I cacciatori di balene in Età moderna

Nel XVI secolo l’Atlantico fu lo scenario della caccia ai grandi cetacei, la prima industria del Nordamerica da poco scoperto

La scena si ripeteva ogni primavera in tutti i grandi porti di pescatori del golfo di Biscaglia, delle provincie di Guipúzcoa e Labourd, nei Paesi Baschi. Ad aprile, quando finivano i grandi temporali dell’inverno atlantico, i capitani riunivano i loro equipaggi e davano ordine di levare le ancore. Decine di navi partivano a caccia di balene, il tipo di pesca nella quale la marineria basca ebbe l’indiscusso predominio per secoli.

Caccia alla balena. Olio su tela di scuola olandese. Museo marittimo, Rotterdam

Caccia alla balena. Olio su tela di scuola olandese. Museo marittimo, Rotterdam

Foto: Dea / Album

L’industria baleniera, come attività organizzata a livello commerciale, fu avviata nel XII secolo nel golfo di Biscaglia, dove le balene franche boreali andavano a riprodursi. Ma già agli inizi del XVI secolo baschi, francesi, inglesi e olandesi avevano depauperato le acque del Mar Cantabrico di gran parte delle balene che prima le frequentavano. Gli esemplari di cetacei, anche chiamati “balene dei Baschi”, erano sempre meno e la loro caccia, a bordo di modeste lance o pinacce, si ridusse sensibilmente.

In cerca di nuove prede, i baschi si avventurarono, a bordo di grossi galeoni, in acque sempre più settentrionali: innanzitutto il Mare del Nord, poi l’Islanda, finché nei primi decenni del secolo XVI, in seguito alla scoperta dell’America, raggiunsero un territorio che sarebbe risultato estremamente redditizio: le coste del Canada, nello specifico la penisola di Labrador e l’isola di Terranova, battezzate dai baschi con il nome di Ternua.

Alla ricerca di balene

La traversata dell’Atlantico, fino allo stretto settentrionale di Belle Isle nel golfo di San Lorenzo, durava circa un mese. In questa zona, nella quale s'incrociava la rotta di migrazione estiva delle balene verso i caldi mari del Sud, i balenieri baschi crearono lungo il litorale dei fondachi per il deposito delle merci, in particolare di migliaia di barili di olio di balena, conosciuto con il nome di blubber.

Accerchiamento e arpionamento della balena. Diario della spedizione a Spitsbergen (Norvegia) di Robert Fotherby nel 1613. American Antiquarian Society, Worcester (USA)

Accerchiamento e arpionamento della balena. Diario della spedizione a Spitsbergen (Norvegia) di Robert Fotherby nel 1613. American Antiquarian Society, Worcester (USA)

Foto: American Antiquarian Society

Nel porto di Red Bay, nella regione canadese del Labrador, fu localizzato dagli archeologi negli anni settanta del novecento il San Juan, un galeone spagnolo affondato probabilmente a causa di una tempesta nel 1565. L’antica stazione baleniera di Red Bay, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2013, rappresenta la prima testimonianza dell’industria baleniera e conserva tuttora forni, banchine, alloggi per i lavoratori, oltre a resti di navi e a depositi di ossa di balena. La stazione fu utilizzata per circa settant'anni, ma fu poi dismessa quando questi cetacei cominciarono a estinguersi a causa della caccia incontrollata.

Nei fondachi l’equipaggio delle baleniere si preparava per la pesca alla balena. I falegnami sistemavano le lance, alcune delle quali erano state lasciate sott’acqua dalla stagione precedente di caccia. Altri riparavano i forni nei quali si fondeva il grasso della balena in grandi vasi di rame, mentre i bottai si dedicavano a costruire le botti con le assi dei barili che avevano portato dall’Europa e che servivano per la conservazione dell’olio dei cetacei. Terranova e Labrador erano terre brulle e desolate che non fornivano legna sufficiente per i lavori di riparazione delle imbarcazioni basche; pertanto, tutto il materiale necessario, inclusi i mattoni per la costruzione degli edifici della stazione e l’argilla per la riparazione dei forni, era portato dall’Europa a bordo dei galeoni.

I balenieri utilizzavano arpioni lanciati a mano e forgiati con il pregiato ferro proveniente dalla Biscaglia

Nei primi secoli gli avvistatori scrutavano le acque dalla base a terra per scorgere i cetacei. Quando questi erano avvistati, sei o otto marinai salivano sulle lance e si lanciavano alla cattura dell’animale. I marinai utilizzavano arponi o fiocine lanciate a mano, forgiate con il pregiato ferro della Biscaglia. Combinando destrezza e forza, il marinaio tentava di trafiggere la pelle dell’animale dando così inizio a una dura battaglia. La balena s'inabissava e nel riemergere la lancia rischiava costantemente di essere risucchiata dalle acque; tuttavia i marinai, avvicinandosi sempre più, cercavano d'infilzare nuovamente l’animale con speciali fiocine chiamate sangraderas. Alla fine della caccia, ferita e sfinita, la balena sanguinava dagli sfiatatoi, segno che era sul punto di morire. Poiché, dopo la morte, il mammifero marino galleggiava, era possibile rimorchiarlo a terra. Nella caccia pelagica, compiuta lontano dalla costa, le balene erano caricate su velieri che trasportavano le lance baleniere.

Lo squartamento della balena. Diario della spedizione a Spitsberger (Norvegia) di Robert Fotherby nel 1613. American Antiquarian Society, Worcester (USA)

Lo squartamento della balena. Diario della spedizione a Spitsberger (Norvegia) di Robert Fotherby nel 1613. American Antiquarian Society, Worcester (USA)

Foto: American Antiquarian Society

Guadagni considerevoli

La balena, legata a poppa delle imbarcazioni per poi essere squartata, era sezionata e portata a terra dalle lance per fonderne il grasso nei grandi forni di rame. L’olio prodotto, principale fonte di profitto fin dai primi anni, era trasportato nelle navi in botti da sedici arrobas, circa duecento litri. Una nave di media grandezza, di quattrocento tonnellate con cento uomini di equipaggio, poteva imbarcare 1200 botti del prezioso olio, oltre che una buona quantità di fanoni, le lamine cornee di cui è munita la bocca della balena, da cui si ricavavano, tra i tanti utilizzi, le stecche per i corsetti delle dame o per gli ombrelli.

I guadagni erano consistenti per balenieri e armatori. Al culmine dell’attività marinara basca a Terranova si calcola che circa trenta navi e duemila uomini erano impiegati nella caccia ai cetacei. Si stima che attraversassero l’Atlantico circa 20mila botti a stagione, quattro milioni di litri d’olio all’anno. Pertanto, si ritiene che il commercio nato da quest’attività di caccia fu la prima industria nella storia dell’America del Nord.

Nella prima fase si cacciavano le balene nere (eubalaena), mentre nella seconda le balene polari o balene della Groenlandia, durante la loro migrazione stagionale dall’Artico. I marinai approfittavano dei periodi intermedi della caccia per riparare le navi e gli edifici nella terraferma e per commerciare con gli indigeni. Poiché inizialmente i marinai tornavano in Europa una volta conclusa la stagione di caccia, i siti e le strutture era abbandonati ed esposti al saccheggio da parte di popolazioni autoctone. Ma, a parte alcuni scontri con gli inuit, le relazioni dei baschi con gli indigeni di Terranova furono in genere pacifiche, in particolare con i mi’kmaq e beothuk dell’isola e gli innu del Labrador.

Forni per la lavorazione del grasso di balena. Diario della spedizione a Spitsberger (Norvegia) di Robert Fotherby nel 1613. American Antiquarian Society, Worcester (USA)

Forni per la lavorazione del grasso di balena. Diario della spedizione a Spitsberger (Norvegia) di Robert Fotherby nel 1613. American Antiquarian Society, Worcester (USA)

Foto: American Antiquarian Society

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Il lento declino della caccia

Le flottiglie di baleniere erano costrette a partire prima della temuta avanzata dei ghiacci per non rimanere intrappolate. Perciò abbandonavano le rade al più tardi nei mesi autunnali e iniziavano la traversata di ritorno. Tuttavia, dagli inizi del XVII secolo, il settore dell’industria baleniera basca cadde in un lento declino. Le monarchie spagnola e francese utilizzarono le imbarcazioni basche nelle guerre che conducevano l’una contro l’altra e, in più, sorse una dura concorrenza nella pesca d’altura da parte di inglesi e olandesi, che si stabilirono a partire dal XVII secolo nella regione canadese di Terranova e del Labrador decisi a impossessarsi del redditizio commercio dei prodotti di balena.

Di fatto, i Paesi del nord assunsero cacciatori di balene baschi perché insegnassero loro l’arte della pesca ai cetacei. Durante il XVII secolo le navi basche rimasero ancora attive a Terranova, anche se si concentrarono sempre di più nella pesca dei merluzzi. L’ultima balena fu cacciata il 14 maggio del 1901 da alcuni pescatori che trasportavano vecchie fiocine arrugginite e dinamite. Poi fortunatamente questa attività si è estinta in Europa quasi completamente.

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Ama Lur. Miti, leggende e curiosità dei Paesi Baschi. Joseba A. de La Fuente, Claudia M. Origlia, Mesogea, Messina, 2000.

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