Divenuta d’uso comune, la pratica della vaccinazione esiste da circa trecento anni. Il termine fa riferimento alle vacche e deriva dall'utilizzo del materiale ottenuto dalle pustole di animali ammalati di vaiolo bovino che, inoculato nell'uomo, portava alla produzione di anticorpi specifici che assicuravano l'immunità dal vaiolo umano, virus altamente contagioso e spesso mortale, che soprattutto nel XVII secolo decimò la popolazione in Europa, Nord America e in oriente. L’invenzione del vaccino è attribuita a Edward Jenner, medico britannico considerato padre dell’immunizzazione. Tuttavia, a introdurre la prima immunizzazione dal vaiolo in occidente fu lady Mary Wortley Montagu, nobildonna inglese appassionata di scienza e medicina, cui va il merito di aver dimostrato la sicurezza della pratica (testata sui propri figli) per poi promuoverla in Inghilterra e nell’Europa occidentale. Fu grazie a lei che in Inghilterra si diffuse la “variolizzazione”, ovvero una rudimentale ma efficace tecnica di profilassi contro il vaiolo.
Ritratto di lady Mary Wortley Montagu. XVIII secolo. Collezione privata
Foto: Fine Art Images / Heritage
La doppia cicatrice
Lady Mary Pierrepont – questo il suo cognome da nubile – nasce a Londra nel 1689. E’ figlia di Evelyn Pierrepont, eraldo di Kingston, membro del parlamento e del partito riformista. Le origini aristocratiche assicurano alla piccola Mary un’istruzione eccellente: brillante e curiosa, già a sedici anni dimostra una spiccata vocazione letteraria che si concretizza in due volumi di poesie, cui aggiunge lo studio autodidatta del latino. A 23 anni sposa Edward Wortley Montagu (sfuggendo così da un matrimonio combinato) e prende parte alla vita mondana della capitale, dove frequenta la corte di re Giorgio I. Nei salotti riesce a guadagnare un ruolo di rilievo, caratteristica che spesso emerge dai ricchi scambi epistolari che intrattiene nel corso della propria vita pubblica e privata.
Nel 1713 il fratello William muore di vaiolo a soli vent'anni. Al dolore per la perdita si aggiunge la preoccupazione per la propria salute: nel 1715 anche lady Mary contrae il morbo, che porta in sé una doppia minaccia: oltre alla morte, il rischio di rimanere cieca o sfigurata. La giovane sopravvive, ma porterà a vita le profonde cicatrici lasciate dalla malattia. Nel componimento poetico Saturday: the small-pox, "Sabato: il vaiolo", scritto durante la degenza, lady Mary afferma che «nessun'arte può restituirle la bellezza perduta» e lancia un’aspra invettiva contro i «crudeli medici» che non hanno saputo salvarla da questa disgrazia. La sfiducia e le critiche nei confronti di dottori e studiosi s’inasprirà negli anni successivi, quando lei stessa sfiderà la comunità scientifica importando la pratica della variolizzazione dall’Oriente.
L'innesto funziona
Nel 1716 Edward Wortley Montagu viene nominato ambasciatore dell'impero Ottomano, dove si trasferisce con la moglie e il figlio di tre anni. Per lady Mary è l’occasione di entrare in contatto con la popolazione locale e conoscere usi e costumi orientali, raccontati con dovizia di particolari nelle Turkish Embassy Letters, una raccolta di carteggi a oggi considerata tra i primi esempi di lavoro laico svolto da una donna sull’Oriente musulmano. Prima ad Adrianopoli e poi a Costantinopoli – l’odierna Istanbul – lady Mary frequenta le zenana, appartamenti riservati alle donne nelle dimore turche, dove per la prima volta assiste alla pratica dell’“innesto”, già descritta da alcuni studiosi inglesi ma mai sperimentata sugli occidentali.
La procedura è semplice: basta prelevare una piccola porzione di materiale infetto da una persona malata di vaiolo e inocularlo in un paziente sano attraverso una piccola incisione chirurgica praticata sul braccio. Con sintomi contenuti, l’infezione localizzata si dimostra in grado d’immunizzare il soggetto senza causare la morte né danni permanenti. Persuasa dall’efficacia dell’innesto, lady Mary decide di sperimentarla sul figlio primogenito. L'operazione viene effettuata da Charles Maitland, chirurgo al servizio dell'ambasciatore: il medico descrive accuratamente l’innesto voluto dalla «ingegnosa signora», che dopo «utili osservazioni della pratica era così profondamente convinta della sicurezza di questa che decise di sottomettere il suo figlio di sei anni». Tutto va per il meglio: il bimbo supera l’intervento senza riportare danni né cicatrici. L’evidenza sarà l’arma più preziosa per Lady Mary, che rientrata in Inghilterra si fa ambasciatrice del nuovo metodo di profilassi.
Lady Mary Wortley Montagu con suo figlio. Opera attribuita a J.B. Vanmour. 1717-1718 circa
Foto: The Granger Collection / Cordon Press
«Esperimento visionario»
Nella primavera 1721 in Inghilterra scoppia una violenta epidemia di vaiolo. Lady Mary è tornata in patria ormai da tre anni e decide di esporsi in prima persona per promuovere l’innesto, sperimentato in oriente. L’esperienza è la prova migliore: la donna sceglie di ripetere la variolizzazione sulla figlia minore, nata durante il soggiorno ottomano. Ancora una volta si affida al dottor Maitland, assistito da altri due medici in qualità di testimoni oculari. Si tratta del primo caso scientificamente documentato: il successo dell’operazione innesca un passaparola inarrestabile, complici la stampa e i salotti dell’epoca.
L’«esperimento visionario» – così definito dalle colonne dell’Applebee’s Original Weekly Journal – convince anche la principessa Carolina di Galles, che prima di procedere con l'innesto sulle figlie opta per un test su scala più ampia. Sei condannati a morte vengono prelevati dal carcere di Newgate come volontari, offrendo loro in cambio la libertà. L’operazione va a buon fine, la promessa viene mantenuta e la variolizzazione viene estesa a undici orfani londinesi per un secondo test sul campo, a spese della Corona. L’entusiasmo conquista buona parte della comunità scientifica e della società civile, complice il sostegno ufficiale offerto dai membri della famiglia reale che decidono di sottoporsi alla pratica.
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
Parola di mercante turco
Nonostante i buoni risultati, i primi decessi – dovuti con ogni probabilità alle modalità operative – dividono l’opinione pubblica. La “pericolosa pratica” è ritenuta “immorale” da alcuni uomini di chiesa e poco sicura da una parte della comunità scientifica dell’epoca, incerta sul potere immunitario della variolizzazione e timorosa che questa potesse al contrario favorire la diffusione del male. In qualità di nobildonna, lady Montagu non può prendere parte a pubbliche controversie. Eppure, nel periodo più caldo del dibattito, sulle pagine del The Flying-Post compare un saggio anonimo intitolato A plan account of Ye Inoculating of ye small-pox by a Turkish merchant, "Un resoconto del piano di inoculazione del vaiolo da parte di un mercante turco".
Incisione raffigurante Lady Mary Wortley Montagu in abiti turchi. 1767
Foto: The Granger Collection, New York / Cordon Press
L’autrice è proprio lady Mary, che fingendosi appunto un mercante turco sostiene l’efficacia dell’inoculazione, eseguita a Costantinopoli «con costante successo e senza conseguenze negative». Un risultato obiettivo, da cui il presunto mercante afferma di non trarre alcun vantaggio personale se non «la soddisfazione di aver fatto del bene all’umanità». Lo scritto originale viene pesantemente rimaneggiato: l’editore taglia tutti i passaggi in cui lady Montagu attacca duramente gli scienziati e gli studiosi che mettono in discussione la pratica, la cui validità è «dimostrata da diverse migliaia di persone felicemente sopravvissute».
Ambasciatrice del progresso
Con il passare del tempo il dibattito si placa e i pazienti aumentano: tra il 1721 e il 1728 vengono sottoposte alla variolizzazione 897 persone di cui solo 17 non superano l’innesto, probabilmente a causa dell’operazione in sé. L’efficacia è comprovata dai numeri: nello stesso periodo, il vaiolo causa circa il 9 per cento delle morti complessive registrate in Inghilterra. La figura di lady Montagu viene riconosciuta anche oltre i confini della sua patria, in particolare dagli illuministi francesi, che – citando Voltaire – vedono in lei «una delle donne d’Inghilterra che possiede più spirito e forza d’animo».
Differenze tra l'inoculazione di vaiolo umano (a sinistra) e bovino (a destra) sedici giorni dopo la somministrazione
Foto: George Kirtland
Nonostante la grande popolarità, la vita di lady Mary termina in solitudine: negli ultimi anni si ritira in Italia, dove muore nel 1762. L’eredità della sua scoperta viene raccolta da Edward Jenner, che sviluppa una tecnica più sicura partendo dal vaiolo bovino. Come sottolinea il medico e giornalista settecentesco Robert Houlton in The practice of Inoculation justified, "La pratica dell'inoculazione giustificata", a Lady Mary, inarrestabile pioniera, resta la gratitudine del proprio popolo, per «aver conferito salute e vita a migliaia di persone portando nella propria terra una pratica di cui si beneficerà negli anni a venire».
Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!