Il ritrovamento dell’Ara Pacis, l’altare di Augusto

Il solenne altare dell’imperatore fu ricostruito nel 1938, ricomponendo i frammenti rinvenuti tra le fondamenta di un palazzo aristocratico

Nel 1938 si celebrava un avvenimento speciale nella storia d’Italia: il bimillenario della nascita di Augusto. Benito Mussolini indisse una serie di celebrazioni per trasformare l’evento in un atto mirato all’esaltazione del regime fascista, instaurato sedici anni prima. A tal fine, le autorità vollero riportare alla luce uno dei monumenti più emblematici dell’arte augustea, l’Ara Pacis, con una complessa operazione di recupero dei frammenti che ancora si trovavano tra le fondamenta di un edificio situato in via in Lucina.

Hitler e Mussolini contemplano uno dei pannelli dell’Ara Pacis nel maggio 1938

Hitler e Mussolini contemplano uno dei pannelli dell’Ara Pacis nel maggio 1938

Foto: Alinari / Cordon Press

Il restauro dell’Ara Pacis fu una straordinaria manovra di propaganda. Nel giorno dell’inaugurazione, avvenuta il 23 settembre, i quotidiani nazionali esaltarono la difficile e mirabile ricostruzione del monumento, ricomposto sulle sponde del Tevere in tutto il suo splendore dopo un’attenta ricerca e ancora capace di evocare il ruolo pacificatore svolto da Roma. In ogni caso, al di là del valore simbolico attribuitole dal regime fascista, la rischiosa impresa che rese possibile il recupero dell’altare augusteo rappresentò un grande successo dell’archeologia del ventesimo secolo.

L’Ara Pacis, costituita da un recinto quadrangolare in marmo di Carrara che ospita al suo interno l’altare vero e proprio, fu eretta nel 13 a.C. per onorare il ritorno vittorioso di Augusto dalla Spagna e dalla Gallia meridionale. Nel tempo, il progressivo innalzamento del suolo nell’area del campo di Marte, dove l’altare era stato edificato, dovuto in gran parte agli straripamenti del Tevere, ne causò la scomparsa.

Leggi anche

I primi scavi

Nel XIII secolo un nuovo edificio fu innalzato sulle vestigia dell’Ara Pacis (oggi palazzo Peretti Ottoboni Almagià). Durante alcuni lavori di manutenzione alle fondamenta del palazzo, nel XVI secolo iniziarono a riaffiorare i primi resti del monumento augusteo, benché all’epoca non fosse possibile identificarne la provenienza.

Augusto. Busto in marmo del primo imperatore romano con la corona civica. Musei Capitolini, Roma

Augusto. Busto in marmo del primo imperatore romano con la corona civica. Musei Capitolini, Roma

Foto: Age Fotostock

I molti frammenti scultorei ritrovati nel tempo furono conservati nei musei Vaticani, alla galleria degli Uffizi di Firenze e in vari musei romani, oltre che al Louvre. Tuttavia, fu solo nel 1859, durante i lavori di consolidamento di palazzo Peretti (divenuto di proprietà del duca di Fiano, poi Almagià), che furono ritrovati il basamento dell’altare e altri blocchi scolpiti, non tutti estratti «per il timore di mettere in pericolo i muri del palazzo». Così, nel 1879 l’archeologo tedesco Friedrich von Duhn riconobbe in tali reperti i resti dell’Ara Pacis Augustae.

Nel 1903 ripresero gli scavi, condotti da Angelo Pasqui, direttore dell’ufficio per gli Scavi del Lazio Antico, e dall’ingegnere Mariano Cannizzaro. Per raggiungere le rovine interrate dell’altare augusteo fu realizzata una trincea tra il palazzo e la via adiacente; ma, iniziati i lavori, fu subito chiaro che alla lunga poteva essere compromessa la stabilità del palazzo, le cui fondamenta erano immerse nella falda freatica.

Esplorata circa metà del monumento e recuperati cinquantatré frammenti, lo scavo venne interrotto e molti resti dell’Ara Pacis rimasero così sepolti sotto le fondamenta dell’edificio, compresa una parte del rilievo con l’effigie dello stesso imperatore Augusto. Tale esplorazione archeologica permise in ogni caso di verificare le dimensioni e la struttura dell’opera, che includeva una scalinata interna e due ingressi.

L'Ara Pacis è costituita da un recinto quasi quadrato. Realizzata in marmo di Carrara, è priva di copertura e presenta due accessi opposti

L'Ara Pacis è costituita da un recinto quasi quadrato. Realizzata in marmo di Carrara, è priva di copertura e presenta due accessi opposti

Foto: Dea / Album

Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!

Un’impresa titanica

Quando nel 1933 cominciarono i preparativi per le celebrazioni del bimillenario della nascita di Augusto, lo scavo e la ricostruzione dell’Ara Pacis furono posti come priorità assoluta. I lavori, però, iniziarono solo nel febbraio 1937, sotto la direzione dell’archeologo Giuseppe Moretti. Per riportare alla luce i resti ancora intrappolati sotto le fondamenta di Palazzo Peretti, furono necessari, secondo le parole di Moretti, «i più audaci ingegneri e i più avanzati procedimenti della tecnologia moderna».

In primo luogo furono ricostruite le fondamenta del palazzo con una tecnica chiamata “a sostituzione”: via via che si scavava e toglieva terreno, le fondamenta venivano riedificate e sostituite. Per le fondamenta d’angolo in via in Lucina, appoggiate sul basamento dell’Ara, inoltre, fu eretto un cavalletto in cemento armato a quattro pali, di cui uno solo intersecava i marmi dell’Ara; ciò permise lo scavo di quasi tutta la superficie del basamento.

Nel contempo, per agevolare i lavori, l’acqua presente nella zona di scavo fu congelata mediante tubazioni contenenti anidride carbonica liquida (tecnica già impiegata per la realizzazione della metropolitana di Parigi). Gli operai lavorarono settimane per recuperare i resti dell’opera, ma il basamento originale non fu estratto per non rischiare di destabilizzare il palazzo sovrastante.

Il lato posteriore dell’Ara Pacis Augustae, all’interno del nuovo padiglione in travertino, vetro e acciaio progettato da Richard Meier e inaugurato nel 2006

Il lato posteriore dell’Ara Pacis Augustae, all’interno del nuovo padiglione in travertino, vetro e acciaio progettato da Richard Meier e inaugurato nel 2006

Foto: Andrea Jemolo / AKG / Album

Nel 1937 il regime ottenne la consegna delle parti del monumento custodite nei Musei Vaticani e alla Galleria degli Uffizi a Firenze. I frammenti conservati al Louvre di Parigi, invece, non avrebbero mai fatto ritorno a Roma. L’Ara Pacis di Augusto fu ricomposta da Moretti e collocata in un padiglione appositamente costruito presso il Mausoleo di Augusto, in prossimità del Tevere. Lì venne inaugurata da Mussolini il 23 settembre 1938.

Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!

Condividi

¿Deseas dejar de recibir las noticias más destacadas de Storica National Geographic?