Quattro scene della vita tormentata di Demostene

Lo storico Plutarco scrisse una biografia su Demostene ricca di aneddoti ed episodi curiosi, che rivelano la personalità contraddittoria del grande retore ateniese

Negli anni in cui Filippo II di Macedonia e suo figlio Alessandro Magno si apprestavano a sottomettere la penisola ellenica, un ateniese levò la sua voce per esortare i greci a difendere l’ideale di libertà, democrazia e autonomia delle città greche: l'oratore Demostene.

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Esercitazioni di oratoria

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Esercitazioni di oratoria

Quando Demostene iniziò a parlare in pubblico, oltre che dedicarsi all’attività di scrittura di discorsi, si rese conto che la sua voce non era molto potente e i suoi movimenti risultavano impacciati al punto che si esponeva al dileggio della folla. Decise allora di sottoporsi a un allenamento: si fece costruire uno studio sotterraneo e davanti a uno specchio si esercitava nei gesti e provava il tono della voce. Corresse la sua tendenza a balbettare mettendosi delle piccole pietre in bocca e recitando in continuazione i suoi discorsi. Demostene era noto anche perché scriveva sempre le orazioni che poi pronunciava, evitando di improvvisare.

Illustrazione: Santi Pérez

L'arte della persuasione

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L'arte della persuasione

Le doti oratorie di Demostene erano molto apprezzate ovunque. Nelle missioni diplomatiche alle quali partecipò, l’ateniese era riuscito a persuadere tutti i suoi interlocutori. Era così temuto che a Tebe riuscì a convincere gli abitanti della città a rifiutare qualsiasi accordo con la Macedonia. Infatti Filippo non riuscì nell’impresa, nonostante l’invio di quattro ambasciatori: «La linea politica di Demostene era evidente già ai tempi della pace tra Filippo e la Grecia, perché l’oratore non tralasciava di criticare qualunque azione del macedone, e anzi a ogni occasione infiammava gli animi degli ateniesi», afferma Plutarco in Le vite parallele.

Illustrazione: Santi Pérez

L'avidità, la sua debolezza

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L'avidità, la sua debolezza

Secondo Plutarco, quando Arpalo, il tesoriere di Alessandro Magno, arrivò ad Atene in cerca di un rifugio dopo essere fuggito dalla corte macedone, Demostene era contrario ad accoglierlo per evitare una possibile guerra contro Filippo. Pochi giorni dopo però Arpalo gli mostrò una coppa d’oro e Demostene, meravigliato della sua pesantezza, gliene domandò il valore, ricevendo come risposta: «Per te varrà venti talenti». La stessa sera Arpalo gli fece recapitare la coppa con il denaro. Così Demostene all’assemblea si schierò dalla parte di Arpalo, ma gli ateniesi si accorsero della corruzione di Demostene e s'indignarono.

Illustrazione: Santi Pérez

Gli ultimi istanti di vita

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Gli ultimi istanti di vita

Quando Atene fu occupata dalla truppe di Antipatro, Demostene fuggì a Calauria, isola al largo del Peloponneso. Le guardie armate di Antipatro lo inseguirono, lo trovarono nel tempio di Poseidone dell’isola e tentarono di arrestarlo. Demostene però si rifugiò in una stanza interna del santuario e, fingendo di mettersi a scrivere, si portò alla bocca una penna, come era sua abitudine, ma bevve il veleno che vi aveva nascosto. Poi parve addormentarsi e quando i soldati si avvicinarono nuovamente, Demostene, accortosi che stava morendo, rivolse loro le ultime parole. I soldati allora lo sostennero mentre usciva dal tempio, ma subito dopo morì.

Illustrazione: Santi Pérez

Quattro scene della vita tormentata di Demostene

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