie del cavallo erano di tipologia bellica. Più precisamente, è probabile che appartenesse alla famiglia dei Mummii, poiché il nome Mummia è stato rinvenuto inciso su una delle pareti della villa: le donne romane non avevano il nome proprio come gli uomini, ma portavano il nome femminile della famiglia a cui appartenevano.
Saccheggi sistematici
Le prime tracce del reperto erano state individuate il passato 7 gennaio. Nelle settimane successive il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata hanno lavorato congiuntamente alla luce del Protocollo d’Intesa sottoscritto nel 2019 – mirato a contrastare le attività dei saccheggiatori della zona – e sono riusciti a portare alla luce lo straordinario ritrovamento.
Il progetto di scavo in corso vuole dunque recuperare il patrimonio storico e artistico ancora sepolto dopo quasi due millenni, ma mira anche a cooperare nelle indagini con la Procura di Torre Annunziata per arrestare il depredamento sistematico del patrimonio culturale. I saccheggiatori della zona avevano praticato diversi cunicoli nella villa per intercettare tesori archeologici. Chi ha scavato queste gallerie ha sfiorato, senza saperlo, il pilentum su entrambi i lati, senza per fortuna comprometterne la struttura.
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