Dopo la sconfitta degli assassini di Giulio Cesare, nella battaglia di Filippi, nel 42 a.C., i vincitori, Ottaviano e Marco Antonio, si ripartirono le aree d’influenza: a Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare – il futuro imperatore Augusto – andarono l’Africa, la Sicilia, la Sardegna e l’Italia, mentre Antonio ebbe il controllo delle province orientali e della Gallia.
L’accordo sanciva una tregua fra i due uomini politici, che da tempo si osteggiavano puntando al controllo assoluto di Roma: Ottaviano in virtù della designazione ricevuta dallo stesso Cesare, e Antonio per esserne stato luogotenente e per godere dell’appoggio della sua vedova e di Marco Emilio Lepido, strettissimo collaboratore di Cesare e membro con Ottaviano e Antonio del triunvirato costituito nel 43 a.C., che era stato premessa per la campagna contro i cesaricidi.

Marco Antonio. Busto di Marmo. Museo Vaticani, Roma
Foto: Oronoz / Album
Così, mentre a Roma i suoi interessi venivano portati avanti dal fratello Lucio e dalla moglie Fulvia, Antonio partì per l’Oriente, intenzionato a procurarsi appoggi economici e politici. Antonio era assai appassionato alla cultura greca e approfittò del viaggio per sostare ad Atene, dove venne chiamato «amico dei greci» e «amico degli ateniesi». Di qui raggiunse l’Asia Minore ed entrò nella città di Efeso con un fastoso corteo preceduto da donne vestite da baccanti e uomini mascherati da satiri e da Pan, mentre veniva acclamato con il titolo di Dioniso benefattore e propizio.
Giunto a Tarso, in Cilicia, nel sud dell’attuale Turchia, decise di convocare Cleopatra. Egli voleva incontrare la regina egizia per ragioni economiche e politiche: aveva bisogno di finanziamenti e di un’alleanza per sfruttare la posizione strategica del Paese, essenziale per i suoi progetti. Anche a Cleopatra conveniva mantenere buone relazioni con il rappresentante di Roma, per consolidare la sua posizione sul trono e, se possibile, per estendere il suo regno. Perciò, conoscendo il fascino che esercitava su Marco Antonio la cultura ellenistica, organizzò un’apparizione di grande effetto.
Una scenografia spettacolare
Per raggiungere Tarso, Cleopatra risalì il fiume Cidno su una barca con la poppa d’oro, vele purpuree e remi d’argento. La regina era distesa sotto un baldacchino bordato d’oro, vestita come Afrodite. Accanto a lei giovinetti vestiti da Eros le facevano aria con grandi ventagli. Era accompagnata anche da bellissime ancelle acconciate come Nereidi e Grazie. Per completare questo quadro suggestivo, il suono della musica di vari strumenti, il cui ritmo dava il tempo ai rematori, si univa ai profumi che arrivavano sino alle due sponde del fiume, da cui molte persone ammiravano lo spettacolo. Plutarco racconta che lo stesso Antonio si ritrovò solo nella piazza della città perché tutti erano accorsi ad assistere all’arrivo della regina. Si disse che Afrodite fosse venuta incontro a Dioniso per il bene dell’Asia. Così Antonio e Cleopatra venivano immedesimati nella coppia divina Afrodite-Iside e Dioniso-Osiride, che garantiva prosperità alla regione.

Il pittore ottocentesco Lawrence Alma-Tadema immagin�� Marco Antonio mentre abbordava la sfarzosa imbarcazione della regina Cleopatra che risaliva il fiume Cidno, nel 41 a.C.
Foto: Christie’s Images / Corbis / Cordon PressIl pittore ottocentesco Lawrence Alma-Tadema immaginò Marco Antonio mentre abbordava la sfarzosa imbarcazione della regina Cleopatra che risaliva il fiume Cidno, nel 41 a.C.
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Cleopatra invitò Antonio a un banchetto. Secondo Ateneo, che cita Socrate di Rodi, le suppellettili erano d’oro e di pietre preziose e nella sala erano appesi tendaggi porpora e oro. Plutarco riferisce che Cleopatra confidava di riuscire a sedurre Marco Antonio ancora più facilmente di quanto fosse avvenuto, nel 48 a.C., con Giulio Cesare, poiché con il primo era giovane e inesperta, mentre ora, con i suoi ventotto anni, poteva contare su una maggior maturità, fisica e intellettuale.
Per riuscirci puntava sull’esibizione delle sue ricchezze, frutto di un regno prodigo di risorse, ma soprattutto sul suo fascino personale: non era solo bella, ma intelligente e colta. Racconta Plutarco che usava l’eloquio come uno strumento di seduzione e che difficilmente avesse bisogno di un interprete, perché parlava molte lingue. A differenza degli altri tolomei, che essendo di origine macedone parlavano greco, Cleopatra aveva voluto apprendere l’egiziano, fatto che le aveva permesso di proporsi ai sudditi come l’incarnazione di Iside.
Si racconta inoltre che Antonio fosse già stato affascinato da Cleopatra durante un precedente incontro avvenuto ad Alessandria, quando lei aveva soltanto quattordici anni.
Giorni di vino e rose
Trascorsero l’inverno fra il 41 e il 40 a. C. insieme, ad Alessandria, la capitale del regno tolemaico, luogo in cui si fondevano la cultura greca e quella egizia. Si offrirono l’un l’altro banchetti fastosi e istituirono quella che chiamavano «l’associazione dei viventi inimitabili». Divennero inseparabili: giocavano a dadi, bevevano, cacciavano insieme e organizzavano anche scorribande notturne travestiti da schiavi, tanto che Antonio fu coinvolto in risse.

'Il banchetto di Cleopatra'. Olio di Jacob Jordaens. 1653. Hermitage, San Pietroburgo
Foto: Fine Art Images / Scala, Firenze
Gli alessandrini ne ridevano e sostenevano che in Egitto Marco Antonio usava la maschera comica e a Roma quella tragica, volendo così indicare il suo duplice atteggiamento: da un lato serio e grave come richiedevano i canoni di Roma, dall’altro ridanciano e scanzonato, come si addiceva allo spirito dionisiaco greco. Come esempio di questa vita allegra e senza pensieri si raccontava il seguente aneddoto. Un giorno, Antonio aveva poca fortuna nella pesca e si irritò perché Cleopatra, poco lontana, era testimone della sua imperizia. Allora ordinò ai pescatori di immergersi senza farsi vedere e di attaccare all’amo della sua canna i pesci che erano stati catturati in precedenza. Dopo che ne estrasse due o tre, Cleopatra si rese conto dell’inganno, ma non disse nulla e anzi, elogiando l’abilità dell’amante, invitò i suoi amici ad ammirare la perizia di Antonio per il giorno seguente. Questa volta Cleopatra si allontanò e ordinò a uno dei suoi servitori di nuotare sott’acqua e di attaccare all’amo di Marco Antonio un pesce sotto sale del Mar Nero. Quando questi tirò la canna, tutti risero allo scherzo della regina. Che però esclamò: «O generale, lascia la canna da pesca a noi, abitatori del Faro e di Canopo. Non è il tuo mestiere, questo. Tua cacciagione sia sempre conquistare città, province e regni».
Uniti nella tragedia
Non era tuttavia solamente la passione a legare Antonio e Cleopatra, ma anche un progetto politico di grande respiro: essi prefiguravano infatti la creazione di un regno comprendente il Mediterraneo e l’Oriente e che in quest’area avesse uno dei suoi centri nevralgici.
Nella primavera del 40 a.C. Antonio dovette rientrare in Italia, dove sua moglie era stata l’artefice di una rivolta contro Ottaviano. Incontrò Fulvia ad Atene, dove la donna si era rifugiata, e non le risparmiò i rimproveri per averlo messo nuovamente in contrasto con Ottaviano, tanto che la donna si lasciò morire. Un nuovo accordo fu suggellato dal matrimonio fra Antonio e Ottavia, sorella di Ottaviano. Nel frattempo, in Egitto la regina dava alla luce due gemelli, Alessandro Elio e Cleopatra Selene.

Tempio della dea Iside a File. Cleopatra era molto devota a Iside, la sposa di Osiride, e si adoperò per essere considerata la reincarnazione di questa divinità
Foto: William Belllo / Age Fotostock
Antonio cercò inoltre di ottenere da Ottaviano l’esercito che gli era necessario per concretizzare un disegno che coltivava da tempo: una spedizione contro i parti per vendicare la sconfitta subita da Crasso a Carre nel 53 a.C. Si trattava di un progetto che era già nelle intenzioni di Giulio Cesare, e ad Antonio interessava presentarsi come il continuatore della sua opera. Inoltre, una grande vittoria su un nemico straniero avrebbe accresciuto il suo prestigio personale. Ma Ottaviano inviò l’esercito promesso contro Sesto Pompeo, e questo indusse Antonio a tornare ad Alessandria, dove riprese la relazione con Cleopatra, dalla quale ebbe un altro figlio, Tolomeo Filadelfo.
Fu infine Cleopatra a sostenerlo nell’anelata spedizione contro i parti, che si concluse però in una tragica ritirata compiuta durante la stagione invernale attraverso l’Armenia. Proprio la conquista di questo Paese, ottenuta da Antonio nel 34 a.C., diede modo a Ottaviano di avere definitivamente la meglio sul suo rivale: a Roma, dove già ad Antonio si rimproverava di aver abbandonato la moglie, non piacque che Antonio celebrasse il suo trionfo ad Alessandria né che assegnasse le province orientali di Roma a Cleopatra e ai figli avuti da lei. Dopo che il Senato ebbe dichiarato Antonio nemico pubblico e ottenuta l’autorizzazione a muovere guerra a Cleopatra, accusata di minacciare i possedimenti di Roma in Oriente, Ottaviano mosse verso l’Egitto. I due si scontrarono nella famosa battaglia navale di Azio: al volgere al peggio della situazione, Antonio e Cleopatra fuggirono ad Alessandria dove si tolsero la vita a distanza di pochi giorni l’uno dall’altra.
Cleopatra e Marco Antonio a Venezia
Nel XVIII secolo, Gian Battista Tiepolo decorò l’interno di Palazzo Labia a Venezia con due splendidi affreschi sull’inizio dell’idillio tra la regina e il triunviro romano.

Lo sbarco
Foto: Scala, FirenzeLo sbarco
Tiepolo ricrea qui il momento in cui Cleopatra scende dalla sua imbarcazione (di cui si può apprezzare la decorazione della prua) attraversando una passerella. La regina viene raffigurata con un vestito alla moda del XVIII secolo. In realtà, come affermano le fonti antiche, Cleopatra si presentò a Marco Antonio «abbigliata come si è soliti vedere Venere nei vestiti». Marco Antonio indossa un’uniforme romana di fantasia. Le genti di Tarso sono rappresentate in abiti orientali e con il capo coperto da turbanti.
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