Musei in casa: le camere delle meraviglie

Nel XVI e nel XVII secolo si diffuse la moda delle collezioni private di opere d’arte, antichità e stranezze di ogni tipo

Corni di unicorno, piante esotiche di terre lontane, strani uccelli, orologi di straordinaria precisione, opere d’arte. Sono solo alcuni degli oggetti esposti nei peculiari musei che sorsero nell’Europa del XVI e del XVII secolo. Si trattava di collezioni private di principi, aristocratici, ricchi borghesi o persone con inquietudini culturali che mettevano in mostra i propri pezzi rari in un’apposita sala della propria casa. In Italia questi spazi erano denominati “camere delle meraviglie” o “gabinetti delle curiosità”, ma spesso si utilizzava semplicemente il termine tedesco Wunderkammer.

Gabinetto d'arte della famiglia Dimpfel. Acquerello di Joseph Arnold. 1668. Museum Ulm (Germania)

Gabinetto d'arte della famiglia Dimpfel. Acquerello di Joseph Arnold. 1668. Museum Ulm (Germania)

Foto: Oleg Kuchar / Ulmer Museum

Trattandosi di collezioni private, si potevano visitare solo su invito del proprietario. L’organizzazione e l’arredamento della sala adibita all’esposizione degli oggetti erano molto studiati: il gabinetto delle curiosità non rispecchiava solo le aspirazioni politiche, intellettuali o professionali del proprietario, ma anche il suo status sociale ed economico. Era questo il caso dei collezionisti appartenenti alla famiglia reale o all’aristocrazia, nelle cui camere predominavano gli oggetti esotici, strani e difficili da trovare, che miravano a sorprendere il visitatore. Invece, i gabinetti degli umanisti, dei medici, dei farmacisti o dei filosofi erano più modesti e orientati all’attività scientifica: avevano, cioè, una spiccata finalità pratica.

Meraviglie naturali

Queste collezioni si svilupparono a partire dalla curiosità per tutto quanto fosse insolito. Gli oggetti esposti erano classificati in due grandi categorie: le cose naturali – in latino naturalia –, ovvero tutti quegli animali, piante o minerali che si potevano trovare in natura; e le cose artificiali, artificialia, ossia le creazioni umane. Si manifestava così il desiderio dell’uomo rinascimentale di conoscere e organizzare la realtà di un mondo che ampliava costantemente i propri orizzonti.

Secondo la cultura del Rinascimento, l’osservazione empirica del mondo naturale è più importante delle discutibili informazioni provenienti dagli autori classici, come quelle presenti nella Naturalis historia di Plinio il Vecchio. Per questo motivo gli umanisti erano molto interessati ad acquisire per le loro camere degli esemplari di piante, animali o minerali, a partire dai quali creavano una tassonomia o una rudimentale classificazione delle diverse specie naturali. Ciò non gli impediva di interessarsi anche alle aberrazioni della natura, come i cervi con le corna deformi o le capre con due teste (fossero autentiche o false). Possedere una di queste stranezze accresceva il prestigio della propria camera delle meraviglie.

Coppa realizzata con una noce di cocco indiana, di Hans Van Amsterdam. XVI secolo

Coppa realizzata con una noce di cocco indiana, di Hans Van Amsterdam. XVI secolo

Foto: MET / Scala, Firenze

La scoperta del Nuovo mondo e l’aumento dei contatti con l’Africa, con il Sud-est asiatico e con l’Estremo oriente fecero sì che il mondo naturale si arricchisse di nuove piante, animali e minerali fino ad allora sconosciuti. Chiaramente, non tutti i collezionisti riuscivano a entrare in possesso di questi esemplari. Tuttavia, il desiderio di nominare, descrivere e rappresentare le nuove specie e confrontarle con quelle del continente europeo contribuì a far nascere una rete di scambio di informazioni tra collezionisti, che condividevano e verificavano i ritrovamenti. Fu così che si scoprì, per esempio, che i corni di unicorno, che avevano affascinato gli uomini del Medioevo, erano in realtà di narvalo (un grosso cetaceo). L’unicorno finì quindi relegato all’ambito mitologico.

Un grande esempio di Wunderkammer era lo studiolo di Isabella d’Este nel palazzo Ducale di Mantova. La marchesa raccolse numerosi oggetti da collezione, tra cui opere d’arte, reperti archeologici, monete e curiosità naturalistiche. Importante fu anche la collezione di Anna Maria Luisa de’ Medici, figlia di Cosimo III e ultima erede diretta della sua dinastia. Il naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi, dal canto suo, raccolse un vasto patrimonio di naturalia, oggi esposto a palazzo Poggi. Una camera fu esposta anche presso l’abbazia benedettina di San Martino delle Scale, nel palermitano.

Scarabattolo della dinastia fiorentina dei Medici. Olio di Domenico Remps. Fine del XVII secolo

Scarabattolo della dinastia fiorentina dei Medici. Olio di Domenico Remps. Fine del XVII secolo

Foto: Akg / Album

Scarabattolo della dinastia fiorentina dei Medici. Olio di Domenico Remps. Fine del XVII secolo

 

 

Gli artificialia

Nel corso del Rinascimento si sviluppò anche un grande interesse per la storia. Il mondo classico, in particolare quello dell’antica Roma, era sempre stato al centro dell’attenzione, pertanto molti collezionisti iniziarono ad acquistare monete, iscrizioni, sculture e utensili di epoca romana. Nei gabinetti si potevano trovare anche pezzi provenienti dall’antico Egitto, persino mummie, nonché oggetti personali appartenuti a personaggi storici. Il collezionismo del XVI, XVII e XVIII secolo incoraggiò così lo sviluppo dell’archeologia e della attività lucrativa di coloro che si dedicavano a una forma primitiva di commercio di antichità.

Tra gli artificialia presenti in una camera delle meraviglie poteva esserci qualsiasi manufatto umano caratterizzato da un grande virtuosismo artistico o tecnico-scientifico. Si trovavano per esempio sculture di legno, avorio o corno di elevata complessità, sculture mobili, automi, orologi, astrolabi e opere degli artisti più famosi dell’epoca. Non vanno poi dimenticati gli arredi su cui erano esposte le collezioni, che potevano essere molto elaborati ed erano in genere dotati di vari cassetti e scompartimenti segreti. La camera in cui si esibiva la collezione era solitamente decorata con dipinti che andavano incontro ai gusti del collezionista. Lo studiolo di Francesco I de’ Medici a palazzo Vecchio (1570-1572), per esempio, conteneva all’incirca una ventina di armadi disposti al centro della sala insieme a una scrivania e a una sedia, mentre le pareti e il soffitto erano sontuosamente decorati con dipinti a tema religioso, mitologico o scientifico.

Questo Nautilus è un tipico oggetto da camera delle meraviglie del XVII secolo

Questo Nautilus è un tipico oggetto da camera delle meraviglie del XVII secolo

Foto: Jean Gilles Berizzi / RMN - Grand Palais

Questo Nautilus è un tipico oggetto da camera delle meraviglie del XVII secolo

 

 

Dal gabinetto al museo

Che fossero dedicate alle scienze naturali o alle arti, queste camere delle meraviglie erano il prodotto dell’epoca umanistica, che si sforzava di comprendere e organizzare le conoscenze relative al mondo naturale. Con il passare del tempo i gabinetti si aprirono gradualmente al pubblico, a volte con un esplicito scopo didattico. Nel 1719, per esempio, lo zar Pietro il Grande creò in casa di un nobile di San Pietroburgo un gabinetto pubblico nel quale fece esporre le collezioni di storia naturale che aveva comprato in Olanda e in Germania affinché il popolo «vedesse e imparasse».

Nei gabinetti si trovavano sculture in legno o avorio, automi, orologi e quadri

Nel XVIII secolo molte collezioni di camere delle meraviglie andarono a costituire la base di un nuovo spazio espositivo: i musei. Queste istituzioni pubbliche segnarono la democratizzazione della conoscenza e lo sviluppo dell’archeologia come disciplina scientifica, e allo stesso tempo dimostrarono il potere politico dei nuovi stati nazionali. L’istituzionalizzazione delle collezioni finì per far scomparire i gabinetti delle curiosità. Ciononostante, la loro eredità si è conservata non solo in forma di museo o di disciplina accademica, ma anche nel modo in cui attualmente ci rapportiamo con il passato e con il mondo naturale.

Un ricco mercante regala nel 1617 al duca di Pomerania un bel gabinetto d’arte (il mobile fu distrutto durante la Seconda guerra mondiale). Olio di Anton Mozart del XVII secolo

Un ricco mercante regala nel 1617 al duca di Pomerania un bel gabinetto d’arte (il mobile fu distrutto durante la Seconda guerra mondiale). Olio di Anton Mozart del XVII secolo

Foto: Staatliche Museen / Bridgeman / ACI

Un ricco mercante regala nel 1617 al duca di Pomerania un bel gabinetto d’arte (il mobile fu distrutto durante la Seconda guerra mondiale). Olio di Anton Mozart del XVII secolo

 

 

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