I libri per l'infanzia in Unione Sovietica

Fra gli anni venti e gli anni trenta del XX secolo fiorì in Unione Sovietica una nuova generazione d'illustratori e autori di libri per bambini estremamente innovativi. Molti di essi però conclusero le loro vite in maniera tragica

Quando in seguito alla Rivoluzione d'ottobre del 1917 Lenin si trovò a capo del Paese, dovette affrontare un compito senza precedenti: la costruzione del primo stato socialista della storia. La Rivoluzione di febbraio dello stesso anno aveva spazzato via l'obsoleta struttura dell'impero zarista e la guerra mondiale che ancora imperversava aveva inflitto un ulteriore colpo al popolo russo, che già prima del conflitto viveva in uno stato di drammatica indigenza.

Lenin si adoperò dunque per attuare una serie di provvedimenti d'emergenza volti a stabilizzare la situazione interna e internazionale. Questi ultimi culminarono nel gennaio del 1918 con la firma dell'armistizio. La resa portò a condizioni durissime che determinarono un aumento della disoccupazione e il razionamento dei generi alimentari. Il malcontento degenerò in una guerra civile che si concluse nel 1920 con l'affermazione definitiva del Partito comunista, pronto a costruire un mondo nuovo secondo le linee economiche, politiche e sociali del marxismo.

Copertina di "I viaggi di Charlie", libro per bambini del 1924 illustrato dalle sorelle Olga e Galina Chichagova

Copertina di "I viaggi di Charlie", libro per bambini del 1924 illustrato dalle sorelle Olga e Galina Chichagova

Foto: PD-US, https://tinyurl.com/6dtjm7rx

La lotta all'analfabetismo

Oltre al pesante fardello materiale lasciato dallo stato zarista, dalla Prima guerra mondiale e da quella civile, Lenin trovò davanti a sé una popolazione con un livello di analfabetismo vertiginoso. Da subito l'eliminazione di questa piaga diventò uno dei punti cruciali del governo. L'istruzione divenne obbligatoria per tutti, anche per milioni di adulti non alfabetizzati. In un discorso del 1921 Lenin dichiarò che «elevare il livello culturale è uno dei compiti più immediati. È il compito dei Centri di educazione politica, se questi sapranno servire la causa dell“educazione politica”, dato che questo è il nome scelto […] Una commissione per la liquidazione dell'analfabetismo è stata creata il 19 luglio 1920».

Al tempo stesso, Lenin denunciava che «già il semplice fatto che si è dovuta creare una commissione straordinaria per la liquidazione dell'analfabetismo dimostra che siamo gente (come dirlo nella maniera più blanda?) pressoché semibarbara, poiché in un Paese dove non vivono dei semibarbari chiunque si vergognerebbe di creare una commissione straordinaria per la liquidazione dell'analfabetismo, perché là l'analfabetismo lo si liquida nelle scuole».

Tale era dunque la situazione dell'Urss all'inizio degli anni venti. Ciononostante i risultati non tardarono ad arrivare, e nel 1926 venne registrato un incremento del 56% della popolazione alfabetizzata, che undici anni dopo, nell'era di Iosif Stalin, raggiungeva l'86% per gli uomini e il 65% per le donne. Negli anni venti e trenta la questione dell'istruzione e della formazione agirono di pari passo. Da un lato si lavorava per l'alfabetizzazione di base, dall'altra ci si adoperava per diffondere la nuova ideologia coinvolgendo tutti, a prescindere dall'età.

L'autore per bambini Kornej Čukovskij legge un libro di poesie alla figlia. 1925

L'autore per bambini Kornej Čukovskij legge un libro di poesie alla figlia. 1925

Foto: Pubblico dominio

In tale contesto i libri per bambini guadagnarono un ruolo di protagonisti nel dibattito culturale del partito. Se già nel 1918 lo scrittore Lev Kormicij scriveva sulle colonne della Pravda che la letteratura infantile era «l'arma dimenticata» da impiegare nella lotta contro le seduzioni del mondo borghese, nel 1925 la pedagogista Esfir' Janovskaja pubblicava un articolo dall'evocativo titolo di I bambini proletari hanno bisogno di favole? nel quale condannava il fatto che queste portassero i più piccoli a «rifugiarsi in un mondo di fantasia e godere di una felicità immaginaria» senza apportare alcun contributo alla critica costruttiva. Il divertimento fine a sé stesso era da biasimare, e nemmeno i bambini potevano prescindere da un risvolto pragmatico.

I samodelka

Gli anni del governo di Lenin rappresentarono per gli artisti un momento di grande dinamismo. Gli esponenti delle avanguardie cercavano di primeggiare per ritagliarsi uno spazio nel settore dell'illustrazione infantile. Si sognava un mondo nuovo, e per farlo bisognava sin da subito educare i bambini anche attraverso la narrazione di tematiche moderne e un senso estetico innovativo. Le fiabe con fate e principesse avevano fatto il loro tempo. Nadežda Krupskaja, moglie di Lenin e pedagogista a capo del ministero dell'educazione, ne chiese addirittura la rimozione dalle biblioteche pubbliche.

Se uno degli obiettivi del nuovo stato sovietico era quello d'incrementare il settore industriale, allora i bambini dovevano impararne sin da subito il funzionamento. A questo scopo nacquero i cosiddetti samodelka, i libri “fai da te” che avevano il compito di spiegare ai più piccoli i mestieri, la tecnologia e persino le moderne attività industriali. Realizzati in cromolitografia, un sistema di stampa a colori il cui risultato simile alle tempere offriva toni brillanti e sfumature, venivano impressi in formato quaderno scolastico su carta di scarsa qualità ad alta acidità e per questo destinata a corrodersi rapidamente. Il fatto che il supporto fosse economico, unito alla scarsa cura dei bambini, fece sì che diventassero di fatto un prodotto usa e getta, tanto che ben poche copie sono giunte fino a noi. In ogni caso, dal punto di vista dei contenuti e delle illustrazioni il loro valore era notevole, grazie alle doti di autori e disegnatori, e si diffusero velocemente andando a riempire il vuoto lasciato dai tradizionali libri di fiabe.

Nadežda Krupskaja nel 1890

Nadežda Krupskaja nel 1890

Foto: Pubblico dominio

Avanguardie e infanzia

Gli anni venti costituirono dunque per gli illustratori una fase esaltante: ci si sentiva coinvolti in un progetto enorme, la formazione delle nuove generazioni proiettate verso una società più giusta ed equa, senza sfruttati né sfruttatori, a cui tutti i cittadini erano chiamati a contribuire. Inoltre ci si poteva esprimere col linguaggio dell'avanguardia artistica in cui maggiormente ci s'identificava. Ad esempio El Lissitzky, architetto di formazione, realizzò Suprematičeskij skaz pro dva kvadrata (Un racconto suprematista di due quadrati, 1925), che utilizza la tecnica dell'astrattismo geometrico per raccontare i rapporti fra destra e sinistra. Il libro raccoglie tredici poesie del poeta futurista Vladimir Majakovsky, da leggere ad alta voce poiché cariche di pathos antiborghese e dichiarazioni di unità d'intenti con le lotte proletarie.

Un altro nome legato alle avanguardie, in questo caso al cubismo, è quello di Leonid Čupjatov che, pur restando un artista per adulti, realizzò anche alcuni libri per bambini. Interessante è infatti sottolineare che non c'era alcuna remora da parte degli artisti delle avanguardie ad utilizzare linguaggi grafici maturi anche con i più piccoli. E nessuno considerava questa attività un ripiego o qualcosa di svilente. Se le immagini erano scevre da colori e tratti edulcorati e leziosi, anche i contenuti erano impegnativi e spaziavano dalla denuncia dello sfruttamento imperialista al tema spinoso dell'abolizione della religione a quelli costruttivi della collettivizzazione o dell'industrializzazione.

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La svolta stalinista

Lenin morì nel 1924. Al suo posto prese le redini del potere Iosif Stalin. Questi attuò una svolta totalitaria accentuando, fra le altre cose, la censura anche nei confronti della letteratura infantile. L'impegno di allevare i bambini all'ombra del socialismo diventò sempre più zelante, svelando spesso tratti di fanatismo. I leader della politica cominciarono a comparire fra le pagine dei libri illustrati, come nel caso di Lenin v Indii (Lenin in India, 1932) di Elena Safonova, e sebbene inizialmente vi fosse una certa libertà stilistica, con l'istituzione nel 1934 dell'Accademia delle Arti dell'Urss un certo stile accademico finì giocoforza per imporsi.

'Spezza i Bianchi col cuneo rosso', manifesto costruttivista di El Lissitzky, 1919

'Spezza i Bianchi col cuneo rosso', manifesto costruttivista di El Lissitzky, 1919

Foto: Pubblico dominio

La censura mise in difficoltà anche autori già affermati, come nel caso di Kornej Ivanovič Čukovskij, censurato da Nadežda Krupskaja nonostante lo stesso Lenin lo avesse anni addietro apprezzato. Lei lo accusava di proporre «un'ideologia piccolo-borghese», mentre lui nel suo libro Malen'kie deti (La prima infanzia, 1925) si scagliava contro i sedicenti pedagogisti sostenendo l'importanza di un uso libero della fantasia nell'educazione infantile. Se alla fine Čukovskij riuscì in qualche modo a barcamenarsi, non altrettanto bene andò a molti altri colleghi che incapparono nelle Grandi purghe, ondata repressiva attuata da Stalin a partire dalla seconda metà degli anni trenta.

Il poeta e autore di libri per bambini Nikolaj Zaboloc'kij venne presto bollato come nemico del partito e spedito in campo di concentramento. Sopravvisse, ma morì nel 1958 per malattie contratte durante la detenzione. Vladimir Majakovskij, fondatore della Levij Front Iskusstv (Fronte di sinistra delle arti) e del giornale correlato LEF, subì tali pressioni da parte del regime da morire suicida. Sergeij Tret'jakov, cofondatore della rivista LEF, venne arrestato con l'accusa di spionaggio e condannato a morte (1937). Danijl Charms, membro dell'Associazione degli scrittori per l'infanzia nata nel 1927, venne dapprima condannato ai lavori forzati nel 1931 (pena poi commutata in esilio) per i suoi testi antirazionalistici, e successivamente rinchiuso nell'ospedale psichiatrico detentivo di Leningrado, dove morì nel 1941. Osip Mandel'štam, considerato il maggior poeta russo del novecento, subì l'arresto, il confino e la morte nel gulag di Vtoraja Rečka, in Siberia. Molti altri esponenti del mondo della letteratura infantile vennero perseguitati duramente nel corso del cosiddetto Grande terrore. Alcuni di questi vennero riabilitati post mortem. Ma ormai, per loro era troppo tardi.

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