Nuove ipotesi sul tesoro di Tutankhamon

Il tesoro di Tutankhamon è davvero suo? Il giovane re partecipò a qualche battaglia nonostante i suoi problemi fisici? Negli ultimi anni vari studiosi hanno analizzato il corredo funerario del faraone bambino alla ricerca di risposte a domande antiche

Quando, verso le dieci del mattino del 4 novembre del 1922, gli operai di Howard Carter – e non il bambino incaricato di portargli l’acqua, come vorrebbe una leggenda apocrifa – videro degli scalini praticamente sotto la tomba di Ramses VI, non sapevano ancora che qualche settimana più tardi avrebbero assistito a una delle più grandi scoperte archeologiche di tutti i tempi.

Dopo aver atteso per due settimane l’arrivo di lord Carnarvon (che finanziava gli scavi), il 26 novembre Carter praticò un’apertura in una porta sigillata al termine di un corridoio. Affacciandosi all’interno della stanza, scorse con stupore un corredo funerario di grandissimo valore, nonostante la tomba fosse stata saccheggiata. «Riesci a vedere qualcosa?», chiese impaziente lord Carnarvon a Carter, intento a guardare attraverso lo spiraglio. «Sì, è meraviglioso», rispose l’archeologo.

Particolare dell’esterno della cappella dorata che nascondeva la seconda tomba di Tutankhamon. Museo egizio, Il Cairo

Particolare dell’esterno della cappella dorata che nascondeva la seconda tomba di Tutankhamon. Museo egizio, Il Cairo

Foto: Alamy / ACI

Il tempo per l’analisi

A Carter ci vollero dieci anni per svuotare l’ipogeo di Tutankhamon. Ogni oggetto fu fotografato in loco con accanto un numero d’identificazione, quindi fu imballato e trasferito nella tomba di Seti II (KV 15), dove l’équipe dell’esploratore britannico aveva improvvisato un laboratorio di restauro. Alla conclusione di ogni campagna un lungo convoglio di portatori, sorvegliato dalla polizia, trasferiva i pezzi del corredo su una nave in attesa presso la riva del fiume. La destinazione finale erano i magazzini e le teche del Museo egizio del Cairo.

L’archeologo non ebbe il tempo materiale di studiare i reperti in dettaglio prima d’inviarli alla capitale, ma si limitò a compilare per ciascuno di essi una scheda contenente la descrizione, un disegno dettagliato con note e misure, e numerose foto scattate da Harry Burton da prospettive differenti. Carter era intenzionato a dedicare il resto della sua vita all’analisi degli oggetti ritrovati per poi scrivere una esaustiva monografia scientifica sull’argomento. Purtroppo non riuscì a completare la sua opera: morì di cancro nel 1939. Da allora sono stati pubblicati solo studi limitati ad alcune serie di oggetti del corredo funerario – ad esempio gli archi, gli archi composti, i modellini di barche, gli strumenti musicali, le scatole con giochi da tavolo e i carri; una parte significativa del resto del tesoro è stata invece trascurata.

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A causa dei suoi limiti di spazio, il Museo del Cairo, situato in piazza Tahrir, poteva esporre solo una piccola parte dei 5.398 oggetti rinvenuti nella tomba. Ora, con la costruzione del Grande museo egizio nei pressi delle piramidi di Giza, la situazione è cambiata, e le autorità egiziane hanno deciso di sfruttare questa nuova sede per esporre il tesoro nella sua interezza. La scelta ha richiesto un’ambiziosa operazione di trasferimento. Ogni singolo pezzo è stato ripulito e studiato nei minimi dettagli, e ciò ha permesso di raccogliere dati che aiutano a chiarire alcune questioni di grande interesse; ad esempio se alcuni dei pezzi più importanti del corredo di Tutankhamon non appartenessero in realtà alla sorella Merytaton o se il faraone bambino avesse mai esercitato effettivamente il ruolo di comandante militare.

Nelle nuove strutture del Grande museo egizio del Cairo un gruppo di restauratori è all’opera sui carri scoperti nella tomba di Tutankhamon

Nelle nuove strutture del Grande museo egizio del Cairo un gruppo di restauratori è all’opera sui carri scoperti nella tomba di Tutankhamon

Foto: Amr Abdallah Dalsh / Reuters / Gtres

Pronto a combattere

Tutankhamon probabilmente non dichiarò guerre fino quasi all’ultimo anno del suo regno, quando inviò eserciti nell’area siro-palestinese in un nuovo tentativo di recuperare definitivamente la cittadella di Kadesh dalle mani degli ittiti. Essendo morto al termine dell’adolescenza, il faraone non trascorse molti anni sul trono. Pertanto è difficile credere che abbia partecipato personalmente a questa campagna, di cui si sa molto poco. Probabilmente non fu un faraone guerriero; ma si sa che, nonostante i suoi limiti di movimento (soffriva di zoppia), il sovrano ricevette il consueto addestramento militare necessario ad adempiere all’obbligo di mantenere la maat (ordine) nella valle del Nilo.

Ciò è stato recentemente confermato da uno studio effettuato tramite il metodo fotografico RTI (reflectance transformation imaging) sull’armatura in cuoio ritrovata nel suo corredo, che si riteneva non fosse mai stata utilizzata. Grazie a questa tecnologia i curatori del museo hanno scoperto che i bordi delle scaglie di cuoio sono consumati in un modo che può essere attribuito solo all’uso. Questo potrebbe significare che Tutankhamon la indossò durante l’addestramento militare oppure quando prese parte a manovre dell’esercito.

Corazza formata da spesse scaglie di cuoio tinto di rosso, disposte in file orizzontali e tenute in posizione da un piccolo cordoncino

Corazza formata da spesse scaglie di cuoio tinto di rosso, disposte in file orizzontali e tenute in posizione da un piccolo cordoncino

Foto: Philippe Bourseiller / Getty images

Il carro da guerra del re

I primi testi egizi che parlano di carri da guerra risalgono alla XVII dinastia. Questo mezzo di trasporto finì per diventare un simbolo di prestigio e di status sociale a partire dalla dinastia successiva, la XVIII, quando ogni persona interessata ad affermare un certo livello doveva averne uno. Non era solo per imitare il re, che usava il carro per andare in guerra a combattere i nemici (come si vede in molte scene decorative), ma anche perché guidare un carro non era affatto facile: richiedeva un duro allenamento e molta pratica. Inoltre, solo i ricchi potevano permettersi di mantenere i cavalli necessari al traino, perché questo comportava molte spese: foraggio per gli animali, stalle, palafrenieri…

Nella tomba di Tutankhamon sono stati trovati i pezzi di sei carri intatti. All’epoca della tumulazione le ruote furono smontate e gli assi segati, perché erano troppo larghi per passare per il corridoio d’ingresso. I ladri che in seguito profanarono la tomba strapparono le decorazioni in lamina d’oro lavorata a sbalzo, provocando gravi danni ai carri. Di recente Christian Eckmann è riuscito a ricostruire alcune piastre protettive distrutte dai saccheggiatori.

Decorazione di scrigno di legno stuccato e dipinto ritrovato nell’anticamera della tomba: il re è sul suo carro intento a schiacciare i nemici per imporre l’ordine nel mondo

Decorazione di scrigno di legno stuccato e dipinto ritrovato nell’anticamera della tomba: il re è sul suo carro intento a schiacciare i nemici per imporre l’ordine nel mondo

Foto: Scala, Firenze

La zoppia congenita del giovane monarca

Nel 1925, dopo essere riuscito a rimuoverla dal fondo del sarcofago (a cui era rimasta attaccata a causa della grande quantità di resine aromatiche versate durante il funerale), Howard Carter procedette a sbendare la mummia di Tutankhamon. Nel 2005 il corpo imbalsamato è stato sottoposto a una TAC che ha rivelato molti dettagli sullo stato di salute del faraone.

Lo studio ha evidenziato diverse anomalie nei suoi piedi: quello sinistro è storto verso l’interno, quindi il re camminava poggiando l’esterno del piede e non la pianta; inoltre, il secondo dito è più corto del normale perché manca la falange centrale. Ciò significa che il re era zoppo e spiega perché i suoi sandali (alcuni dei quali ricostruiti di recente a partire dai minuscoli frammenti di cuoio trovati nella tomba) avessero una linguetta trasversale per impedire che si spostassero quando camminava.

Sandali scoperti nella tomba di Tutankhamon e recentemente restaurati

Sandali scoperti nella tomba di Tutankhamon e recentemente restaurati

Foto: P. Bourseiller / Getty images

Il magnifico tesoro di Merytaton

Tutankhamon salì al trono all’età di circa otto anni e morì un decennio più tardi, al termine dell’adolescenza. L’egittologo francese Marc Gabolde ha suggerito che la sua scomparsa dovette essere così improvvisa e inattesa che, per completare il suo corredo funebre, furono utilizzati oggetti forse appartenuti ad altre persone, come la sorella maggiore Merytaton che lo aveva preceduto sul trono. Gli artigiani egizi fecero un ottimo lavoro per sostituire i nomi su ogni oggetto, ma in molti casi è ancora possibile vedere le tracce dell’appellativo cancellato. Ne sono alcuni esempi la parete di una delle cappelle dorate, lo scrigno che conteneva i vasi canopi e la maschera funeraria.

Nella tomba sono stati trovati anche altri oggetti del corredo di Merytaton su cui il nome non era stato modificato. È il caso di un braccialetto rinvenuto tra vari monili che reca la scritta: «Colei che è benefica per il suo sposo». Si tratta sicuramente di un epiteto riferito alla sorella maggiore del faraone adolescente.

Come si può notare dai fianchi bassi e dal volume dei seni, questa statuetta rappresenta una donna, Merytaton, e non un uomo

Come si può notare dai fianchi bassi e dal volume dei seni, questa statuetta rappresenta una donna, Merytaton, e non un uomo

Foto: Getty images

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Il nome cancellato

Le bare e il sarcofago di Tutankhamon erano coperti da quattro cappelle di legno rivestite d’oro e magnificamente decorate con testi e immagini funerarie. Una di esse contiene tracce del fatto che probabilmente non fu costruita per il sovrano ma per una donna. Su una parete esterna, ad esempio, si può notare uno spazio vuoto sospetto in una serie di geroglifici, che fa sì che questi non risultino correttamente allineati come tutti gli altri. L’egittologo francese Marc Gabolde ritiene che tale spazio fosse occupato da una terminazione femminile, poi cancellata con del gesso e quindi coperta con una nuova lamina d’oro per nasconderne l’esistenza.

Anche all’interno della cappella ci sono chiari segni di correzioni: l’oro che riveste tutti i cartigli (elementi decorativi che contengono testi) con il nome del faraone è di un colore diverso da quello del resto del reperto, un’indicazione molto evidente del fatto che tutti i nomi furono cancellati e riscritti.

Di chi era la maschera?

La maschera d’oro è uno dei reperti più spesso citati a sostegno della tesi che parte del corredo di Merytaton sia stato riutilizzato per i funerali del fratello. Si tratta di un oggetto composto da varie parti: il viso, le orecchie, la barba, il copricapo nemes. Il fatto che il volto sia di un colore leggermente diverso dal resto della maschera ha spinto a ipotizzare che l’originale fosse stato rimosso e sostituito con un altro dai tratti maschili.

Questa teoria è stata recentemente messa in dubbio dalla scoperta – effettuata grazie a uno studio ai raggi X – che tutte le differenti parti hanno la stessa composizione metallica. Ma ciò non risolve in maniera definitiva il mistero, perché sul bordo della maschera, in prossimità della spalla sinistra, si possono notare al di sotto del nome del sovrano lievissime tracce di una parola rimossa. Non tutti gli egittologi però concordano su quale sia questa parola. Secondo Nicholas Reeves, sarebbe il nome di Nefertiti; mentre per Marc Gabolde si tratterebbe di quello di Merytaton.

Il trono di un re bambino

Uno degli elementi principali del corredo di Tutankhamon è il trono, un elaborato sedile di legno ricoperto da una lamina d’oro che gli conferisce una caratteristica lucentezza. Forse non si tratta dello scanno usato per l’incoronazione, ma di una sedia cerimoniale su cui il faraone trascorse molto tempo da bambino. Secondo Marc Gabolde, quest’ipotesi potrebbe essere confermata da alcuni elementi della decorazione, o meglio dalla loro assenza. Infatti a un’attenta osservazione emerge che nella parte inferiore della sedia mancano quasi tutte le parti di un simbolo imprescindibile per un trono regale: il sema-tauy. Questo emblema è costituito dai fiori dinastici dell’Egitto, il loto e il papiro, intrecciati attorno al geroglifico di una trachea, e rappresenta il concetto di “unione delle due terre”.

La mancanza del sema-tauy può essere spiegata dal fatto che il trono fu costruito per un adulto, e Tutankhamon lo utilizzò tra i sette e gli otto anni. E quando un bambino di quell’età passa troppo tempo seduto diventa irrequieto e comincia a muovere le gambe e a battere i talloni sulla sedia, proprio lì dove il sema-tauy è intagliato su un fragile supporto di legno. Forse così gli elementi frontali del trono si ruppero, e qualcuno decise che era meglio rimuoverli tutti per ragioni di simmetria. L’unica decorazione inferiore rimasta al suo posto è la trachea di legno.

Il trono di Tutankhamon

Il trono di Tutankhamon

Foto: Scala, Firenze

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