Podcast – La ghigliottina, invenzione simbolo della Rivoluzione

Proposta nel 1789 dal medico Joseph Ignace Guillotin per giustiziare i condannati senza sofferenze e senza discriminazioni di classe, divenne l’arma politica del periodo del Terrore

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Durante l’Ancien Régime le autorità cercavano in ogni modo di imporre il rispetto della legge e del potere del sovrano, e a tale scopo comminavano pene esemplari per creare timore e garantirsi l’obbedienza dei sudditi. Strumento fondamentale e assai utilizzato era la pena di morte, che, con il pretesto di ottenere la confessione, era preceduta spesso da orribili supplizi.

Si trattava di un sistema punitivo profondamente iniquo. Infatti gli aristocratici erano esentati dalla tortura o dal maltrattamento fisico o psicologico, e quando erano condannati a morte venivano decapitati con un metodo rapido e apparentemente indolore (se realizzato da mano esperta). Al contrario, gli uomini e le donne del popolo venivano giustiziati con metodi brutali, come la forca, lo squartamento o il rogo. Queste esecuzioni erano solitamente precedute da torture stabilite dal giudice, che venivano inferte pubblicamente: dalla flagellazione alla tortura della ruota fino alla rottura di tutte le ossa del corpo o all’uso di pinze o tenaglie, con le quali si asportavano brandelli di carne.

Nell'immagine, incisione del 1630 che illustra come Costanzo II, imperatore romano dal 317 al 361, fece decapitare suo cugino Gallo con un arnese simile alla ghigliottina

Nell'immagine, incisione del 1630 che illustra come Costanzo II, imperatore romano dal 317 al 361, fece decapitare suo cugino Gallo con un arnese simile alla ghigliottina

Foto: Akg / Album

Dibattiti sulla pena capitale

Nel corso del Settecento, il secolo dell’Illuminismo, molti giuristi e letterati denunciarono il ricorso alla tortura, la sproporzione delle pene e i privilegi dell’aristocrazia; alcuni arrivarono a chiedere l’abolizione della pena di morte. Si distinsero in questo senso Voltaire con il Trattato sulla tolleranza (1763) e Cesare Beccaria con Dei delitti e delle pene (1764). Entrambe le opere avrebbero ispirato le iniziative dei rivoluzionari francesi: una delle prime imprese che impegnarono l’Assemblea Nazionale Costituente fu l’elaborazione di un codice penale in accordo con i principi del diritto naturale, e fu in questo contesto che si tenne il dibattito sulla pena di morte.

Il 10 ottobre dell’anno 1789, Joseph Ignace Guillotin, un medico dell’età di 50 anni, presentò una proposta per stabilire l’uguaglianza di fronte alla legge anche nell’ambito del diritto penale: «I delitti dello stesso genere verranno puniti con lo stesso tipo di pena, a prescindere dal rango o dalle condizioni del colpevole», affermava. Questo principio, che ora sembra naturale, era rivoluzionario in Francia e impiegò anni per essere approvato nel resto dei Paesi.

Joseph Ignace Guillotin. Olio. XVIII secolo. Museo Carnavalet, Parigi

Joseph Ignace Guillotin. Olio. XVIII secolo. Museo Carnavalet, Parigi

Foto: White Images / Scala, Firenze

Il marchingegno di Guillotin

Guillotin non metteva in discussione la pratica della pena capitale. La sua proposta intendeva parificare le pene e contemporaneamente renderne più umana l’applicazione. Perciò, propose di estendere il metodo della decapitazione, fino ad allora privilegio dell’aristocrazia, a tutte le classi sociali. Allo stesso tempo, al fine di evitare gli incidenti e gli errori spesso commessi dai boia nell’uso dell’ascia o della spada, proponeva di utilizzare un sistema «il cui meccanismo tagliasse la testa in un battito di ciglia». Il riferimento di Guillotin a questo “marchingegno” di decapitazione fece poi molto discutere, ma è errata la credenza comune secondo cui fu lui l’inventore di quella che conosciamo come ghigliottina. Almeno dal XIII secolo in diversi Paesi d’Europa venivano utilizzati dispositivi simili, anche se non erano particolarmente comuni, e in ogni caso essi erano riservati agli esponenti delle classi sociali più alte. Certamente però Guillotin lavorò al suo perfezionamento.

Nell’ambito del dibattito sul nuovo codice penale, il 30 maggio del 1791 il deputato Louis-Michel Lepeletier de Saint-Fargeau fece un ulteriore passo proponendo l’abolizione della pena di morte. Il suo amico Robespierre fu uno dei pochi (si potrebbero contare sulle dita di una mano) ad appoggiare questa misura umanitaria. Ma lo sforzo compiuto da entrambi fu inutile: infatti, l’1 giugno del 1791 la stragrande maggioranza dei deputati votò a favore dell’esecuzione capitale. Lepeletier de Saint-Fargeau non si perse d’animo e due giorni più tardi propose l’adozione del principio di uguaglianza di fronte alla pena di morte: «Ogni condannato a morte verrà decapitato».

Come funzionava la ghigliottina

Come funzionava la ghigliottina

Foto: BNF / RMN-Grand Palais

La stesura finale del codice, che fu approvato il 25 settembre 1791, nei suoi articoli 2 e 3 afferma: «La pena di morte consisterà nella semplice privazione della vita, senza esercitare alcuna tortura sui condannati. A ogni condannato verrà tagliato il collo». In questo modo, l’uguaglianza di fronte alla legge si estendeva anche alla questione penale. Nel marzo del 1792, l’Assemblea Legislativa, impegnata nella stesura del nuovo codice penale, incaricò il medico chirurgo Antoine Louis, segretario perpetuo dell’Académie de Chirurgie, dell’elaborazione definitiva del nuovo strumento per realizzare le esecuzioni.

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Efficienza mortale

Louis e il suo collaboratore Tobias Schmidt, un fabbricante tedesco di clavicembali, misero a punto un dispositivo che s'ispirava agli strumenti simili utilizzati negli altri Paesi europei, ma migliorandone la struttura e la funzionalità con l’obiettivo di ridurre il più possibile il dolore. Il contributo principale di Louis fu il modello con lama obliqua, «affinché tagli nettamente e raggiunga il suo obiettivo», secondo quanto da lui stesso affermato. Sia Louis sia Guillotin avrebbero in seguito preso a male il fatto che il loro nome venisse associato alla nuova invenzione, che presto fu conosciuta come louison o louisette e, più comunemente, con il nome di ghigliottina.

Il prototipo venne realizzato in due settimane, e poi messo alla prova su cadaveri animali e umani. Infine, la ghigliottina venne installata in Place de Grève, di fronte al Municipio di Parigi, e fu lì che il 25 aprile del 1792 Nicolas-Jacques Pelletier, accusato di rapina a mano armata, divenne il primo condannato a essere giustiziato con il nuovo strumento. Il dispositivo sembrava essere destinato a sostituire i boia per i casi di delinquenza o criminalità comune. Ma appena pochi mesi dopo, il 21 di agosto del 1792, vennero portati alla ghigliottina due condannati politici: due servitori di Luigi XVI, che era stato deposto in seguito all’insurrezione del 10 agosto, accusati di attività controrivoluzionaria. Da quel momento, sotto il governo rivoluzionario che durerà fino alla caduta di Robespierre quasi due anni più tardi, la ghigliottina si trasformò nello strumento e nel simbolo della politica di terrore che la Rivoluzione aveva scatenato contro i suoi nemici intestini – gli aristocratici e i sostenitori dell’Ancien Régime – e come reazione di fronte alla minaccia dei poteri totalitari vicini.

Esecuzione di Luigi XVI con la ghigliottina installata in Place de la Concorde. Gennaio 1793. XVIII secolo. Museo Carnavalet, Parigi

Esecuzione di Luigi XVI con la ghigliottina installata in Place de la Concorde. Gennaio 1793. XVIII secolo. Museo Carnavalet, Parigi

Foto: Bulloz / RMN-Grand Palais

I numeri del Terrore

Durante questo periodo il totale dei condannati messi a morte con la ghigliottina in tutta la Francia fu di 16.594 persone. Di questi, 2622 vennero giustiziati a Parigi, soprattutto con la ghigliottina che era stata collocata in Place de la Révolution (oggi Place de la Concorde); lì troveranno la morte Luigi XVI, Maria Antonietta e, dopo il colpo di Stato del Termidoro, lo stesso Robespierre. Questo fu il bilancio del periodo del Terrore, durante il quale fu compiuto un tentativo di controllare e centralizzare la violenza politica più generalizzata che era stata esercitata in quegli anni e che si calcola avesse mietuto fra le 35.000 e le 40.000 vittime, includendo le rivolte popolari, le esecuzioni sommarie e le morti nelle carceri.

Terminato il Terrore, la ghigliottina non cadde in disuso: continuò a essere utilizzata durante il Direttorio, da Napoleone e da tutti i regimi successivi, per quasi due secoli. L’ultima esecuzione con questo metodo venne effettuata nel 1977, quattro anni prima dell’abolizione della pena di morte.

La propaganda conservatrice usò la ghigliottina come arma che si ritorce contro i rivoluzionari. Questa incisione inglese del 1819 rappresenta un “radical reformer” pronto a decapitare tutti i politici di Westminster

La propaganda conservatrice usò la ghigliottina come arma che si ritorce contro i rivoluzionari. Questa incisione inglese del 1819 rappresenta un “radical reformer” pronto a decapitare tutti i politici di Westminster

Foto: BRIDGEMAN / ACI

 

 

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