Emily Brontë, un’anima coraggiosa

Emily Brontë fu una scrittrice e poeta che sfidò la sua epoca con il romanzo "Cime tempestose". In anticipo sui tempi, l’autrice aprì nuovi percorsi letterari con il suo stile energico e persuasivo

Sono già passati più di duecento anni dalla nascita di Emily Brontë, la famosa autrice di Cime tempestose, avvenuta il 30 luglio 1818. Emily era la quinta di sei fratelli, che rimasero presto orfani di madre e furono cresciuti dal padre, un pastore anglicano. Insieme alle sorelle, Anne e Charlotte, Emily Brontë creò un mondo immaginario pieno di potenza, in cui le giovani potevano lasciar correre la fantasia a briglia sciolta, raccontando le storie di eroine appassionate e spesso tormentate: un tema che accomunò le tre scrittrici, le cui altre due sorelle erano morte di tubercolosi. Le Brontë avevano anche un fratello, Branwell, che era piuttosto interessato alla pittura, anche se pure lui si concesse qualche incursione nella poesia.

Ritratto di Emily Brontë eseguito dal fratello Branwell

Ritratto di Emily Brontë eseguito dal fratello Branwell

Foto: Pubblico dominio

Un carattere riservato e difficile

Durante l’infanzia le tre sorelle Brontë, insieme a Branwell, crearono un mondo narrativo formato da tre isole immaginarie (Angria, Gondal e Glass Town), ed erano solite giocare a inventarsi storie ambientate in ciascuna di esse. Frutto di quella smisurata fantasia furono almeno tre opere imprescindibili della letteratura inglese: Jane Eyre di Charlotte Brontë, Agnes Gray di Anne Brontë e Cime tempestose di Emily Brontë. L’opera di Emily non fu ben accolta dalla critica del suo tempo, forse per lo stile innovativo. Il romanzo narra una disperata storia d’amore che include vendette, tradimenti, segreti e odi.

L’opera di Emily non fu ben accolta dalla critica del suo tempo, forse per lo stile innovativo. Il romanzo narra una disperata storia d’amore che include vendette, tradimenti, segreti e odi

Emily Brontë era una persona dal carattere riservato ed enigmatico. La giovane non spiccava per socievolezza e, come sottolinea la biografa Winifred Gérin, non aveva amiche. Sembra che fosse alquanto intollerante e sempre di cattivo umore, ma era anche una persona responsabile e una gran lavoratrice. Erano pochi quelli che avrebbero potuto immaginarla intenta a creare i torrenti sentimentali narrati in Cime tempestose, in suo unico romanzo. Secondo Jorge Luis Borges, «è un’opera tanto estrema e inclassificabile come potrebbe esserlo Moby Dick». Nonostante il romanzo sia stato pubblicato da Emily sotto pseudonimo maschile, Cime tempestose fu considerato una bizzarria di cattivo gusto e per questo ai suoi tempi fu rigettata e poco compresa.

Copertina della prima edizione di ‘Cime tempestose’ (1847), firmata con uno pseudonimo

Copertina della prima edizione di ‘Cime tempestose’ (1847), firmata con uno pseudonimo

Foto: Pubblico dominio

I fratelli Bell

Il romanziere Álvaro Pombo, per parte sua, ha definito Cime tempestose «un grande racconto sociale dell’epoca, che a partire dalla passione di Catherine e Heathcliff mostra situazioni nuove, come le violenze domestiche, l’alcolismo o il ruolo delle donne. Un romanzo con una grande passione e capacità di persuasione, che lo rendono immortale. È la condizione di un classico, al livello di Thomas Mann». E aggiunge: «La potenza creatrice di Emily Brontë immerge nella lingua attraverso la narrazione della storia, la creazione dei personaggi e la forza dei dettagli di una prosa che nel XXI secolo è ancora attuale».

‘Cime tempestose’ è un grande racconto sociale dell’epoca, che a partire dalla passione di Catherine e Heathcliff mostra situazioni nuove, come le violenze domestiche, l’alcolismo o il ruolo delle donne, secondo Álvaro Pombo

Nel 1845 Charlotte scoprì per caso le poesie scritte dalla sorella Emily e fu allora che le tre decisero di pubblicare insieme un libro di poesie sotto lo pseudonimo maschile dei fratelli Bell. Nel 1850 Charlotte Brontë pose finalmente un freno alle speculazioni riguardanti il genere dei fratelli Ellis, Acton e Currer Bell. In quell’occasione non fu svelato solo un mistero, ma anche il motivo per cui le sorelle Brontë avevano scelto di pubblicare le loro opere letterarie sotto quegli pseudonimi. Ellis era Emily, Acton era Anne e Currer era Charlotte. Secondo Charlotte, «non ci piaceva l’idea di dichiararci donne, perché avevamo il presentimento che in quanto autrici saremmo state lette con più pregiudizi». Sentimento confermato da Anne Brontë nella prefazione alla seconda edizione di La signora di Wildfell Hall: «Tutti i romanzi sono o dovrebbero essere scritti per essere letti dagli uomini come dalle donne, e non capisco come un uomo possa permettersi di scrivere qualcosa che invece per una donna sarebbe vergognoso, o perché una donna dovrebbe essere censurata per aver scritto qualcosa che da parte di un uomo sarebbe considerata appropriato».

Edizione del 1846 delle poesie dei fratelli Bell, dietro cui si celavano le sorelle Brontë

Edizione del 1846 delle poesie dei fratelli Bell, dietro cui si celavano le sorelle Brontë

Foto: Pubblico dominio

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Un cuore spezzato

La salute di Emily s’indebolì fortemente, forse per il clima difficile e per le condizioni insalubri provocate dagli impianti idraulici della casa in cui abitava la famiglia. Suo fratello Branwell morì repentinamente il 24 settembre 1848. Durante il funerale Emily contrasse un raffreddore che presto divenne un’infiammazione dei polmoni, evolvendo infine in tubercolosi. Nonostante lo stato della sua salute, Emily rifiutò ogni aiuto medico. Vedendo che le condizioni della sorella peggioravano, il 19 dicembre 1848 Charlotte scrisse: «S’indebolisce giorno dopo giorno. L’opinione del medico è stata espressa in modo troppo oscuro per essere utile: le ha inviato un medicamento che lei rifiuta. Non ho mai conosciuto un momento tetro come questo: prego che Dio ci aiuti tutti».

Durante il funerale Emily contrasse un raffreddore che presto divenne un’infiammazione dei polmoni, evolvendo infine in tubercolosi. Nonostante lo stato della sua salute, Emily rifiutò ogni aiuto medico

A mezzogiorno la salute di Emily era sensibilmente peggiorata e ormai riusciva a malapena a sussurrare per l’affanno. Le sue ultime parole furono per la sorella Charlotte: «Se vai a chiamare un medico, accetto di vederlo». Ma era già troppo tardi: Emily morì quel giorno stesso. Nella lettera che Charlotte inviò all’editore di Emily, William Smith Williams, è scritto che il cane di Emily, Keeper, rimase sempre accanto al letto il cui morì la sua padrona. Nonostante Emily fosse morta di tubercolosi, una domestica, Martha Brown, affermò che la signorina Emily era morta di crepacuore per via del decesso del fratello, scomparso meno di tre mesi prima.

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