È il 21 agosto 1485. Nelle vicinanze del villaggio di Bosworth, a ovest di Leicester, entrano in contatto visivo due eserciti inglesi fra loro nemici: da un lato quello di re Riccardo III, della casa York, dall’altro quello di Enrico Tudor, ultima freccia nell’arco dei partigiani Lancaster. La battaglia si annuncia campale, capace di porre fine una volta per tutte alla faida che insanguina l’Inghilterra da non meno di trent’anni: quella faida che la storiografia ottocentesca, rifacendosi agli emblemi delle casate coinvolte, chiamerà romanticamente “la Guerra delle due rose”.

La battaglia di Bosworth Field fu lo scontro decisivo della Guerra delle due rose. Dipinto di Abraham Cooper. 1790. Dallas Museum of Art, Texas
Foto: Bridgeman / Aci
La vittoria dei Lancaster
L’origine del conflitto, formalmente, risaliva al 1399. Re Riccardo II era stato detronizzato e, in assenza di un erede, si era reso necessario individuare un nuovo sovrano d’Inghilterra. I candidati al trono – per ragioni di sangue ugualmente blande – erano due: Edmondo Mortimer conte di March, ancora bambino, ed Enrico Bolingbroke, conte di Derby e duca di Hereford e Lancaster. Complice l’età adulta e una cospicua cerchia di sostenitori, a imporsi fu quest’ultimo, che assunse il nome di Enrico IV.
Il colpo di stato indebolì la posizione degli inglesi in quei territori storicamente percorsi da fibrillazioni a loro avverse, come la Scozia, l’Irlanda e soprattutto il Galles. Ciò non impedì ai Lancaster di consolidare nel volgere di pochi anni il proprio dominio sul regno, e perfino di conseguire alcuni importanti successi nel logorante scenario della cosiddetta Guerra dei cent’anni con la Francia. Enrico V, subentrato al padre nel 1413, nel 1415 usciva vincitore dalla celebre battaglia di Azincourt; di lì a poco sposava Caterina di Valois, figlia di Carlo VI, e con il trattato di Troyes del 1420 arrivava ad essere designato erede del regno di Francia.
La prematura scomparsa di Enrico, avvenuta nel 1422, appena prima di quella di Carlo VI, permise tuttavia al delfino di Francia, il futuro Carlo VII, di rigettare i termini di Troyes e guidare la cosiddetta riscossa francese. Fu così che, a dispetto della sua incoronazione a re di Francia nel 1431, nel corso del suo regno Enrico VI Lancaster assistette al progressivo disfacimento dei propri possedimenti situati sul continente: evacuata la Normandia nel 1450, con la sconfitta di Castillon del 17 luglio 1453 gli inglesi persero anche la Guascogna, mantenendo il controllo della sola Calais.

In una vetrata policroma del XV secolo, nella Guildhall di Coventry, sono raffigurati alcuni dei sovrani coinvolti nella Guerra delle due rose
Foto: Bridgeman / Aci
Tre settimane dopo Castillon, Enrico VI andò incontro a un primo, lungo crollo psicofisico. Lo stato finanziario del regno era critico; la corte – tanto più in ragione del protagonismo della regina, Margherita d’Angiò, sposata da Enrico nel 1445 – era lacerata da profondi contrasti. A volgere a proprio vantaggio il diffuso malcontento fu il duca di York Riccardo, che al peso politico raggiunto con la nomina a protettore del reame – una prima volta fra 1454 e 1455, e poi ancora l’anno successivo – poteva abbinare una circostanza formalmente non secondaria: egli era infatti l’erede di quel conte di March la cui legittima aspirazione al trono inglese, oltre mezzo secolo prima, era stata frustrata dai Lancaster.
Il regno di Edoardo IV
Fu in ragione di tale circostanza che nell���ottobre del 1460, consumatasi violentemente la rottura con la corte di Enrico VI, Riccardo di York avanzò la propria pretesa alla corona, forte del supporto politico, finanziario e militare del conte di Warwick Riccardo Neville. Lo York venne sconfitto e ucciso dalle forze realiste nella battaglia di Wakefield, il 30 dicembre dello stesso anno: alla testa del fronte yorkista si pose allora il suo primogenito Edoardo, che già nella primavera del 1461 riuscì a imporsi sui Lancaster ottenendo dal parlamento la deposizione di Enrico VI e la nomina per sé a re d’Inghilterra.
Ancorché relativamente lungo, il regno di Edoardo IV fu segnato da una certa fragilità politica, oltre che da una conflittualità endemica. Se nel 1465 il sovrano York credette di consolidare il proprio ruolo con la cattura e l’imprigionamento nella torre di Londra di Enrico VI, già nel 1470 egli si vide costretto all’esilio in Borgogna, allorquando un’imprevista convergenza fra suo fratello Giorgio, duca di Clarence, il già citato Riccardo Neville, conte di Warwick, e Margherita d’Angiò – a sua volta in esilio in Francia insieme al figlio Edoardo, nato nel 1453 – portò alla liberazione del vecchio sovrano Lancaster e a una sua nuova intronizzazione.

Edoardo IV alla battaglia di Barnet. Illustrazione di J.H. Amschewitz. XIX secolo
Foto: Bridgeman / Aci
Un anno più tardi, complice il supporto dei borgognoni e la momentanea riappacificazione con il fratello Giorgio, Edoardo IV tornò però sulle scene, riuscendo a neutralizzare i propri avversari: Warwick morì nella battaglia di Barnet, mentre in quella appena successiva di Tewkesbury fu Edoardo Lancaster a cadere. Margherita d’Angiò venne imprigionata nella torre di Londra, così come – per la seconda volta – Enrico VI: questi di lì a breve venne trovato morto, il che permise di considerare estinto il lignaggio maggioritario dei Lancaster.
Il regno di Riccardo III
Al netto di faide interne agli York – come quella che nel 1478 portò alla condanna a morte di Giorgio di Clarence, nuovamente in attrito con il fratello – gli ultimi anni di Edoardo IV si avvicendarono senza ulteriori scossoni. Alla sua morte nell’aprile del 1483, tuttavia, fece seguito il colpo di stato attuato da suo fratello Riccardo, duca di Gloucester: questi, nominato reggente in luogo del giovane nipote Edoardo V, in giugno assunse la corona in prima persona con il nome di Riccardo III, avendo peraltro l’accortezza di trattenere nella torre di Londra sia Edoardo sia il fratello minore di questi, Riccardo di Shrewsbury; dei due “principi nella Torre”, dichiarati eredi illegittimi di Edoardo IV, si perse di lì a breve ogni traccia.
Già in ottobre Riccardo III si trovò a fronteggiare una prima insurrezione, guidata da Enrico Stafford, duca di Buckingham: la rivolta, che significativamente nasceva in seno al fronte yorkista, stante l’irreperibilità di Edoardo V propugnava il matrimonio fra Elisabetta di York, primogenita di Edoardo IV, ed Enrico Tudor, conte di Richmond e, per parte di madre, erede lancasteriano. Esiliato tempo addietro in Bretagna con lo zio Jasper Tudor – fratellastro di Enrico VI e alfiere della resistenza Lancaster – Enrico non riuscì a rientrare in Inghilterra in tempo utile per supportare Buckingham, che in breve fu catturato e giustiziato. Nell’estate del 1485, tuttavia, tornarono a crearsi le condizioni per una nuova sortita dell’ultimo Lancaster: le due rose si sarebbero misurate ancora una volta sul campo di battaglia.

Il matrimonio tra Elisabetta York ed Enrico VII sancì la fine della guerra. Illustrazione da Memoirs of the Court of Queen Elisabeth. 1825
Foto: Bridgeman / Aci
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
La battaglia di Bosworth Field
Enrico Tudor sbarca il 7 agosto a Milford Heaven, in Galles: ha con sé circa duemila mercenari francesi e fiamminghi, ai quali – via via che marcia verso est, in direzione di Londra – si aggregano i soldati dei suoi sostenitori. Quando due settimane più tardi la sua armata e quella di Riccardo III arrivano a fronteggiarsi, a Bosworth Field, le forze in campo non sono troppo dissimili: il fronte Lancaster conta circa seimila uomini, quello York circa ottomila.
Benché Riccardo III goda di un esercito più ampio e di una posizione migliore – la vulgata vuole infatti che la sua armata si disponga in cima alla collina di Ambion Hill, parzialmente protetta da una palude – quando la mattina del 22 agosto si arriva a battaglia il vantaggio tattico degli York finisce per risultare secondario: il conte di Northumberland, al comando della retroguardia regia, si rivela di scarso supporto alla mischia, ma è soprattutto il mancato intervento delle due armate di casa Stanley – circa quattromila uomini accampati ad ambigua equidistanza fra Lancaster e York – a risultare decisivo. Davanti al profilarsi della sconfitta, Riccardo tenta la sortita personale, lanciandosi con un manipolo di fedelissimi contro Enrico: viene tuttavia isolato, disarcionato e infine ucciso. Il fronte degli York, sotto i colpi dei Lancaster e – persino – degli Stanley, si sfalda di lì a breve: è la fine della Guerra delle due rose.
Enrico Tudor venne incoronato re d’Inghilterra il 30 ottobre 1485, assumendo il nome di Enrico VII. Pure vittorioso sugli York, evitò di infierire sugli sconfitti: sulla scia dei disegni di Buckingham il 18 gennaio 1486 sposò Elisabetta York, rispondendo alla volontà di pacificazione diffusamente espressa dall’aristocrazia inglese, sensibilmente indebolita da decenni di scontri. La riuscita di tale politica concorse al fallimento di due successive, improbabili sollevazioni a opera degli ultimi yorkisti: tanto la rivolta di Lambert Simnel nel 1487, quanto quella fra 1491 e 1497 di Perkin Warbeck si dimostrarono incapaci di riaprire i giochi delle due rose, lasciando l’Inghilterra nelle mani del capostipite di una fra le più importanti dinastie dell’Europa moderna.
Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!