La parola jtn (aton o aten) compare per la prima volta durante la V dinastia (2450-2325 circa a.C.) per poi tornare successivamente all’interno dei Testi dei sarcofagi – testi funerari scritti sui sarcofagi in un periodo che va dal Primo periodo intermedio alla fine del Medio regno (2125-1630 a.C) – dove era utilizzata per indicare il disco del sole come corpo celeste. A partire dal regno del faraone Thutmosi I (1493- 1481 a.C.), la parola veniva sempre seguita da un geroglifico che rappresenta un dio seduto: questo indica che a quei tempi non era più solo una parola che indicava il disco del sole nella sua fisicità, ma un vero e proprio dio.
Durante il regno di Amenhotep III (1390-1353 a.C.) la fortuna del dio Aton aumentò. Il suo nome compare frequentemente nei testi dell’epoca, e il faraone coniò addirittura un nuovo epiteto per descrivere la sua maestà: Abbagliante Aton. Il successore di Amenhotep III, il principe Thutmosi, morì precocemente lasciando la corona al fratello minore, Amenhhotep IV, il futuro Akhenaton. Questo cambiò per sempre il corso della storia dell’antico Egitto e quella del dio Aton.
Scultura del faraone Akhenaton
Foto: Cordon Press
Amon-Ra e Aton
Per capire bene questo nuovo dio bisogna tornare indietro nel tempo di qualche centinaio di anni, fino al drammatico momento in cui l’Egitto subì l’invasione straniera degli hyksos. Questa popolazione cananea, proveniente dalla fascia siro- palestinese, governò il paese dal 1630 al 1520 a.C., quando infine fu vinta dai principi della città di Tebe. Con la loro cacciata ebbe inizio il Nuovo regno e Tebe venne eletta a capitale del Paese riunificato.
Il dio di Tebe, Amon, divenne importantissimo poiché aveva portato i principi tebani alla vittoria contro gli invasori e, per accrescerne il potere, la sua figura divina venne unita a quella del grande dio del sole Ra, trasformandosi così nel potentissimo Amon-Ra, il re degli dei. I sacerdoti del suo tempio divennero nel corso del tempo sempre più potenti, tanto che le decisioni importanti ormai si prendevano nel tempio del dio e non alla corte del faraone.
Il gruppo scultoreo del tempio di Karnak rappresenta il dio Amon-Ra, con la sua caratteristica doppia corona di piume, insieme a Ramses II
Foto: Shutterstock
Con prudenza, diplomazia e nel rispetto della tradizione, Amenhotep III tentò per tutto il suo regno di arginare il loro enorme potere dando rilievo anche ad altre divinità, soprattutto al dio Aton. Amenhotep IV riprese l’opera del padre ma la esacerbò, dimenticandosi completamente della diplomazia. Fin dai primi anni di regno il giovane faraone mostrò senza esitazione la sua preferenza per il dio solare Aton a scapito degli altri dei, ma soprattutto del dio Amon-Ra.
Akhenaton e il suo dio
Il regno di Amenhotp IV (1353-1336 a.C.) fu un evento che l’Egitto non si aspettava e che ancora oggi lascia sbalorditi per la sua eccezionalità. Si può ben dire che il faraone fu una tra le personalità più originali e rilevanti della storia dell’antico Egitto. Tra il quarto e il quinto anno di regno cambiò il suo nome di nascita da Amenhotep IV, che significava “Amon è soddisfatto”, ad Akhenaton, “colui che giova ad Aton”: voleva così sottolineare, senza mezzi termini, la sua presa di posizione contro il dio tebano.
Il faraone poi lasciò Tebe, troppo invischiata con il clero di Amon-Ra, e fece erigere una nuova capitale del Paese su di un terreno vergine, dove nessun dio era mai stato venerato e nessun edificio costruito. La nuova città, che si trovava a circa 275 km a nord-ovest di Tebe, fu chiamata Akhetaton, “orizzonte di Aton”. Ora il suo nome è Amarna.
La stele di confine di Akhenaten, l'attuale Amarna
Foto: Cordon Press
Il dio Aton
A differenza delle tante divinità egizie il dio Aton non aveva forma umana, animale o mista, ma era rappresentato semplicemente come astro visto frontalmente, da cui partivano raggi sottili terminanti in delle piccole mani. Queste mani reggevano l’ankh, simbolo della vita, che arrivava alle narici del faraone e della sua famiglia. Il nome del dio veniva scritto all’interno di due cartigli proprio come quello dei faraoni, e gli anni di regno del re corrispondevano a quelli del dio.
Tra il faraone e il suo dio si instaurò un rapporto esclusivo: l’uno non appariva senza l’altro. Il faraone Akhenaton affermava di essere l’unico sacerdote del dio e il solo che conoscesse la vera essenza di Aton. In questo modo il sovrano acquisì un potere enorme, alla stregua dei faraoni del tempo delle piramidi. All’interno delle tombe dei funzionari del "re eretico", scavate nelle colline della città, non si trovano le consuete scene di vita famigliare del defunto, ma solo immagini del re con la sua famiglia sotto i raggi del dio. Questa scena era diventata un'icona sacra, da ripetere ovunque, ed era l’unica immagine possibile all’interno delle tombe e degli altarini domestici ritrovati tra i resti delle case nelle rovine della città.
Il faraone Akhenaton e la moglie Nefertiti con le due figlie sotto i raggi del dio Aton
Foto: Cordon Press
La religione della luce
Come per gli altri dei creatori, Aton si auto-generò e poi creò tutto ciò che esiste. Le modalità di questa creazione però non sono conosciute. I suoi raggi illuminano tutto il creato, quindi non solo l’Egitto, ma anche i Paesi stranieri, che vivono grazie a lui. Aton era dunque una divinità universale, come si legge nello splendido inno scritto sulle pareti della tomba dell’alto dignitario del faraone Ay:
Tu hai creato la terra secondo il tuo desiderio, essendo solo, gli uomini, il bestiame, gli animali,
tutto ciò che sulla terra si muove sulle sue zampe
e tutto ciò che vola nell’aria con le sue ali,
i paesi stranieri di Kharu [Siria] e Kush e la terra d’Egitto.
Tu collochi ogni uomo al suo posto e provvedi ai suoi bisogni,
avendo ognuno il suo nutrimento, e la durata della sua esistenza è calcolata.
Le lingue sono diverse nelle parole, e anche i loro caratteri.
La loro pelle è diversa, poiché tu hai differenziato i popoli stranieri
Aton era un dio che si rendeva visibile agli uomini attraverso la sua luce, e dunque la sua è una religione di luce. Quando il sole sorge l’umanità torna a vivere dopo il torpore e l’incertezza della notte. Sempre dal Grande inno si legge:
[Ma] quando i tuoi movimenti non si scorgono e tramonti all’orizzonte occidentale,
la terra è nell’oscurità come in uno stato di morte;
i dormienti sono nelle loro camere, le teste coperte.
Nessun occhio vede l’altro.
Se si derubassero tutti i loro beni di sotto le loro teste, essi non se ne accorgerebbero.
Tutti i leoni escono dalla loro tana, tutti i serpenti mordono.
L’oscurità è una tomba, la terra è in silenzio,
[mentre] il loro creatore riposa al suo orizzonte.
All’alba [quando] tu sorgi all’orizzonte e risplendi come disco [aten] del giorno,
tu scacci le tenebre e scocchi i tuoi raggi.
Le Due Terre sono in festa, brillanti.
Si svegliano e si alzano, poiché li hai destati,
lavati i loro corpi e indossati gli abiti,
le loro braccia sono in adorazione del tuo apparire
La mano del faraone Akhenaton porge un ramo d'ulivo al dio Aton, le cui mani si tendono a ricevere l'offerta
Foto: Cordon Press
Aton si rende visibile agli uomini grazie alla luce che emana: proprio per questo i templi a lui dedicati non hanno soffitti, ma solo corti a cielo aperto dove le preghiere e i sacrifici per il dio si compiono direttamente sotto i suoi raggi. Si è molto lontani dal concetto del dio nascosto, con la statua chiusa nel sancta sanctorum del tempio, immersa nell’oscurità che era tipica della tradizione egizia. Con la religione di Aton tutti possono vedere il dio e percepire il suo calore, anche se l’unico che lo conosce veramente è il sovrano. È lui che insegna la nuova dottrina religiosa ai suoi funzionari: il re è il centro assoluto e viene adorato come un dio.
L’obbedienza al faraone porta benessere materiale ai suoi favoriti, come scrisse un suo funzionario di nome Ramose nella sua tomba: «Non vi è povertà [spirituale e materiale] per chi pone il re nel proprio cuore».
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L’unico dio
I nomi degli dei erano sempre seguiti da un geroglifico che li identificava come divini, mentre nei testi del periodo di Akhenaton per il nome del dio Aton questo non succede. Il motivo è semplice: lui era l’unico dio. La categoria “dei” (netjeru in egizio) era stata cancellata dal monoteismo e il nome “divinità” al plurale venne scalpellato dalle pareti dei templi, come fu cancellato anche il nome dell’odiato dio Amon.
La violenza iconoclasta verso il dio Amon è un fenomeno la cui reale portata ci sfugge, ma è certo che le immagini, gli epiteti e il nome del dio vennero cancellati sistematicamente dai monumenti e anche dai nomi dei precedenti re formati con quello del dio tebano. Come scrive l’egittologo Marco Zecchi: «Poiché eliminare i nomi e le immagini di tutti gli dei sarebbe stata un’impresa titanica, se non impossibile, si potrebbe ipotizzare che la proscrizione di Amon e degli altri dei tebani, così come la cancellazione del termine plurale netjeru, costituisse un’affermazione teologica: annientare il “re degli dei” Amon implicava annientarli tutti».
Molti studiosi nel corso del tempo si sono chiesti se il credo di Akhenaton fosse o non fosse una forma di monoteismo. Sigmund Freud nel 1939 scrisse un saggio, L’uomo Mosè e la religione monoteistica, in cui vedeva in Mosè un discepolo di Akhenaton che, alla morte del suo re, andò ad insegnare la dottrina di Aton agli ebrei.
Nel 2000 Jan Assmann pubblicò il libro, Mosè l’egizio, in cui tornò sulla questione. L’egittologo tedesco spiega che il credo di Akhenaton aveva tutte le caratteristiche di un monoteismo, ovvero di una contro religione che pensa di essere esclusiva e nel giusto, mentre il politeismo è tollerante per natura. Nel saggio Jan Assmann asserisce che non c’è stato alcun rapporto reale sul piano storico tra il monoteismo di Akhenaton e il monoteismo ebraico, ma ipotizza che sul piano della memoria questo “incontro”sia avvenuto. La religione di Aton, così esclusiva, così diversa da tutto quello che era la tradizione egizia, fu un trauma per gli egizi e questo evento non venne dimenticato, anzi continuò a circolare per secoli e finì per influenzare, attraverso i contatti tra Egitto e Siria-Palestina, il nascente monoteismo ebraico. Il dibattito sulla questione, comunque, è ancora aperto e chissà mai quando si spegnerà.
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Per saperne di più
Adorare Aten. Marco Zecchi. Bononia University Press, Bologna, 2019.
Mosè l'egizio. Jan Assman. Adephi, Milano, 2000.