Pioniere della storia

Per molto tempo le professioni di maggior prestigio sociale sono state esercitate solo dagli uomini. Le prime donne divenute avvocate, chimiche o politiche erano un’eccezione, e lo dimostrano alcune delle fotografie presenti in questa galleria

Per molto tempo le professioni di maggior prestigio sociale sono state esercitate solo dagli uomini. I casi di pittrici, poete e filosofe sono stati l'eccezione. Per non parlare delle pochissime governatrici o regine il cui nome è arrivato fino ai giorni nostri. Questa tendenza, lungi dall'essere relegata al passato, si è protratta fino ai giorni nostri e ancora oggi è comune vedere solo una o due donne alle riunioni di imprenditori o dirigenti politici o ai simposi scientifici. Le prime donne divenute avvocate, chimiche o politiche erano un’eccezione, e lo dimostrano alcune delle fotografie presenti in questa galleria. Queste e un centinaio di altre fotografie compaiono nel libro The only woman, pubblicato da Phaidon Press (2022), con testo della documentarista e produttrice televisiva statunitense Immy Humes: una raccolta di cento fotografie di gruppo in cui colpisce la presenza di una sola donna circondata, a volte, da decine o centinaia di uomini. Le istantanee di questo libro, su cui si basano i nostri testi, mostrano la difficoltà di trovare una rappresentanza femminile in posizioni di rilievo nella scienza, nello sport, nella politica o nell'arte per tutto il XX secolo, e a ncora nei primi due decenni del XXI secolo.

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La signora Fairfax, una donna indispensabile

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La signora Fairfax, una donna indispensabile

La fotografia qui sopra fu scattata nel 1862 e mostra alcuni ufficiali della divisione dell'Armata del Potomac comandata dal generale Fitz John Porter (seduto su uno sgabello) durante la guerra civile americana. Sulla destra appare l'unica donna dell'immagine, identificata come "signora Fairfax". Si sa a soltanto che era «capocuoca e incaricata di portare le bottiglie». Le donne, e in particolare le donne nere, in questo conflitto ricoprirono soprattutto mansioni di supporto e d'intendenza, tradizionalmente considerate femminili, ed è raro che venissero identificate, tanto meno con il titolo di "signora": si può dunque presumere che il lavoro della signora Fairfax fosse molto stimato dai militari che accompagnava.

Foto: Library of Congress

Ethel Benjamin, la prima avvocata della Nuova Zelanda

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Ethel Benjamin, la prima avvocata della Nuova Zelanda

La Nuova Zelanda occupa un posto di rilievo nella storia dell’emancipazione femminile. Non a caso è stata il primo Paese a introdurre il pieno diritto di voto alle donne, nel 1893. Una donna si è lì laureata per la prima volta nel 1877 e nel 1893 un’altra giovane, Ethel Benjamin, è stata la prima a entrare nella facoltà di diritto, laureandosi quattro anni dopo. Il caso di Benjamin dimostra comunque le difficoltà affrontate dalle donne. Le alte sfere della facoltà fecero di tutto per impedirle l’accesso, ricordandole che alle donne era proibito l’esercizio dell’avvocatura. Grazie a una nuova legge Benjamin riuscì a fondare un proprio studio di avvocati, ma i suoi colleghi maschi s’ingegnarono – invano – per non farle trovare clienti. Malgrado ciò, Benjamin diede inizio a una carriera di successo. La fotografia la ritrae con gli altri membri del tribunale di Dunedin, tutti uomini, nel 1902. Ha la parrucca da avvocato e sfoggia un sorriso di soddisfazione.

Foto: Alamy / ACI

Emmeline Pankhurst, instancabile suffragista

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Emmeline Pankhurst, instancabile suffragista

Tra tutte le pioniere britanniche del XX secolo, spiccano senza dubbio le donne che si batterono per il riconoscimento del diritto di voto. Le suffragiste dovettero sopportare incomprensioni, ridicolizzazioni e persino il carcere. La Women's Social and Political Union (WSPU), guidata da Emmeline Pankhurst, si specializzò in azioni di grande risonanza mediatica, che spesso comportavano l'uso della violenza e portavano all'arresto delle protagoniste. La fotografia mostra Pankhurst arrestata il 21 maggio 1914, dopo aver tentato di accedere a Buckingham Palace per consegnare le sue petizioni a re Giorgio V. 

Foto: Hulton-Deutsch Collection/CORBIS / Cordon Press

Gertrude Bell, una donna d'ordine

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Gertrude Bell, una donna d'ordine

Non tutte le pioniere servirono la causa del femminismo o sostennero i diritti delle minoranze. Gertrude Bell fu un'ardente oppositrice del suffragio femminile e fece una campagna contro di esso. La sua famiglia era proprietaria di un'importante industria siderurgica e lei godette di tutti i privilegi della sua classe. Fu la prima donna a laurearsi con lode in storia moderna all'università di Oxford e lavorò come funzionaria dell'impero britannico in Medio Oriente. Era conosciuta come «la Lawrence d'Arabia al femminile» e contribuì a strutturare l'amministrazione coloniale nella regione. Nell'immagine qui sopra, in seconda fila, a sinistra, posa in una foto ricordo della conferenza del Cairo del 1921, in cui gli inglesi decisero il modello di controllo delle province ottomane dell'Iraq da loro occupate alla fine della Grande guerra.

Foto: Rue des Archives / RDA / Cordon Press

Mary Pickford, la grande star di Hollywood

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Mary Pickford, la grande star di Hollywood

All'inizio del XX secolo Hollywood divenne la capitale del grande intrattenimento di massa del XX secolo: il cinema. Uno degli elementi principali di questa nuova industria erano gli attori, che a poco a poco divennero l'aspetto più attraente delle locandine cinematografiche. Tra le prime star si distinsero diverse attrici, e soprattutto Mary Pickford, con i suoi ruoli di ragazza povera dai boccoli biondi. Nella fotografia è ritratta seduta mentre firma l'atto di fondazione della United Artists, nel 1919. Ignorati dagli studios che ne controllavano strettamente il lavoro e la retribuzione, Pickford e altre tre star maschili, Douglas Fairbanks, che sarebbe diventato suo marito, Charles Chaplin e il regista D.W. Griffith, decisero di fondare una propria compagnia, per riprendere il controllo della propria carriera.

Foto: Cordon Press

Elizabeth Roboz, eminente biochimica

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Elizabeth Roboz, eminente biochimica

In questa fotografia dell’assemblea dei tecnologi della barbabietola, l’American Society of Sugar Beet Technologists, tenutasi a Denver nel 1946, compaiono all’incirca duecento persone. Tutti uomini, tranne una donna vestita con eleganza che si trova in seconda fila e che probabilmente era tra i partecipanti più qualificati dell’assemblea. Fino a quel momento la vita professionale di Elizabeth Roboz era stata una corsa a ostacoli. Ebrea ungherese, aveva abbandonato il Paese natale dopo essere stata espulsa dall’università in seguito alle leggi razziali. Ultimati gli studi a Vienna, nel 1940 si era quindi trasferita negli Stati Uniti, dove aveva condotto ricerche su varie coltivazioni, tra cui quella della barbabietola. Malgrado ciò, un’università le aveva impedito di accedere all’insegnamento in quanto donna. Più avanti si specializzò in biochimica e contribuì a sviluppare la nuova disciplina della neurochimica, dove si distinse nelle indagini sulle cause della sclerosi multipla. Sposò l’ingegnere Hans Einstein, figlio di Albert Einstein.

Foto: City of Vancouver Archives

Un'operaia in un cantiere navale

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Un'operaia in un cantiere navale

Questo gruppo di operai del cantiere navale di Aberdeen, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, posa soddisfatto per la missione portata a termine. Nell’ottobre 1918 avevano costruito in poco più di due settimane una nave da carico in legno destinata allo sforzo bellico della nazione. Il conflitto sarebbe finito due settimane dopo, ma in quel momento gli Stati Uniti erano ancora immersi nel pieno della Prima guerra mondiale. Al centro dell’immagine compare una donna, con le mani sui fianchi e lo stesso orgoglio dei colleghi. Sebbene la sua identità sia ignota, è molto probabile che fosse un’operaia del cantiere navale, perché in altre fotografie scattate in quegli anni compaiono donne impegnate in mansioni da carpentiere. Va detto, però, che secondo Immy Humes avrebbe potuto essere una semplice visitatrice recatasi ad animare e a intrattenere gli uomini. Potrebbe quindi trattarsi di una “donna mascotte” che posa circondata dagli uomini.

Foto: MASC, Washington State University Libraries

Bobbie Bates, regina di una banda di rapinatori

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Bobbie Bates, regina di una banda di rapinatori

Il 7 febbraio 1931 il giornale New York Daily News pubblicò questa fotografia di una banda di undici delinquenti. Erano appena stati condannati a pene di anche oltre trent’anni a causa di più di cento rapine commesse in negozi e ristoranti newyorchesi. Al centro figura una giovane dall’aspetto appariscente. Indossa un lungo cappotto nero di astrakan, una gonna con i volant, scarpe di lusso e sfoggia un caschetto ondulato tipico dell’epoca. Si chiamava Virginia Wright, anche se nel mondo della delinquenza era nota come Bobbie Bates, e nel 1931 aveva ventidue anni. In quel periodo le donne coinvolte nella malavita di New York erano chiamate gun molls, termine dello slang di origine yiddish che significa “prostitute del ladro”. Altra espressione per indicarle era queens, regine, in riferimento all’influenza che esercitavano sui compagni di attività (delittuose). Ma forse Bobbie Bates non era davvero una boss, perché fu condannata a una pena non troppo pesante, tra i tre e i sei anni di prigione.

Foto: New York Daily News Archive / Getty Images

Gloria Richardson, attivista per i diritti civili

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Gloria Richardson, attivista per i diritti civili

In molti casi, il fatto di essere donna costituisce una discriminazione accessoria alla questione razziale. Gloria Richardson fu una leader del movimento per i diritti civili a Cambridge, nello stato del Maryland, vicino a Washington DC. Richardson avrebbe dovuto parlare alla folla durante la storica marcia su Washington del 1963 per i diritti civili, ma un membro del comitato organizzatore le strappò il microfono prima che potesse farlo «perché ero una donna, tra le altre cose», come avrebbe dichiarato lei stessa. La foto la ritrae qualche settimana prima, durante una protesta, mentre allontana la baionetta di un membro della Guardia nazionale e si rivolge alla folla per convincerla a disperdersi prima che si scatenino degli scontri. Nonostante questo gesto di riappacificazione, Richardson sosteneva la necessità di non indietreggiare nella lotta contro le disuguaglianze razziali, «altrimenti tra 100 anni si continuerà a protestare per le stesse cose». 

Foto: AP

Katharine Graham, editrice

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Katharine Graham, editrice

Quando Eugene Meyer lasciò il Washington Post per dirigere la Banca mondiale cedette la quota di maggioranza del giornale al genero Philip Graham anziché alla figlia. Katharine Graham (nata Meyer) avrebbe dovuto essere solo una delle tante donne dell'alta società americana, figlie e mogli di rispettabili uomini d'affari nell'ambito dei media, ma quando il marito morì, nel 1963, dovette assumere la direzione del giornale che sarebbe passato alla storia per aver scoperto il più famoso caso di corruzione presidenziale della storia degli Stati Uniti, il Watergate. Non si tirò indietro di fronte alle pressioni e alle minacce di tutti gli uomini di Richard Nixon affinché impedisse la pubblicazione delle indagini che avrebbero portato alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti. Nella foto qui sopra, scattata nel 1975, spicca come unica donna a far parte del consiglio di amministrazione dell'Associated Press, che era composta da una moltitudine di uomini bianchi di mezza età o anziani.  

Foto: AP

Margaret Thatcher, prima ministra senza complessi

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Margaret Thatcher, prima ministra senza complessi

Nella storia dell’accesso delle donne in politica, Margaret Thatcher è stata senz’altro una pioniera. Prima del suo insediamento come primo ministro della Gran Bretagna nel 1979, solo lo Sri Lanka, l’India, l’Argentina e Israele avevano visto le donne occupare cariche equivalenti. La carriera di Thatcher è stata un esempio d’impegno e di ambizione, che le hanno consentito di superare qualsiasi pregiudizio di genere. Figlia di un droghiere, era stata la prima della famiglia ad andare all’università (a Oxford), dove si era laureata in chimica. Aveva poi studiato diritto nonostante due figli da crescere. Con i colleghi del Conservative Party, di cui era stata eletta leader nel 1975, le piaceva sfoggiare le doti femminili. «In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedi a un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi a una donna», dichiarò in un’occasione. Ma Thatcher era completamente indifferente al femminismo e alla solidarietà tra donne: lo dimostra, per esempio, il fatto che nel suo primo governo (nella foto) tutti i ministri fossero uomini.

Foto: Keystone / Getty Images

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