Chi mai sì duro o sì invido non lodasse Pippo architetto vedendo qui struttura sì grande, erta sopra e’ cieli, ampla da coprire con sua ombra tutti e’ popoli toscani, fatta sanza alcuno aiuto di travamenti o di copia di legname […]?». A sei secoli di distanza non è ancora svanita l’ammirazione che nel 1436 Leon Battista Alberti esprimeva di fronte all’opera di Filippo Brunelleschi – Pippo per i suoi concittadini. Per dimensioni, purezza delle linee e sorprendente ingegnosità dei suoi creatori la cattedrale di Santa Maria del Fiore è senz’ombra di dubbio una delle grandi imprese dell’architettura e dell’ingegneria rinascimentali.
La facciata della cattedrale fu completamente ricostruita in stile neogotico su un progetto di Emilio de Fabris basato sul disegno originale di Giotto nel 1887
Foto: Justin Foulkes / Fototeca 9x12
La costruzione del tempio prese avvio nel 1296 e durò 175 anni. Il primo capomastro fu Arnolfo di Cambio, un architetto la cui opera s’inserisce nell’ambito del gotico italiano, una versione “temperata” del gotico diffuso in altre parti d’Europa. Dopo la sua morte, avvenuta tra il 1302 e il 1310, i lavori subirono una battuta d’arresto. Nel 1330 l’istituzione incaricata del cantiere, l’Opera del duomo, passò sotto la direzione dell’Arte della lana, una delle corporazioni più potenti della vita politica fiorentina, che finanziò la ripresa dei lavori. Da quel momento diversi architetti si succedettero nel ruolo di capomastro. Tra questi Andrea Pisano, che nel 1337 intraprese l’edificazione del campanile secondo il progetto originale di Giotto di Bondone. Nel 1348 i lavori s’interruppero di nuovo a causa della grande epidemia di peste, che colpì molto duramente Firenze. Nonostante gli sforzi per importare manodopera straniera, nel 1355 erano state terminate solo le pareti laterali e una parte della facciata principale. In quell’anno Francesco Talenti, al quale nel frattempo era stata affidata la direzione dei lavori, propose un ampliamento delle dimensioni originali della navata principale. Tale progetto fu approvato due anni dopo.
Modello persiano
Nel 1359 Talenti cedette il passo a Giovanni di Lapo Ghini, che si trovò di fronte al problema di elaborare una cupola adatta a ricoprire la crociera disegnata da Di Cambio. Ghini propose una soluzione in stile gotico tradizionale, con pareti sottili sorrette esternamente da una nervatura di contrafforti. L’architetto fiorentino Neri di Fioravanti presentò invece un progetto che si distingueva dai modelli utilizzati in Europa settentrionale in quanto era privo di sostegni esterni. La struttura da lui immaginata si reggeva tramite l’utilizzo di anelli in pietra e legno, che come i cerchi in ferro delle botti avrebbero impedito alla cupola di cedere alla spinta laterale.
In questa veduta aerea di Firenze spicca la grande cupola della cattedrale, con i suoi 114 metri di altezza. Alla destra dell’edificio si erge il campanile di Giotto, alto 84,70 metri
Foto: Alinari Archives / Getty Images
A differenza della proposta più tradizionale di Giovanni di Lapo Ghini, quella di Neri di Fioravanti suscitò grandi discussioni perché non prevedeva il ricorso ai tipici elementi gotici. Nel 1367 l’Opera del duomo deliberò a favore dell’idea di Neri, con una riserva: i pilastri del transetto sarebbero stati ampliati e la cupola avrebbe avuto un diametro di 55 metri. La soluzione del Fioravanti era a doppia calotta, prevedeva cioè la costruzione di due strati sovrapposti, uno interno di maggiore robustezza e un secondo più leggero che sarebbe servito da protezione contro le intemperie. Non era la prima volta che in Europa si adottava questa formula, originaria della Persia e molto popolare nell’architettura islamica. La proposta di Neri prevedeva una cupola ottagonale suddivisa in otto spicchi di pietra e dal profilo ogivale, che avrebbe raggiunto i 91 metri di altezza, diventando così la più grande cupola della storia occidentale.
Fioravanti concretizzò la sua idea in un modello in mattoni, di circa 4 metri di altezza per 9 di lunghezza, che fu esposto all’interno del cantiere della cattedrale a indicare che i futuri lavori non avrebbero dovuto discostarsi dal progetto originale. Ogni anno l’Opera del duomo e i suoi architetti erano obbligati a confermare il loro impegno prestando giuramento davanti a esso con una mano sulla Bibbia. Il problema era che nessuno sapeva come realizzare un’impresa così eccezionale. Così nel 1418, una volta terminata la costruzione del tamburo alla base della cupola, fu indetto un concorso per decidere come concludere l’opera. A sfidarsi furono due celebri artisti: Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi.
Brunelleschi vince il concorso
Nel 1418 Filippo Brunelleschi aveva 41 anni ed era un rinomato maestro orafo. Era nato a Firenze nel 1377, dieci anni dopo la votazione a favore del progetto di Neri di Fioravanti cui aveva preso parte anche suo padre. Di fatto la casa della famiglia Brunelleschi si trovava proprio di fronte al cantiere della cattedrale. Non è difficile immaginare l’infanzia e la giovinezza di Pippo all’ombra crescente di Santa Maria del Fiore e davanti al modello di quella cupola così piena di incognite.
Filippo Brunelleschi dimostra ai membri dell’Opera del duomo la fattibilità del suo progetto. Olio di Giuseppe Fattori. XIX secolo. Palazzo Pitti, Firenze
Foto: Album
Brunelleschi partecipò anche al concorso del 1401 per il battistero di San Giovanni. La prima delle tre porte in bronzo era stata realizzata tra il 1330 e il 1336 da Andrea Pisano, capomastro della cattedrale, e ora si cercava un progetto scultoreo più monumentale per la seconda porta, quella nord. In quel caso la sfida fu vinta da Lorenzo Ghiberti; Brunelleschi, sconfitto, si trasferì con l’amico Donatello a Roma, dedicando i quindici anni successivi allo studio della città, seppur tornando spesso a Firenze. Tra il 1416 e il 1417 l’architetto tornò definitivamente nella sua città, dove si stabilì nella vecchia casa di famiglia. Poco dopo il suo arrivo, l’Opera del duomo gli commissionò i disegni della cupola a partire dal modello in mattoni. Il concorso del 1418 doveva stabilire il sistema con cui procedere alla realizzazione del progetto di Fioravanti. Tra i favoriti, oltre a Brunelleschi, c’era il suo rivale Ghiberti. Una delle possibili soluzioni prevedeva il ricorso a una centinatura in legno, ovvero un sistema di sostegno centrale che tenesse in piedi le pareti durante la fase di costruzione. Un’alternativa era quella di riempire la crociera di terra per creare un cumulo di oltre 90 metri su cui poggiare la cupola. Questa tecnica era già stata usata in altre opere romaniche e gotiche, e intorno al 1496 sarebbe stata impiegata anche nella cattedrale francese di Troyes, dove fu eretto un cumulo di 30 metri di altezza. L’Opera del duomo respinse con sdegno tali ipotesi.
Brunelleschi fece una proposta che lasciò tutti di stucco: avrebbe costruito la cupola senza alcun sistema di sostegno
Brunelleschi aveva una proposta molto diversa: avrebbe costruito la cupola senz’alcun sistema di supporto. Questa idea fece grande scalpore, perché nessuno sapeva come avrebbe fatto. Sebbene l’architetto fiorentino avesse deciso di non rivelare alla commissione i segreti tecnici alla base del suo approccio, il suo prestigio e la sua esperienza in precedenti incarichi svolti per l’Arte della lana gli valsero la vittoria. Nel 1420 fu scelta la sua soluzione, a condizione che si spartisse la direzione dei lavori con Lorenzo Ghiberti. Ma il suo rivale era ormai in una posizione di secondo piano.
La grande cupola che sovrasta la cattedrale di Santa Maria del Fiore si erge maestosa su Firenze. Con i suoi circa 55 metri di diametro è ancor oggi la più grande del mondo
Foto: Susanne Kremer / Fototeca 9x12
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Tagli e sabotaggi
Nello stesso anno venne redatto un memorandum in dodici punti che elencava i principi fondamentali del progetto. Nel testo si menzionavano le dimensioni degli anelli strutturali e della doppia calotta, così come l’imperativo di costruire la cupola «sanza alcuna armatura». Ma ancora una volta non venivano definite le modalità operative. In mancanza di documenti che descrivano con esattezza quale fu il procedimento seguito, tutto ciò che sappiamo è stato dedotto dall’osservazione e dall’analisi a posteriori. All’inizio dei lavori la fazione di Ghiberti ricorse a vari stratagemmi per sabotare la proposta di Brunelleschi. Questi fu più volte accusato di non essersi attenuto alle disposizioni del progetto originale di Fioravanti; la sua opera fu tacciata di problemi strutturali e criticata per non avere abbastanza finestre. Ma nessuna di queste controversie riuscì a delegittimare la sua soluzione, e nel 1426 fu approvato il proseguimento dei lavori senza strutture ausiliarie.
Nel 1429 il peso della cupola provocò l’apertura di alcune crepe, rendendo necessari interventi di rinforzo con anelli di ferro e legno. Brunelleschi propose anche la costruzione di un nuovo circolo di cappelle che avrebbe dovuto migliorare la resistenza dell’edificio, ma l’Opera del duomo non l’approvò. Gli anni trenta del quattrocento furono un periodo di crisi economica, tagli salariali e carenza di materiali da costruzione. Ciononostante i lavori andarono avanti e nel 1436 il papa poté consacrare il duomo.
I marmi colorati che decorano i pavimenti di Santa Maria del Fiore risalgono al XVI secolo e sono opera degli architetti Baccio d’Agnolo, Giuliano di Baccio d’Agnolo e Francesco da Sangallo
Foto: Pietro Canali / Fototeca 9x12
La conclusione dei lavori
Nello stesso anno fu assegnato a Brunelleschi anche il progetto della lanterna che doveva completare la sommità della struttura, ma questi morì nel 1446 senza vedere la conclusione della sua opera, che venne terminata nel 1471, quando venne collocata la palla dorata sopra la lanterna (conclusa nel 1461 da Antonio Ciaccheri). Nel XVI secolo furono eseguiti nuovi interventi, tra cui la spettacolare decorazione interna della cupola. L’affresco, raffigurante il giudizio universale, fu realizzato principalmente da Giorgio Vasari tra il 1568 e il 1574, anno della sua morte, e quindi concluso da Federico Zuccari con l’aiuto di Vincenzo Borghini nel 1579. La facciata della cattedrale, ancora incompiuta, fu oggetto di proposte e dibattiti per tutto il XVI secolo. Alla fine fu demolita nel 1587 su ordine di Francesco I de’ Medici. Venne ricostruita nel 1887, in base a un progetto neogotico che mirava a recuperare i dettami stilistici proposti da Giotto cinque secoli prima. La tradizione vuole che sotto il duomo siano sepolti Giotto, Andrea Pisano, Arnolfo di Cambio e Filippo Brunelleschi. Anche se negli scavi del 1972 è stata rinvenuta solo la tomba di quest’ultimo, è affascinante pensare che i grandi precursori del Rinascimento riposino accanto alla loro opera immortale.
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