Ra, uomo con la testa di falco sormontata dal disco solare attorno al quale si avvolge il serpente ureo, simbolo di regalità, era la più importante divinità solare egizia. Nei Testi delle piramidi, antichissima raccolta di testi religiosi, si trovano numerosi inni rivolti al dio Sole. In uno di questi è scritto:
Salute a te, o unico che dura ogni giorno!
Colui che ha il potere sull’orizzonte viene,
colui che ha potere sugli dei!
Ra e Imentet, dea delle necropoli occidentali dell'Egitto, dipinti nella tomba di Nefertari, Valle delle Regine
Foto: Pubblico dominio
Uno dei tre soli
Ra, che probabilmente significa “colui che si solleva, che sale in alto”, sembra essere stata la più antica parola utilizzata per indicare il sole. Nell’antico Egitto, però, ci sono tante divinità solari: Ra, Atum, Khepri, solo per citare le più importanti. Queste rappresentano diverse qualità o “apparenze” dell’astro dorato: Khepri (lo scarabeo) è il sole del mattino, che è ancora un bambino; Ra è quello del mezzogiorno, quando il sole è allo zenit ed è all’apice della potenza, mentre Atum è quello della sera, più vecchio e saggio. Siamo davanti a una concezione trinitaria della divinità solare: «Io sono Khepri la mattina, Ra a mezzogiorno e Atum la sera», esclama il dio Sole in un antico testo.
Atum raffigurato in una copia del 'Libro del respirare'. Museo del Louvre, Parigi
Foto: Rama, CC BY-SA 2.0, Pubblico dominio
Il culto di Atum, il dio solare più antico, non raggiungerà mai la popolarità che ebbe quello di Ra, e nel corso del tempo le due divinità furono assimilate, creando la forma sincretistica – ovvero l'unione di divinità diverse – di Atum-Ra o Ra-Atum. In un antico inno le due divinità risultano già accomunate:
Loda e te, Ra,
lode a te, Atum,
al momento del tuo bel venire.
Tu appari in gloria e sei possente
[dopo che] hai attraversato il cielo e percorso la terra.
La barca del dio Ra
Il sole, che “nasce” a oriente e “muore” a occidente, secondo gli egizi navigava sulla sua barca d’oro durante le dodici ore del giorno, solcando le placide acque del Nilo celeste, e una volta arrivata la sera sprofondava nelle viscere della terra per andare a illuminare il mondo dei morti. In un inno del Nuovo regno (1539-1069 a.C.) è descritta la gioia dei morti al passaggio del dio Sole nell’aldilà:
Coloro che sono nell’occidente sono in gioia
quando tu brilli per loro.
I signori della duat [l’aldilà] sono col cuore contento
quando tu illumini l’occidente.
I loro occhi sono aperti alla vista di te;
i loro cuori gioiscono quando ti scorgono
Quando il sole non c'è i defunti giacciono come addormentati, mentre quando il dio compare si risvegliano e lanciano grida di gioia al suo passaggio.
Dipinto su papiro in cui un defunto supplica il dio Ra dalla testa di falco. XIX dinastia, Tebe
Foto: Cordon Press
La parola “occidente”, ovvero luogo dove il sole tramonta, venne utilizzata anche per indicare il mondo dei morti, mentre il termine “occidentali” divenne sinonimo per i defunti che colà avevano dimora. Questa localizzazione geografica dell’aldilà ha fatto sì che, a parte rare eccezioni, le necropoli si trovino tutte a occidente del Nilo, mentre le città sono state erette sul lato orientale del grande fiume, dove il sole nasce.
Le dodici ore della notte
Il percorso del dio Ra durante le dodici ore della notte era irto di ostacoli e di pericoli. Nel libro dell’Amduat, “ciò che c’è nel mondo degli inferi”, viene descritto con estrema precisione il viaggio del sole nell’aldilà, dal tramonto fino all’alba. L'opera narra che l’imbarcazione del dio era fornita di un fitto equipaggio di divinità che, come la ciurma di una nave, aveva il compito di aiutarlo durante la lunga traversata.
Ra che viaggia attraverso l'oltretomba sulla barca solare. Illustrazione dal 'Libro delle porte' dipinto nella tomba di Ramses I nella Valle dei Re
Foto: Pubblico dominio
La prima ora della notte è quella in cui il sole entra nel mondo infero, che è anche chiamato “ la più grande città”, visto il gran numero dei suoi abitanti. È la dea Maat, personificazione dell’ordine e della giustizia, che apre le ore della notte e le suggella alle sue spalle come fossero delle porte. Nella seconda e nella terza ora della notte l’aldilà viene descritto come un doppio dell’Egitto: contiene infatti il Nilo, le terre coltivate, e i defunti, “contadini” che lavorano la terra. Da qui le cose cambiano in peggio.
Nella quarta e quinta ora il paesaggio fertile e ricco d’acqua cessa bruscamente e al suo posto compare il deserto, popolato da innumerevoli serpenti a più teste con gambe e ali. Qui il dio Ra è costretto ad attraversare un percorso a zig zag pieno di porte sbarrate e di lingue di fuoco, che illuminano a tratti l’oscurità totale di questa remota contrada. Il dio Sole è debole a tal punto che la sua forza luminosa è quasi nulla, tanto che, per far sentire ai defunti la sua presenza, è costretto a usare la voce, che a fatica riesce a penetrare la densa oscurità che avvolge ogni cosa. La barca del dio assume addirittura la forma di un serpente proprio per poter scivolare sulla sabbia, e come un drago emette fuoco dalla bocca per rischiarare le fitte tenebre di morte.
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Durante la sesta ora la barca riacquista un aspetto normale, e sette personaggi maschili e sette femminili la trainano con una fune. Sotto la divina imbarcazione si vedono i luoghi ove risiedono i dannati, come quello chiamato “lago di fuoco”: un luogo di eterna dannazione e di punizione, quasi un inferno dantesco. Finalmente alla settima ora il sole è di nuovo radioso ma, proprio nel momento in cui ha recuperato tutta la sua forza e la sua vitalità, si trova davanti il suo più grande nemico: il serpente Apopi. Questo serpente enorme, simbolo del caos e dell’annullamento totale, ogni notte cerca di bere l’acqua del Nilo per far insabbiare la barca di Ra e fermare così la sua corsa. Sulla prua della barca del sole c’è però il dio Seth che, con la sua fiocina, trafigge tutte le notti il grande serpente rendendolo inoffensivo.
Illustrazione da un papiro raffigurante Seth che uccide Apopi trafiggendolo con una lancia. Museo egizio del Cairo
Foto: Cordon Press
Siamo ormai all’ottava ora. Qui, al passaggio del sole, le anime dei defunti lanciano grida di gioia e il loro suono può essere udito anche da orecchie umane, anche se i suoni dell’aldilà sono distorti e vengono percepiti dai vivi come fossero rumori e versi di animali: battito d’ali, ronzio di api, miagolii di gatti. La barca viene trainata per arrivare prima alla meta: alla nona ora le divinità che la accompagnano prendono i remi in mano per arrivare ancor più velocemente verso l’alba. Dalla decima alla undicesima ora assistiamo ai preparativi per l’imminente sorgere del sole, detto dagli egizi “l’emergere dal monte orientale del cielo”. Ora appare un serpente – questa volta benefico – che precede la barca e viene chiamato “avvolgitore del mondo”. Grazie a lui, nell’ora successiva, si verificherà la rinascita del sole.
Eccoci infine alla dodicesima ora della notte, dove il sole finalmente potrà rigenerarsi per rinascere il mattino. Per farlo entra dalla coda del serpente ed esce dalla sua bocca. Il testo che accompagna l’immagine spiega che tutti gli esseri che entrano nella coda del serpente vecchi, cadenti e debilitati dall’età ne escono come fanciulli. Simbolicamente questo rappresenta una vera e propria inversione del tempo che rende possibile il ringiovanimento del sole: il tutto accade tra le grida festose degli dei.
Shu, il dio dell’aria, chiude poi la porta del mondo dei morti alle sue spalle, mentre il sole può rinascere sotto forma di scarabeo, il sole del mattino. Anche questa volta Ra, sconfitti i suoi nemici, sorgerà e illuminerà con la sua luce benefica il mondo e tutte le creature che lo abitano.
Modellino della barca solare di Ra, in bronzo, risalente alla XXX dinastia. Museo Calouste Gulbenkian, Lisbona
Foto: Xauxa, CC BY-SA 3.0, Pubblico dominio
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