Nel XIX secolo diversi autori ripresero una storia curiosa che risaliva al tempo in cui l’imperatore Rodolfo II (1552-1612) stabilì la sua corte nella città di Praga. Si raccontava infatti che, in seguito alla scomparsa di un bambino cristiano, la popolazione avesse accusato gli ebrei che vivevano nella capitale ceca di averlo sequestrato per ucciderlo e poi utilizzare il suo sangue nel corso dei riti della Pasqua. Si trattava di una calunnia tipica delle “accuse del sangue” subite dagli ebrei sin dal Medioevo. Rodolfo II non poté esimersi dal condannare tutti gli ebrei della città all’esilio, se non addirittura a morte, secondo altre versioni della storia.
Vista notturna di Praga attraversata dal fiume Moldava. Secondo la leggenda, il Rabbino Loew utilizzò il fango delle sue rive per fabbricare il Golem
Foto: Volha Kavalenkava / Age Fotostock
L’uomo di fango
Di fronte alla minaccia che incombeva sugli ebrei, un dirigente della comunità, Judah Loew ben Bezalel, conosciuto come Rabbino Loew, decise di intervenire. In sogno gli era stato ordinato di costruire un essere artificiale, conosciuto dalla tradizione ebraica con il nome di golem. Il Rabbino Loew chiese aiuto ad altri due amici rabbini e i tre si recarono insieme sulle rive della Moldava (Vltava in ceco). Una volta arrivati tracciarono nel fango la sagoma di un uomo sdraiato e gli disegnarono volto, gambe e braccia. I due rabbini amici di Loew girarono intorno al Golem sette volte recitando alcuni incantesimi, dopo i quali la figura acquistò una tonalità rossastra, come se stesse ardendo. Quando si raffreddò lo stesso Loew gli girò intorno sette volte reggendo tra le mani una Torah. Poi i tre recitarono insieme un versetto della Genesi (2,7): «Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente». Infine il Rabbino Loew scrisse sulla fronte del Golem la parola emet (“verità” in ebraico), e in tal modo gli diede vita.
Incaricato da Loew di cercare il bambino scomparso, il Golem lo trovò e si presentò portandolo in braccio, proprio mentre si celebrava il giudizio per la condanna degli ebrei. Il bambino dichiarò che suo padre lo aveva obbligato a nascondersi nella cantina di casa per provocare la distruzione degli ebrei. E fu così che il Golem salvò la comunità ebraica. Ciononostante, questa storia non ha un lieto fine. Il Golem cominciò a crescere senza sosta e diventò violento e incontrollabile fino al punto di uccidere diversi gentili (ovvero, non ebrei), seminando il panico in tutta la città.
Altre versioni affermano che arrivò perfino a uccidere alcuni ebrei. Il Rabbino Loew dovette intervenire nuovamente. Dopo aver ottenuto dall’imperatore la promessa che non avrebbe attaccato gli ebrei, eliminò la lettera alef dalla parola emet che il Golem portava scritta in fronte, cambiandone il significato in “morte”, met in ebraico. Dopo avergli così tolto la vita, Loew nascose il Golem nella soffitta della sinagoga Vecchia-Nuova di Praga, lo rinchiuse a chiave e ordinò che nessuno entrasse.
Il Golem diventò violento e incontrollabile, tanto che il Rabbino Loew dovette togliergli la vita
Il rabbino Loew con il Golem, la sua creatura. Dipinto. XX secolo
Foto: Thierry Esch / Getty Images
Cosa dice la Bibbia
La storia del Golem ha attratto scrittori e cineasti, in parte anche per le somiglianze con altri racconti che hanno affascinato l’immaginazione popolare, come quello del mostro di Frankenstein. Tuttavia, nel caso del Golem non ci troviamo di fronte a una pura creazione romanzesca. Il tema è molto radicato nella tradizione religiosa ebraica; di fatto, s'ispira direttamente alla Bibbia. Infatti la Genesi racconta come Dio avesse creato Adamo a partire dalla terra – il nome Adam deriva dalla stessa radice ebraica della parola adamà, “terra” – infondendogli il soffio divino che gli diede non solo la vita, ma anche un’anima. A partire da questo passaggio della Genesi alcuni studiosi ebrei avrebbero speculato sulla facoltà umana di replicare il processo della creazione divina plasmando una figura di fango, il golem, al quale dar vita attraverso una serie di rituali magici.
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Alcuni rabbini attribuivano al golem un significato mistico e pensavano che non fosse altro che una metafora del risveglio spirituale dell’essere umano dopo il suo contatto trascendente con Dio. Altri, invece, arrivarono a pensare che una persona dotata di misericordia e di specifiche conoscenze potesse creare un essere umano artificiale a partire dalla materia inorganica. Ebbero luogo dibattiti intorno alla possibilità che Adamo nelle sue prime ore di vita fosse stato un golem, o che anche il profeta biblico Geremia ne avesse creato uno.
Durante il Medioevo l’opera cabalistica Sefer Yetzirah (Il libro della creazione) divenne la fonte principale delle formule magiche attraverso le quali si riteneva possibile dar vita a un golem. Per esempio veniva consigliato al rabbino di non operare da solo, di svolgere previamente il rituale di purificazione e di utilizzare terra vergine.
Sinagoga Vecchia-Nuova di Praga, dove secondo la leggenda era custodito il Golem. Incisione. XIX secolo
Foto: Granger / Age Fotostock
Il golem arriva a Praga
Le leggende ebraiche trasmesse dal Talmud narrano che vari rabbini avessero creato dei golem: del resto si riteneva che potesse farlo qualsiasi uomo saggio che fosse abbastanza vicino a Dio. Anche il folclore popolare ebraico del Medioevo ne parlava. Il fulcro di tutte queste storie finì poi per collocarsi in Polonia, dove risiedeva la comunità ebraica più numerosa. In particolare si distinse la figura di Elia Ba’al Shem di Chelm, studioso di cabala polacco del XVI secolo. Di lui si diceva che avesse creato un golem che «cresceva ogni giorno e arrivò a essere più grande di tutti coloro che abitavano a casa sua», così che alla fine dovette ucciderlo togliendogli una lettera dalla fronte. Invece, non vi è nessuna testimonianza del fatto che il Rabbino Loew, che visse a Praga nella stessa epoca e che a sua volta raggiunse grande fama e prestigio, avesse mai provato a creare un golem.
L’associazione del golem con la città di Praga venne fatta molto dopo, nel XIX secolo. L’austriaco Franz Klutschak, giornalista e studioso di folclore, fu il primo a menzionare questa storia nel 1841, quando pubblicò un racconto su una rivista praghese. Nel 1847 il medico e folclorista Leopold Weisel raccolse un’altra versione.
Fotogramma del film 'Il golem', del 1920. L’attore e direttore Paul Wegener dà vita al leggendario personaggio di fango, che in questa scena passeggia per le vie di Praga
Foto: SZ Photo / Bridgeman / ACI
La relazione più completa venne pubblicata nel 1909 da Yudl Rosenberg, un rabbino e giudice che viveva a Varsavia. Fu lui a diffondere la storia del sequestro del bambino cristiano e della conseguente persecuzione antisemita. Un episodio, quest’ultimo, totalmente immaginario e incompatibile con il regime di relativa tolleranza di cui godevano gli ebrei di Praga all’epoca di Rodolfo II. In ogni caso, il golem è sempre vivo nella coscienza popolare ebraica come metafora della superbia dell’essere umano che vuole fare ciò che gli è proibito. Lo stesso peccato che troviamo anche in un’altra creazione umana più recente: il mostro di Frankenstein. Sia il Golem di Praga sia la creatura di Frankenstein si rivelano difettosi e alla fine addirittura ingovernabili. Si trasformano così in un castigo per i loro creatori, colpevoli di aver cercato di emulare Dio.
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