Il 16 giugno di ogni anno in molte città del mondo fra cui Dublino, Trieste, Pola e Zurigo si festeggia il Bloomsday, una festa dedicata a Leopold Bloom, il protagonista di uno dei romanzi del novecento più studiati e meno conosciuti dal grande pubblico: l'Ulisse di Joyce. Ma di cosa parla questo libro che intimorisce anche molti lettori forti e che per molto tempo fu oggetto di feroce censura? La trama in realtà è molto semplice: si tratta della cronaca di una giornata qualunque di un uomo qualunque nella Dublino del 1904.
James Joyce, scrittore irlandese.
Foto: The Granger Collection, New York / Cordon Press
Il testo è ricco di riferimenti e simbolismi, ed è giocato su diversi piani interpretativi. Il suo titolo prende le mosse dall'Odissea omerica, e ogni capitolo offre un pendant con l'opera greca. Dublino diventa dunque un percorso attraverso cui si snodano le banali avventure di Leopold Bloom, Ulisse moderno ed eroicomico, l'antieroe per eccellenza poiché nulla di ciò che fa è epico o degno di essere ricordato. Ancora, Joyce gioca sul piano linguistico, utilizzando diversi registri: il gergo giornalistico, quello aulico, la dissertazione accademica e via dicendo.
Inoltre Joyce fa ricorso allo stream of consciousness, il flusso di coscienza che accompagna ognuno di noi quotidianamente, ad esempio quando ascoltiamo qualcuno che ci parla, magari rispondiamo anche a tono ma la nostra mente vaga altrove. Questa tecnica narrativa, innovativa per l'epoca, trova il suo apice nell'ultimo capitolo, Penelope, in cui Molly Bloom, la moglie fedifraga di Leopold riflette a letto in un monologo reso da Joyce come un fiume in piena che si snoda attraverso otto lunghissime frasi prive di punteggiatura.
Persone vestite come personaggi dell' 'Ulisse' di Joyce per celebrare il Bloomsday
Foto: PA Wire/Press Association Images / Cordon Press
Oltre a Leopold e Molly Bloom, c'è un terzo protagonista: Stephen Dedalus, giovane intellettuale e alter ego letterario di Joyce, nonché personaggio opposto e complementare a Bloom: giovane e concettuale il primo, di mezza età e carnale il secondo; Stephen in cerca del padre, Leopold in cerca del figlio (il suo piccolo Rudy era morto a solo undici giorni di vita; nella realtà anche Nora, la moglie di Joyce, aveva perso un bambino). Attorno ai tre protagonisti si muove una miriade di personaggi minori che appaiono, scompaiono e talvolta riappaiono in ruoli diversi. Dal macellaio Dlugacz alla partoriente Mrs Purefoy, dalla giovane Gerty MacDowell all'amico di Stephen, Buck Mulligan ai tantissimi altri che popolano il romanzo, come le persone che entrano ed escono dalla scena delle nostre giornate qualunque.
Conoscere Joyce per capire l'Ulisse
L'Ulisse è un libro ricco di riferimenti autobiografici dell'autore, James Joyce, che nacque il 2 febbraio del 1882 a Rathgar, vicino a Dublino. La sua era una famiglia della buona società, ma il padre John Stanislaus non era accorto nella gestione delle risorse economiche, e ben presto la famiglia si trovò in grave difficoltà. Il giovane James venne mandato a studiare in una scuola cattolica, il Clongowes Wood College, e successivamente al Belvedere College. Entrambe le strutture erano gestite dai gesuiti, e il loro rigore determinò l'insofferenza del ragazzo. Non a caso, nell'Ulisse troviamo molti riferimenti in aperta polemica con la struttura ecclesiale, alcuni al limite della blasfemia, come quando Buck Mulligan recita una parodia dell'eucarestia.
Fotografia del primo settembre 1888: il piccolo James Joyce è ritratto con i suoi genitori e il nonno paterno, John Murray
Foto: The Granger Collection, New York / Cordon Press
Anche i rapporti di James con il genitore, John Stanislaus, non erano dei migliori: l'autore identificava il padre – violento e semi alcolizzato – con il fallimento del Paese. Per questo, il suo alter ego, Stephen, è alla ricerca della figura paterna.
All'università emerge il carattere anticonformista del giovane, che si mette in evidenza con alcune conferenze in difesa del teatro di Ibsen, tacciato di essere sovversivo ed immorale, e con la pubblicazione di un breve saggio intitolato Il giorno del volgo, in cui prende le distanze dal provincialismo irlandese. E in effetti, Dublino gli va stretta, e inizia a progettare la fuga. Si trasferisce dunque a Parigi per studiare alla Sorbonne, ma nel 1903 deve rientrare a causa della morte dell'amata madre. Il tema lo ritroviamo nell'Ulisse, quando Stephen Dedalus rifiuta di compiere gli atti di devozione cattolica alla morte della madre.
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L'anno successivo, il 1904, sarà fondamentale nella vita dello scrittore. A gennaio scrive Ritratto dell'artista, il romanzo di formazione che assieme all'incompiuto Stephen Hero (Dedalus, in italiano) costituirà il nucleo del successivo Ritratto dell'artista da giovane. In piena vena creativa, produce anche tre racconti che confluiranno dei Dubliners (Gente di Dublino). Anche la sua vita privata cambia: incontra una giovane cameriera dell'ovest da poco giunta in città per cercare lavoro. Lei si chiama Nora Barnacle, lui le chiede un appuntamento e lei accetta. Si rivedono dunque il 16 giugno del 1904. Nora diventerà la sua compagna per la vita, e quella data entrerà a far parte di uno dei maggiori capolavori letterari del novecento. James e Nora sono giovani, innamorati e forse un po' sprovveduti.
James Joyce fotografato a Parigi nel 1924 con sua moglie Nora e i loro figli Lucia e Giorgio
Foto: The Granger Collection, New York / Cordon Press
Ad ottobre decidono di lasciare Dublino. Parigi, Zurigo, poi Trieste, sperando in un posto d'insegnante d'inglese presso la Berlitz School. Ma il posto non c'è, e la giovane coppia viene dirottata su Pola, in Istria. Poi, nuovamente a Trieste, sempre per la Berlitz. In questa città, primo porto adriatico dell'impero asburgico, meta commerciale in grande fermento, Joyce diventerà padre di Giorgio e Lucia, terrà lezioni d'inglese allo scrittore triestino Italo Svevo, a cui era caro il tema dell'inettitudine che ritroviamo anche in Leopold Bloom, frequenterà i locali malfamati assieme alla gente del porto e i bordelli del quartiere di Cavana (nell'Ulisse c'è un intero capitolo dedicato al bordello). E maturerà l'idea di scrivere l'Ulisse. Oggi, in questa città, sulla porta di un anonimo palazzo c'è una targa: «Oggi ho scritto qualcosa. Il primo episodio del mio nuovo romanzo Ulisse è scritto».
Dall'Ulisse al Bloomsday
La prima a pubblicare il libro nel 1922 fu Sylvia Beach, libraria americana trapiantata a Parigi e titolare della libreria Shakespeare and Company. Nel 1934 Joyce vendette i diritti d'autore alla casa editrice Random House. Entrambi gli editori dovettero destreggiarsi fra le morse implacabili della censura in Europa e altrove. Il 16 giugno 1954 un gruppo di giovani dublinesi appassionati dell'opera joyciana organizzò una visita guidata ai luoghi dell'Ulisse con lettura di alcuni brani. L'idea ebbe successo, e venne riproposta negli anni successivi e ripresa in diverse città del mondo, sia in quelle dove lo scrittore irlandese aveva vissuto, sia in altre dove non era mai stato. Oggi il Bloomsday è un'occasione per far conoscere questo straordinario romanzo attraverso tavole rotonde, mostre, spettacoli teatrali, concerti e performance di vario genere. Così, dopo quasi cento anni dalla sua pubblicazione, l'Ulisse continua a conquistare nuovi lettori.
Per saperne di più:
Ulisse, James Joyce. La nave di Teseo. Traduzione di Mario Biondi, 2020.
Ulisse di James Joyce. Guida alla lettura. John McCourt, Carocci 2021.
Divagazioni gastronomiche sull'Ulisse di Joyce. Martina Tommasi, Luoghi editrice, Trieste 2021.
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