Mida, il re della Frigia, è il protagonista di uno dei miti più conosciuti dell'Antichità. La versione più nota della sua storia è quella tramandata dal poeta romano Ovidio, che nelle sue Metamorfosi (XI, 85 ss.) racconta di come Mida riuscì a catturare Sileno, un anziano satiro che un tempo era stato precettore di Dioniso. Secondo un’altra versione del mito, il dio dalle sembianze di anziano Sileno, essere saggio eppure sempre alticcio perché amante del vino, viveva libero in un meraviglioso giardino ai piedi del monte Bermio, in Macedonia, dove crescevano rarissime e sgargianti rose di sessanta petali. Mida colmò di vino la fonte dove il vecchio era solito bere e così, non appena questi cadde ubriaco, il re poté farlo prigioniero.
Mida chiese a Dioniso «che tutto ciò che tocchi con il mio corpo si trasformi in oro splendente»
In altri racconti i pastori di Mida sorpresero Sileno mentre dormiva nei giardini reali; lo legarono e lo condussero davanti al re. Una volta al cospetto di Mida, le corde che trattenevano il vecchio si sciolsero come per magia; il suo arrivo fu celebrato con dieci giorni di festa e Sileno, tutt'altro che offeso per il suo rapimento, istruì il re "sulla natura e sul passato".
Gillis van Valckenborch ricreò in quest'olio la festa in onore di Dioniso e Sileno che Mida diede nel suo palazzo. XVII secolo. Museo Pushkin, Mosca
Foto: Age Fotostock
In seguito Mida condusse Sileno davanti a Dioniso. Questi volle ricompensare Mida per essersi preso cura del suo vecchio precettore e gli concesse la possibilità di scegliere la sua ricompensa, garantendogli che avrebbe esaudito un suo desiderio. Mida chiese al dio «che tutto ciò che toccherò con il mio corpo si trasformi in oro splendente». Dioniso lo accontentò e il re frigio poté provare, felice, che la promessa era stata mantenuta toccando tutto ciò che gli capitava sotto tiro: il ramo di un leccio, un sasso, una zolla di terra, delle spighe di grano, i frammenti di una porta, un frutto e finanche l'acqua che scorreva tra le sue mani.
Ma quando, stanco di provare il suo fiammante potere, decise di rifocillarsi, si rese conto che il cibo diventava oro non appena le sue labbra o i denti lo sfioravano e i liquidi scorrevano dalla sua bocca come metallo fuso. Stupefatto, triste, affamato e distrutto dalla sete, il re chiese perdono al dio e lo supplicò di riprendersi quel regalo maledetto. Mosso dalla pietà e convinto dal pentimento e dalle suppliche del re, Dioniso accettò, riportando Mida alla sua condizione naturale. Tuttavia il sovrano dovette sottoporsi a un rito purificatorio: immergersi con tutto il corpo alla sorgente del fiume Pattolo, sul monte Tmolo, in Lidia. Mida si liberò così di quello scomodo dono: da quel momento sarebbero state le acque del fiume a trasportare pepite d'oro.
Mida esistette davvero?
La leggenda de re Mida affonda le sue radici nelle origini del popolo frigio, inizialmente stabilitosi nella regione della Macedonia. Verso la fine del II millennio a.C. i frigi si diressero dall'Europa fino a un'amplia regione dell'Asia Minore, l'odierna Turchia, che con il tempo avrebbe preso il nome di Frigia. Furono loro a portare con sé fino in Asia la leggenda di Sileno, una divinità o genio ibrido della natura, daímon o creatura divina inferiore legata ai riti dionisiaci e al seguito del dio Dioniso.
Il re Mida, sposato con una principessa greca, ebbe una relazione molto stretta con gli elleni e fu il primo re straniero a inviare un dono al santuario di Apollo, a Delfi
Foto: Age Fotostock
D'altra parte il mito del dono divino ricevuto da Mida, grazie al quale il re poteva tramutare in oro tutto ciò che toccava, derivava dalla credenza molto diffusa secondo la quale i re frigi possedevano enormi ricchezze naturali. Sia in Macedonia che in Tracia – luogo di provenienza dei frigi – sia nelle regioni dell'Asia Minore occupate dalla loro stirpe, la storia racconta di monti auriferi come le miniere del Pangeo, del Tmolo e del Sipylos, e di correnti fluviali che trasportavano oro, come i fiumi Pattolo e Ermo, oggi denominato Gediz. Molte tradizioni locali dell'Asia Minore tramandano storie di leggendarie "fonti del re Mida", dove il monarca aveva fatto prigioniero Sileno.
Sotto il governo di Mida, tra la fine dell'VIII secolo a.C. e l'inizio del VII secolo a.C. i frigi raggiunsero la loro epoca di massimo splendore
Oggi sappiamo che il protagonista del mito, Mida, figlio di Gordio, fu una figura realmente esistita, che coincideva con uno dei primi monarchi della Frigia. Sotto il suo governo, tra l'ultimo terzo dell'VIII secolo a.C. e l'inizio del VII secolo a.C., i frigi raggiunsero la loro epoca di maggiore splendore. Lo scrittore cristiano Eusebio di Cesarea nel suo Chronici Canones indica che il regno di Mida si estese dal 740-739 a.C. al 696-695 a.C. Mida avrebbe dunque regnato sui frigi per più di una generazione. Queste date sono state confermate da fonti orientali, che documentano l'esistenza di un re chiamato Mittaa (Mitâ), il quale regnava sul paese di Moshki o Mushki (Frigia) tra il 718 e il 709 a.C.
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Gli imperi vicini
Durante questo periodo i frigi godettero di un certo protagonismo nelle relazioni con il resto del mondo greco e con i regni d'Oriente, in particolare con l'Impero assiro. Mida fu contemporaneo dei re assiri Tiglatpileser III, Salmanassar V, Sargon II e Sennacherib. Già ai tempi del monarca assiro Tiglatpileser I, il popolo moshki aveva cercato di invadere una parte dell'Impero assiro, arrivando a minacciarne seriamente la frontiera occidentale. Gli annali del re Sargon II ci informano che nel 717 a.C. Mida aveva stipulato un patto con il re luvio di Karkemish, vassallo di Sargon, dando poi inizio a delle ostilità con l'Assiria. Sappiamo anche che Mida ordì diversi piani contro gli assiri insieme ai re luvi delle città di Tyana, Melid e Gurgum, in Anatolia.
'La Calunnia'. Olio di Sandro Botticelli. A destra Mida, riconoscibile dalle orecchie d'asino, è accompagnato da Sospetto e Ignoranza e giudica l'uomo implorante ai suoi piedi
Foto: Erich Lessing / Album
In altre occasioni tentò senza successo di stabilirsi in Cilicia, nella costa sudorientale dell'Asia Minore, e più tardi, di comune accordo con i re armeni, incoraggiò le rivolte popolari che scoppiarono in Cappadocia. Il re assiro Sargon si vide allora obbligato a innalzare fortificazioni per proteggersi dagli armeni e dai frigi. In questo momento il regno di Mida raggiunse la sua massima espansione, dal corso superiore del fiume Halys fino a toccare, a sud, la frontiera con la Cilicia.
Ma anche Mida aveva i suoi avversari: i suoi territori erano minacciati dal popolo nomade dei cimmeri. Il re frigio dovette così scendere a patti con l'Impero che tanto a lungo aveva cercato di invadere: per difendersi dai cimmeri, decise di porsi sotto la tutela degli assiri. Tra il 710 e il 709 a.C. firmò un trattato di pace con il governatore assiro della Cilicia e inviò all'imperatore Sargon una serie di regali, com'era uso all'epoca, impegnandosi a consegnare annualmente un tributo ai suoi nuovi protettori.
Mida donò al santuario di Delfi il trono reale dal quale amministrava la giustizia sui suoi vassalli
Agli occhi dei greci l'importanza e la magnificenza di Mida furono palesi già quando il monarca era ancora in vita. Erodoto racconta che il re donò al santuario di Delfi il trono dal quale amministrava la giustizia sui suoi territori. Questo manufatto si custodiva all'interno del cosiddetto tesoro dei Corinzi (che si pensava fosse il tesoro del tiranno Cipselo) insieme ad altri preziosi oggetti d' oro e d'argento che erano stati inviati a Delfi dal re Gige di Lidia.
Ai tempi di Erodoto, ormai a metà del V secolo a.C., il trono faceva ancora parte del tesoro, anche se era evidente che non si trattava di quello autentico, ma piuttosto di un'offerta agli dei tipica della diplomazia orientale. Le rappresentazioni di troni vuoti si trovano spesso, soprattutto come ex voto, nei templi dell'antica Frigia.
La fine di un re mitico
La donazione di quel trono all'oracolo di Delfi costituisce un indizio indiretto del fatto che il re frigio mantenesse buone relazioni con i greci dell'Asia Minore e con i suoi vicini lidi. Esistono prove di questo contatto stabile, come il fatto che Mida avesse contratto matrimonio con Hermodike, Damodice o Demodike, la figlia del re Agamennone di Cyme. È probabile che questo legame rivestisse una valenza politica e che avesse come fine ultimo quello di consolidare le mire espansioniste del regno di Frigia verso le coste occidentali dell'Anatolia.
A Yazılıkaya, in Anatolia, s'innalza questa facciata monumentale chiamata «tomba di Mida», risalente al VII secolo a.C. In realtà si tratta di un tempio dedicato alla dea Cibele
Foto: Chris Hellier / Corbis
Una spiegazione simile può essere data riguardo all'aneddoto del supposto epigramma funebre di Mida. Secondo una leggenda i suoceri o i cognati del re frigio avrebbero incaricato lo stesso Omero di redigere un testo sulla stele fúnebre di Mida, sulla quale era disegna una ‘vergine di bronzo’, forse una sirena. Questo sarebbe l'epitaffio creato da Omero: "Sono una fanciulla di bronzo, sto sulla tomba di Mida. / Finché l'acqua scorrerà e i grandi alberi saranno verdi, / il sole sorgente e la luna luminosa splenderanno, / i fiumi scorreranno e il mare ondeggerà, / restando qui sulla tomba molto compianta, / annuncerò ai passanti che qui è sepolto Mida" (Antologia Palatina, VII 153). Sebbene i versi attribuiti a Omero sembrino risalire a un’epoca posteriore, probabilmente al IV secolo a.C., questa composizione è indicativa delle relazioni politiche che esistevano tra Frigia, Lidia e tutte le città greche della costa dell'Asia Minore tra l'VIII e il VII secolo a.C.
La sua tomba, riccamente decorata, si trova probabilmente vicino a Gordio. Al suo interno gli archeologi hanno portato alla luce una bara di legno e diversi mobili funebri
Riguardo al resto della biografia di Mida, le fonti antiche aggiungono solo che il regno della Frigia alla fine fu vittima dell'invasione dei cimmeri, e che il sovrano preferì darsi la morte ingerendo veleno. La sua tomba si trova probabilmente vicino a Gordio, l'attuale città turca di Yassihüyük, nel cosiddetto tumulo del re Mida. Nei suoi locali interni, riccamente decorati, gli archeologi hanno rinvenuto negli anni cinquanta del secolo passato una bara di legno e numerosi mobili funebri. Fu proprio a Gordio dove Alessandro Magno, all'inizio della sua avanzata contro l'impero persiano, si fermò per tagliare il celebre "nodo gordiano": secondo la profezia infatti, chiunque fosse riuscito a sciogliere il nodo sarebbe diventato imperatore dell'Asia Minore.
Nella versione del mito di Mida di Nathaniel Hawthorne, la figlia del re diventa una statua d'oro appena il padre la tocca. Illustrazione di Walter Crane per l'edizione del 1893
Foto: Pubblico Dominio
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