Decine di migliaia furono le persone colpite nel corso della storia dall’attività del Sant’Uffizio dell’Inquisizione spagnola. L’istituzione, fondata dai Re Cattolici nel 1478, aveva l’obiettivo di reprimere qualsiasi eresia che minacciasse la purezza della comunità cristiana cattolica. Secondo lo storico Joseph Pérez le sue vittime furono 125mila. La fase più acuta fu durante il primo mezzo secolo, nel quale si giustiziarono almeno duemila “eretici”. Se si guarda oltre le cifre globali, il Sant’Uffizio ebbe un impatto drammatico su molti individui, membri di minoranze perseguitate, ma anche su avventurieri, ciarlatani e, a volte, semplicemente su persone squilibrate. Fino alla sua soppressione da parte delle Corti di Cádiz nel 1813, questa istituzione fu un ingranaggio essenziale della macchina della monarchia spagnola. Ma anche oltre quella data, visto che il regime assolutista di Fernando VII le ridiede vita qualche anno dopo: la sua abolizione definitiva avvenne nel 1834.
Al vertice dell’istituzione si trovava l’inquisitore generale, la cui autorità emanava dal papa, e che presiedeva il Consiglio della Suprema e Generale Inquisizione, fondato nel 1488. Quest’organo si riuniva due volte al giorno, al mattino e al pomeriggio, e aveva competenza su tutti i territori del re di Spagna, compresi quelli americani. Alla sua autorità sottostavano i tribunali territoriali, composti da due inquisitori, un qualificatore, un ufficiale giudiziario e un pubblico ministero. Questi tribunali contavano inoltre su una rete di collaboratori laici, i familiares del Sant’Uffizio, che ricevevano le denunce ed erano sempre di supporto al lavoro degli inquisitori.
Autodafé. In quest'olio del 1860 Eugenio Lucas Velázquez ritrae i condannati dall’Inquisizione con coroza e sambenito, legati alle gogne ed esposti alla vista del popolo esaltato. Museo del Prado, Madrid
Foto: Bpk / Scala, Firenze
Guardiani della purezza
Gli “eretici” che l’Inquisizione voleva punire si raggruppavano in tre categorie: gli ebrei conversi o “marrani”, persone di origine ebraica convertite al cristianesimo, accusate di continuare a praticare l’ebraismo in privato; i protestanti, che si diffusero in Spagna a partire dagli anni venti del 1500; i moriscos, musulmani convertiti che, prima della loro espulsione dalla penisola iberica, nel 1609, venivano accusati di mantenere segretamente la loro antica fede.
L’Inquisizione perseguiva anche la blasfemia, la superstizione o la stregoneria, e si occupava inoltre di delitti sessuali, come la bigamia, la sollecitazione (chierici che seducevano le loro fedeli), la zoofilia e l’omosessualità, chiamata “sodomia”. Inoltre svolgeva funzioni di censura e dal 1551 pubblicava l’Indice dei libri proibiti.
A continuazione si raccontano cinque processi inquisitoriali dell’Età Moderna, di cui furono protagonisti un galiziano giudaizzante, un’indovina di Toledo, un mago castigliano, un gruppo di moriscos di Granada e un frate laico di un convento di Siviglia.
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