La casa del Menandro deve il suo nome al commediografo greco (IV-III secolo a.C.), il cui ritratto è all’ingresso. Era una delle case più grandi di Pompei e appartenne forse ai Poppaei, imparentati con Poppaea Sabina, seconda moglie di Nerone. Si trova a sud di via dell’Abbondanza, la strada principale di Pompei, fu oggetto di successivi ampliamenti dal II secolo a.C. e occupa il cinquantacinque per cento dell’insula (quartiere) in cui si trova. Fu scavata da Amedeo Maiuri tra il 1926 e il 1932. Oltre a dipinti e mosaici, vi sono stati trovati gli scheletri di diciotto vittime dell’eruzione del Vesuvio, e un tesoro di gioielli e pezzi d’argenteria.
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La casa del Menandro come appare oggi nel sito archeologico di Pompei
Foto: B. Steinhilber / Laif / Cordon Press
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Sulle tracce del proprietario
La prima cosa che attirò l’attenzione degli archeologi fu la ricca decorazione pittorica della casa. Sul muro del peristilio, forse vicino a una biblioteca, furono ritrovati affreschi che rappresentavano maschere comiche e tragiche e ritratti di autori teatrali quali Eschilo e Menandro, l’ultimo dei quali ha dato il nome alla domus. Il proprietario doveva essere un amante del teatro e forse si chiamava Quintus Poppaeus Eros, nome trovato su un sigillo.
Foto: B. Steinhilber / Laif / Cordon Press
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Il nome 'Menandro' sotto il ritratto del commediografo
Foto: Scala, Firenze
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Una maschera teatrale in primo piano. Sullo sfondo un foro, opera di ladri
Foto: B. Steinhilber / Laif / Cordon Press
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Splendidi mosaici
La casa del Menandro era dotata di terme private, riscaldate mediante un ipocausto e riccamente decorate. In questa area dell’edificio gli archeologi hanno scoperto alcuni mosaici che sembrano rivelare il gusto del proprietario per i temi di stampo esotico. Il mosaico del calidarium (zona per il bagno caldo), per esempio, mostra due africani che nuotano e cacciano un mostro, circondati da fauna e flora marine.
Foto: Foglia / Scala, Firenze
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Ingresso alle terme
Il mosaico in primo piano mostra un servitore con in mano due recipienti.
Foto: B. Steinhilber / Laif / Cordon Press
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Un gruppo di pigmei in un paesaggio nilotico. Terme della casa del Menandro
Foto: Scala, Firenze
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Una fortuna nascosta
Il ritrovamento più sensazionale avvenne nella cantina della casa. Lì, nel dicembre del 1930, Maiuri e i suoi collaboratori rinvennero un baule di legno rifinito in bronzo, al cui interno apparvero due servizi di piatti completi in argento, composti da vassoi, ciotole e bicchieri; in totale, 118 pezzi, alcuni finemente decorati. Sul baule furono ritrovati anche diversi gioielli e un grande numero di monete, per un valore di 1432 sesterzi. Si crede che i proprietari vi avessero riposto la loro fortuna durante la ristrutturazione della casa.
Foto: Foglia / Scala, Firenze
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Specchio d'argento dal baule
Foto: Foglia / Scala, Firenze
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Braccialetto di perline dal tesoro della casa del Menandro
Foto: Scala, Firenze
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Bulla (amuleto) dorata
Foto: Dagli Orti / Art Archive
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Ciotola di bronzo
Foto: Scala, Firenze
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Cesta di bronzo
Foto: Scala, Firenze
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Manico di un recipiente d’argento con scena di caccia. Museo Archeologico Nazionale, Napoli
Foto: Foglia / Scala, Firenze
I tesori della casa del Menandro
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